Pezzo scritto nel gennaio 2009 per il sito cittafutura.it di Alessandria.
Viaggiare in Salento è percorrere strade e paesaggi fatte
anche di profumi e colori. Di questo ho già detto e probabilmente ancora dirò.
Sarebbe importante per queste terre, avere un turismo qualificato e non il
mordi e fuggi estivo, fatto di pochi giorni e via. E’ terra da vivere in ogni
mese dell’anno. Però ci sono aspetti che il viaggiatore assetato non solo di
mare deve sapere. Chi, come me, ha un senso dell’orientamento carente, si
troverà sperso fra ulivi e vigneti, fra mare e campagna se è sprovvisto di
navigatore satellitare. Infatti la segnaletica in questi luoghi è un oggetto
del desiderio, è un modo con cui le diaboliche menti che l’hanno concepita,
vogliono sfidare l’incauto viandante. Gli enigmisti famosi, i Brighenti, i
Bartezzaghi, non avrebbero saputo concepire queste perle di indicazioni, perché
loro facevano parole crociate e rebus. Giochi che hanno una loro logica. Cosa
che in questi casi sembra sfuggire. Supponiamo che vi troviate, che so, a seguire le indicazioni “Castro”. Bene, ne
sarete accompagnati in lunghi rettilinei dove è difficile deviare, la freccia
però sparirà immancabilmente al primo bivio. Dovrete in molti casi rallentare
per leggere tutta la geografia del basso Salento, Ma di Castro neppure l’ombra.
Spesso mancano le circonvallazioni, così sarete costretti ad attraversare
centri abitati, ne vale sempre la pena, se non avete fretta. In quel caso vi
troverete a seguire la diabolica indicazione: “tutte le direzioni”. Svolterete
in vie larghe poco più di un’auto, e farete tortuosi percorsi fra cortili e
signore con la sporta della spesa che ingombrano metà della già stretta via,
per trovarvi alla fine a 50 metri dal primo micidiale “tutte le direzioni”. Per
snellire il traffico nel centro storico si divertono ad inventare finte circonvallazioni ed a farvi percorrere tutto
quanto il resto del paese. Improvvisamente, in lontananza, vedrete una serie di
indicazioni, speranzosi arriverete al giusta distanza per leggerle e… Castro di
nuovo manca. Non fa parte di “tutte le direzioni”, forse è da un’altra parte. O può banalmente significare
che è il prossimo paese (in quale direzione resterà al vostro intuito
scoprire). ”Inutile indicarlo”, sembra abbiano pensato i diavoli della
segnaletica. E' come se ci fosse un disegno perverso e diabolico che ha guidato la mano dell'ignoto progettista di indicazioni stradali. Per i nativi va tutto bene, se uno
arriva da Bergamo sono affari suoi. In fondo le frecce servono a chi ben
conosce le strade, ovviamente. Così ci
si affida al caso e si svolta in una via che termina molto spesso, in un vicolo
cieco. Magari vi può venire in mente di volerne conoscere il nome. Illusi. Nei
casi , non del tutto scontati, in cui sia scritto, molto spesso l’insegna è in
pietra grigia, e il nome della via è inciso nella stessa. Il risultato è un
grigio su grigio assolutamente illeggibile a meno che non ci si fermi un
attimo. Solo di giorno però, dopo l’imbrunire ogni tentativo è vano. In alcuni
comuni hanno una maestria invidiabile in materia, sono veramente tenaci nel
voler negare le indicazioni. Discorso a parte è quello dei numeri civici,
spesso mancanti o sovrapposti, per cui una casa può essere al n. 45 o, scritto
poco sotto, 16 (Copertino). Molto sovente si è
costretti a cercare uno dei pochi numeri indicati e contare le porte per
arrivare alla meta, se trovi il 16 e devi andare al 98, la cosa si fa
dura. C’è poi un caso, penso unico in
Italia, in cui i civici sono in perfetto ordine, non i pari a destra e i
dispari a sinistra, proprio in ordine crescente. E il bisogno di privacy spinge moltissimi
abitanti ad omettere il nome sul campanello o citofono. Forse vince un premio
chi riesce a fare tombola: Senza via, senza civico, senza nome sul campanello
vinci uno sconto al centro commerciale. Altra stupenda peculiarità molto
diffusa sono i repentini cambi di denominazione delle vie. Così succede
che via Vittorio Emanuele 2° si tramuti improvvisamente in Via Umberto
1°, giusto per non fare torto a nessun regnante, forse. O, raro sofisma
bipartisan, che via Almirante incroci con via della libertà. Come non è raro
trovarsi a percorrere un senso unico che
improvvisamente ed inopinatamente diventa divieto di accesso perché cambia il
senso di marcia, per cui si deve svoltare e ci si trova in una ragnatela di
piccole vie dove è arduo districarsi. Non si sa se questo grande disegno sia
improvvisazione o calcolo. L’impressione è che ogni sindaco ci aggiunga di suo
da decenni, senza mai mutare l’esistente, forse per comunicare continuità
amministrativa.
