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sabato 14 luglio 2012

al caffè Matteotti



Antonio Peciccia, Vito Russo, Eleonora Spanò


Al Caffè Matteotti si gira la clessidra. La terza edizione di Artè si chiude con la premiazione, come consuetudine, di un artista salentino che si è distinto, e si apre la quarta con una nuova esposizione. Il caffè, con la guida di Antonio e Anna, è la galleria minimalista per eccellenza nel centro storico leccese, pochi pezzi (a volte uno solo) ambientati quasi fossero parte degli arredi, esattamente come un quadro o una scultura dovrebbero entrare in ogni casa dove sono lo specchio delle scelte di chi ci vive. Le opere d’arte sono scelte anche per le emozioni che offrono a chi le guarda e decide di acquistarle. Non è un caso che un dipinto acquistato abbia, nella maggioranza dei casi, un posto più evidente di uno ottenuto in regalo, al di là ed oltre la bellezza e l’importanza ed il valore artistico, dietro un acquisto esiste il pathos della scelta, spesso la domanda incombente “perché non sono capace di farlo io?”

La clessidra, dicevamo, a girarla è toccato ad uno scultore che ha fatto dell’arte ragione di vita. Vito Russo non necessita certo racconti o presentazioni, è noto in mezzo mondo, dal Salento al Giappone. “Scolpisco le pietre, il legno il marmo ed ogni cosa che mi ispiri, le pietre le trovo in natura, sono lì che aspettano che io le raccolga” dice quasi si trattasse di fortunati ritrovamenti piuttosto che del riconoscimento a colpo d’occhio della pietra e del frammento che possono diventare sculture. E’ questa la differenza fra l’artista e gli altri. I colori, le venature, il calore che emanano lui li sa cogliere al volo. Esattamente come Russo è abile a modellare la terracotta con pigmenti che la colorano, colori di terre salentine. Artè e il Caffè Matteotti hanno voluto rendere omaggio a Vito Russo con una targa che dice: “Vito Russo scultore. Con passione dà vita a sculture d’eccellenza uniche ed emozionanti - 5 luglio 2012”.

Vito Russo

E la sabbia della clessidra ha iniziato a scendere con l’apertura della nuova stagione Artè. Lei è giovane, sorride e ti guarda dritto negli occhi, Eleonora Spanò è figlia d’arte. Questo non vuole assolutamente dire che è ovviamente artista, anzi, lo status se lo deve guadagnare offrendo emozioni. Quattro sono le opere esposte, dipinti dai colori intensi, densi, decisi nella loro forza. In particolare le donne che propone in questa esposizione hanno sguardi che penetrano, non sono le dolci sorridenti figure che rassicurano, queste interrogano e costringono ad interrogarti uscendo dai colori degli sfondi che sono sciabolate vere e proprie, lo fanno con le loro “Primavere” (quante? quali?), con i loro sguardi inquietanti. Anche la natura morta dal titolo “L’incontro” è avvolgente, in ogni opera c’è la luce del Salento, valore aggiunto di questa terra.  C’è maestria a capacità di mettere colori su tela, nessuna improvvisazione, tutto è calibrato per dare a chi guarda la possibilità di sentirsi interrogato, di andare oltre al quadro e intravedere anche il non detto. Come ogni opera d’artista, i dipinti di Eleonora trascinano chi le guarda nel proprio vissuto fino a possederle, ad essere discorso trasversale.
Non è scontato tutto questo, soprattutto non si eredita.  Per chi guarda non c’è solo la voglia di capire cosa ha voluto significare l’autrice, ma la visione di cose che ognuno  reinterpreta.
Parlando con i due protagonisti della serata ho scoperto che Russo iniziò con il disegno e la pittura per approdare alla scultura, Spanò ha invece fatto n percorso opposto, dagli studi di scultura si è scoperta pittrice. Ne riparleremo certamente.

E. Spanò: Primavere. Olio su tela 100 x 70


Caffè Matteotti, Via Matteotti – Lecce - 

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