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venerdì 14 settembre 2012

Fra barocco e il temporale... pensieri in libertà


Camminando fra barocco e negozi… Persone che vanno, spezzoni di discorsi raccolti al volo: “il bambino….” “il governo…” la ragazza vestita di bianco risponde al cellulare: “ciao amore…”, è bella come sanno essere belle le persone innamorate. Intanto i pensieri svolazzano liberi fra cielo e terra, fra le miserie e la ricchezza. “Ho visto anche degli zingari felici…” cantava Claudio Lolli qualche secolo fa.   Ricordi, spezzoni di vita. Non so perché questo fine estate è un fine estate, avrei voluto fosse un inizio, invece la voglia di guardare il cielo da sopra è stata grande. Un volo, solo quello. Si rideva e si faceva l’amore… Parlavamo ore seduti sulla pachina in piazza… Al bar finchè chiudeva… Emozioni dentro i ricordi che scivolano via nella via del barocco. Qualcuno dirà che sa tutto e tutto conosce… Affanculo chi sa tutto!!!
Prima dei cellulari c’erano lettere che volavano da una parte all’altra, c’era l’attesa, c’era l’immagine riflessa contro il cielo. Prima c’era la rabbia e quella rivoluzione che doveva essere allegra… Una risata vi seppellirà… Poi la vita è andata per conto suo, quasi fosse un’entità autonoma dai pensieri e dall’agire. Siamo stati la generazione (forse) peggiore, quella che ha preparato e portato alla più grande sconfitta delle spinte ideali. Forse abbiamo puntato troppo in alto? Forse volevamo il cielo e la terra tutto assieme? “Vogliamo tutto”, si urlava a squarciagola. Abbiamo avuto… nulla. Anzi, abbiamo ottenuto pensioni anticipate senza scandalizzarci, abbiamo visto “compagni” (sedicenti tali) prendere tangenti e farsi pagare puttane. E l’utopia (utòpia) restava lontana come l’orizzonte, e non ci invitava neppure più a camminare.
Il barocco mi guarda sornione dai suoi secoli di vita. Sant’Oronzo sta lassù, in alto, ne ha viste di puttanate passargli sotto. Intanto ancora non abbiamo imparato a scandalizzarci, ad indignarci. Prendiamo la vita così come viene, magari facendo ironia. Utilizzandola come scudo. Credendo che l’arte sia sublime…. Sapendo che gli artisti muoiono di fame se non fanno lavori altri, diversi. Però quando gioca l’Italia delle scommesse clandestine siamo tutti zitti davanti alla TV, salvo poi dire che noi (noi?) siamo forti… se si vince.
Vediamo ministri che hanno verdi camicie e non ci indignamo. Vediamo premier che pagano puttane a botte di migliaia di euro e permettiamo che si ricandidino senza far saltare il banco.  E’ così complicato non sapere fermarsi e dire “sono arrivato”, solo perché non ci si sente mai arrivati da nessuna parte, perché nessun luogo è IL luogo. Come se le valige fossero pronte sempre, mai disfatte del tutto… Ma questa è altra storia. Prima camminavo per le strade, ora termino qui, nella notte del temporale su Lecce, il vento è feroce come gli scrosci d’acqua che lavano tutto.
Non è niente, erano solo pensieri in libertà…. 

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