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mercoledì 11 luglio 2012

Nardò: immigrati o schiavi?


Sud est…. Salento lento lento lento, canta De Santis. Sud est. Migranti che vagano come spettri invisibili in agro di Nardò. “Non sono roba nostra, se ne occupi che li fa venire qui” mi si dice. Ammicco, guardo il cielo di luglio, azzurro e feroce con la sua calura. E mi chiedo dov’è finita la solidarietà neritina. Quando arrivarono gli ebrei a Santa Maria al Bagno avrebbero potuto dire “ci pensino i nazisti a loro”, la storia andò diversamente. E ancora mi chiedo dove diavolo è il senso dello Stato, quello civico. Prima vengono le persone, poi, solo poi il business. Solo che vent’anni di governo del grande fratello hanno mandato all’ammasso anche la coscienza civica. Prima le persone, per favore, le istituzioni a questo servono. E’ come la giustizia, se amministrata da chi deve far rispettare le leggi, con pene adeguate, è una cosa, se la si lascia in mano alle persone può succedere che “ci vuole la pena di morte… lapidiamo lapidiamo….”.

L'accoglienza a Nardò  (foto www.20centesimi.it)
Gli immigrati, anche quelli non visibili, anche quelli illegali, ci riguardano. E diciamolo infine, esistono persone che non hanno diritto di asilo ovunque nel mondo? La democrazia è merce sempre più rara, ahimè, ahinoi. Salento lento lento lento. Terra di accoglienza nonostante tutto, nonostante qualcuno che non vorrebbe.
Incontro il mio amico Amadou che ha scritto un libro, è nero come un senegalese sa essere, vive e lavora in Italia, vende libri. Lui non ha caporali che lo aspettano la mattina nell’agro di Nardò, ha una moglie italiana, lui qui vive e dice che non vuole elemosina, vuole lavoro. Come i suoi colleghi adescati in Africa da personaggi mandati da qualcuno di Nardò che per telefono diceva “la mandria è sfinita, mandatene altri”. A questo criminale dovremmo affidare le sorti di altre persone? No, lui sta bene in galera, con i suoi beni, se e quando confiscati, forse si potrà provvedere a sfamare e far lavorare immigrati. I caporali, anche loro sono invisibili nei loro furgoni bianchi, con le loro pistole alla cintola.  La riduzione in schiavitù è stata derubricata, peccato. Quello che non si può derubricare è la volontà di non vedere quanto accade dicendo “non sono affari nostri”, dicendo “mancano i soldi”. Un’amministrazione attenta deve esserlo sempre, anzichè chiudere i centri per offrire un minimo di dignità agli immigrati dovrebbe quanto meno porsi il problema, una cittadinanza attiva deve saperlo essere sempre. Stiamo parlando di persone usate, spremute, costrette a dormire per terra senza servizi igienici e senza garanzia alcuna da mafiosi del lavoro nero. Le forze dell’ordine e la magistratura debbono combattere la malavita organizzata e non, i cittadini debbono pretendere diritti per tutti, le amministrazioni debbono occuparsi dei loro territori e delle situazioni di disagio. Ad ognuno il suo compito. Il problema di Nardò è un problema della provincia di Lecce e della regione Puglia, non si può lasciare solo un sindacato a combattere nei campi contro i caporali che girano armati.  Un imprenditore che utilizza mano d’opera in nero ed usa i caporali per tenere i lavoratori in schiavitù non importa quanti quattrini porti nelle banche locali, neppure quanti soldi faccia girare in città, è tipico delle mafie creare finte ricchezze per farsi dire “quanto è bravo signuria”. Oggi a Nardò ci saremo, in piazza tre palme, alle 19. Con chi non ci sta a girarsi dall’altra parte. 

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