E per rallentare le auto nelle loro corse sfrenate si può
trovare uno STOP nel bel mezzo di un rettilineo fuori paese, giusto per dare la
precedenza ad un uliveto, perché l’unica stradina che si incrocia porta in
campagna, ma questa è altra storia. Un Sindaco in vena di facezie, ha
addirittura messo 4 stop alle strade che si incrociano. Bella pensata
veramente. Sarà bizzarro, però ha
raggiunto il suo scopo, la velocità è rallentata, anzi, è proprio frenata.
E parlando di viabilità, come tacere dell’ utilizzo del
clacson? Quasi sconosciuto altrove, qui diventa concerto. Il malcapitato che si
trova per primo al semaforo viene travolto da un’onda acustica di dimensioni
gigantesche non appena il rosso sparisce, a volte prima. Mi piace pensare
che qualcuno abbia passato alcuni giorni
della sua vita a calcolare la durata del
rosso, così inizia a suonare due secondi prima degli altri. Forse è una gara sulla quale non sono stato
messo al corrente. Ma è prassi ormai. Un assolato pomeriggio di settembre, era
domenica, mi stavo spostando in una Lecce deserta alle 15, caldo torrido.
Semaforo rosso. Finestrini aperti. Davanti a me un’auto con un ragazzo. Scatta
il verde, il ragazzo non si muove. Forse era sopra pensiero. Dopo pochi secondi
si accorge della distrazione, tira fuori la testa dal finestrino e mi dice
“perché non ha suonato?”. Pavlov scoprì qualcosa di simile o sbaglio?
Le soste sulla carreggiata senza apparente motivo provocano invece una solidarietà diffusa.
Nessuno suona, soprattutto nei paesini, se l’auto davanti si ferma e blocca il
traffico per scambiare due parole con un pedone o con l’autista di un’altra
auto che, a sua volta, provvede a chiudere l’altra carreggiata.
Anche in Salento sbocciano le rotonde. La bizzarra
consuetudine di dare la precedenza a chi le occupa, quindi a sinistra, non è
sempre ben accolta. Spesso mi sono sentito ingiuriare perchè sono passato,
avendone diritto da un punto di vista del codice della strada, non da quello
delle consuetudini, evidentemente.
Mi racconta un’insegnante che alcuni suoi ragazzi, tornati
da una gita in non so quale città del nord, fossero rimasti impressionati
“pensi professoressa, sulle strisce ci lasciavano passare…” . Nonostante tutto ciò, veramente, vale la
pena. In fondo con un navigatore satellitare la vita è più leggera. Oppure se
ne può fare a meno, basta chiedere, in ogni dove c’è la polizia comunale.
Ultimamente mi è capitato, in un paesino, di cercare la solita via non indicata, passa la giovane
vigilessa, chiedo, e lei, molto cortese, mi dice: “venga con me, andiamo dal
tabaccaio che le conosce tutte…” L’avessi saputo prima…
Quello che accomuna invece l’Italia intera è l’utilizzo
delle luci di emergenza. Pochissimo usate, per fortuna, per lo scopo che le ha
fatte nascere, ovunque sono utilizzate per segnalare un palese divieto di
sosta. Bizzarro vero? Ci si mette dove non si può, si azionano le quattro
frecce e il gioco è fatto, un messaggio ai vigili :”guarda che sono in divieto
di sosta e lo so benissimo, però non farmi la multa perché mi sto
autodenunciando”. Non un segnale di
emergenza quindi, ma un “torno subito”. Mi chiedo se può funzionare per la
sosta vietata perché non può per un furto? Sempre di violazione di regole si
tratta. Un bel cartello fuori “sto rapinando una banca, ma faccio in fretta,
vado via subito”. Vuoi che gli agenti lo arrestino?
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