Sud est…. Salento lento lento lento, canta De Santis. Sud
est. Migranti che vagano come spettri invisibili in agro di Nardò. “Non sono
roba nostra, se ne occupi che li fa venire qui” mi si dice. Ammicco, guardo il
cielo di luglio, azzurro e feroce con la sua calura. E mi chiedo dov’è finita
la solidarietà neritina. Quando arrivarono gli ebrei a Santa Maria al Bagno
avrebbero potuto dire “ci pensino i nazisti a loro”, la storia andò
diversamente. E ancora mi chiedo dove diavolo è il senso dello Stato, quello
civico. Prima vengono le persone, poi, solo poi il business. Solo che vent’anni
di governo del grande fratello hanno mandato all’ammasso anche la coscienza
civica. Prima le persone, per favore, le istituzioni a questo servono. E’ come
la giustizia, se amministrata da chi deve far rispettare le leggi, con pene
adeguate, è una cosa, se la si lascia in mano alle persone può succedere che
“ci vuole la pena di morte… lapidiamo lapidiamo….”.
L'accoglienza a Nardò (foto www.20centesimi.it) |
Gli immigrati, anche quelli non visibili, anche quelli
illegali, ci riguardano. E diciamolo infine, esistono persone che non hanno
diritto di asilo ovunque nel mondo? La democrazia è merce sempre più rara,
ahimè, ahinoi. Salento lento lento lento. Terra di accoglienza nonostante
tutto, nonostante qualcuno che non vorrebbe.
Incontro il mio amico Amadou che ha scritto un libro, è nero
come un senegalese sa essere, vive e lavora in Italia, vende libri. Lui non ha
caporali che lo aspettano la mattina nell’agro di Nardò, ha una moglie italiana,
lui qui vive e dice che non vuole elemosina, vuole lavoro. Come i suoi colleghi
adescati in Africa da personaggi mandati da qualcuno di Nardò che per telefono
diceva “la mandria è sfinita, mandatene altri”. A questo criminale dovremmo
affidare le sorti di altre persone? No, lui sta bene in galera, con i suoi
beni, se e quando confiscati, forse si potrà provvedere a sfamare e far
lavorare immigrati. I caporali, anche loro sono invisibili nei loro furgoni bianchi,
con le loro pistole alla cintola. La
riduzione in schiavitù è stata derubricata, peccato. Quello che non si può
derubricare è la volontà di non vedere quanto accade dicendo “non sono affari
nostri”, dicendo “mancano i soldi”. Un’amministrazione attenta deve esserlo
sempre, anzichè chiudere i centri per offrire un minimo di dignità agli immigrati dovrebbe quanto meno porsi il problema, una cittadinanza attiva deve saperlo essere sempre. Stiamo parlando di
persone usate, spremute, costrette a dormire per terra senza servizi igienici e
senza garanzia alcuna da mafiosi del lavoro nero. Le forze dell’ordine e la
magistratura debbono combattere la malavita organizzata e non, i cittadini
debbono pretendere diritti per tutti, le amministrazioni debbono occuparsi dei
loro territori e delle situazioni di disagio. Ad ognuno il suo compito. Il
problema di Nardò è un problema della provincia di Lecce e della regione Puglia,
non si può lasciare solo un sindacato a combattere nei campi contro i caporali
che girano armati. Un imprenditore che
utilizza mano d’opera in nero ed usa i caporali per tenere i lavoratori in
schiavitù non importa quanti quattrini porti nelle banche locali, neppure
quanti soldi faccia girare in città, è tipico delle mafie creare finte
ricchezze per farsi dire “quanto è bravo signuria”. Oggi a Nardò ci saremo, in
piazza tre palme, alle 19. Con chi non ci sta a girarsi dall’altra parte.
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