Antonio Peciccia, Vito Russo, Eleonora Spanò |
Al Caffè Matteotti si gira la clessidra. La terza edizione
di Artè si chiude con la premiazione, come consuetudine, di un artista
salentino che si è distinto, e si apre la quarta con una nuova esposizione. Il
caffè, con la guida di Antonio e Anna, è la galleria minimalista per eccellenza
nel centro storico leccese, pochi pezzi (a volte uno solo) ambientati quasi
fossero parte degli arredi, esattamente come un quadro o una scultura dovrebbero
entrare in ogni casa dove sono lo specchio delle scelte di chi ci vive. Le
opere d’arte sono scelte anche per le emozioni che offrono a chi le guarda e
decide di acquistarle. Non è un caso che un dipinto acquistato abbia, nella
maggioranza dei casi, un posto più evidente di uno ottenuto in regalo, al di là
ed oltre la bellezza e l’importanza ed il valore artistico, dietro un acquisto
esiste il pathos della scelta, spesso la domanda incombente “perché non sono
capace di farlo io?”
La clessidra, dicevamo, a girarla è toccato ad uno scultore
che ha fatto dell’arte ragione di vita. Vito Russo non necessita certo racconti
o presentazioni, è noto in mezzo mondo, dal Salento al Giappone. “Scolpisco le
pietre, il legno il marmo ed ogni cosa che mi ispiri, le pietre le trovo in
natura, sono lì che aspettano che io le raccolga” dice quasi si trattasse di
fortunati ritrovamenti piuttosto che del riconoscimento a colpo d’occhio della
pietra e del frammento che possono diventare sculture. E’ questa la differenza
fra l’artista e gli altri. I colori, le venature, il calore che emanano lui li
sa cogliere al volo. Esattamente come Russo è abile a modellare la terracotta
con pigmenti che la colorano, colori di terre salentine. Artè e il Caffè
Matteotti hanno voluto rendere omaggio a Vito Russo con una targa che dice:
“Vito Russo scultore. Con passione dà vita a sculture d’eccellenza uniche ed
emozionanti - 5 luglio 2012”.
Vito Russo |
E la sabbia della clessidra ha iniziato a scendere con
l’apertura della nuova stagione Artè. Lei è giovane, sorride e ti guarda dritto
negli occhi, Eleonora Spanò è figlia d’arte. Questo non vuole assolutamente
dire che è ovviamente artista, anzi, lo status se lo deve guadagnare offrendo
emozioni. Quattro sono le opere esposte, dipinti dai colori intensi, densi,
decisi nella loro forza. In particolare le donne che propone in questa
esposizione hanno sguardi che penetrano, non sono le dolci sorridenti figure
che rassicurano, queste interrogano e costringono ad interrogarti uscendo dai
colori degli sfondi che sono sciabolate vere e proprie, lo fanno con le loro “Primavere”
(quante? quali?), con i loro sguardi inquietanti. Anche la natura morta dal
titolo “L’incontro” è avvolgente, in ogni opera c’è la luce del Salento, valore
aggiunto di questa terra. C’è maestria a
capacità di mettere colori su tela, nessuna improvvisazione, tutto è calibrato
per dare a chi guarda la possibilità di sentirsi interrogato, di andare oltre
al quadro e intravedere anche il non detto. Come ogni opera d’artista, i
dipinti di Eleonora trascinano chi le guarda nel proprio vissuto fino a possederle,
ad essere discorso trasversale.
Non è scontato tutto questo, soprattutto non si eredita. Per chi guarda non c’è solo la voglia di
capire cosa ha voluto significare l’autrice, ma la visione di cose che ognuno reinterpreta.
Parlando con i due protagonisti della serata ho scoperto che
Russo iniziò con il disegno e la pittura per approdare alla scultura, Spanò ha
invece fatto n percorso opposto, dagli studi di scultura si è scoperta
pittrice. Ne riparleremo certamente.
E. Spanò: Primavere. Olio su tela 100 x 70 |
Vito Russo: http://www.vitorusso.it/index.htm
Eleonora
Spanò: http://www.eleonoraspano.it/index.html
Caffè
Matteotti, Via Matteotti – Lecce -
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