Banca dell'Agricoltura, Piazza Fontana Milano. 12 dicembre 1969 |
Ho visto il film di Giordana Romanzo di una strage, tre
le figure che si stagliano nette: Aldo Moro, Luigi Calabresi e Pino Pinelli. Vedi
tu il caso, tre morti violente. Di Aldo Moro molto sappiamo, tranne che fine
abbia fatto la sua borsa. Di Calabresi la giustizia ha deciso che è stato
ammazzato da quelli di Lotta Continua. In realtà la diabolica macchinazione
dell’utilizzo di un sedicente pentito, Marino, non è riuscita a sciogliere
molti nodi e personalmente ritengo che gli assassini del commissario siano
ancora liberi di svolazzare. Pinelli invece, dopo una serie di indagini e
processi si decise che cadde dalla finestra non a seguito di omicidio, neppure
di suicidio, ma per quello che i bizzarri giudici chiamarono “malore attivo”. Una
cosa del tipo “oddio come sto male, ora mi sporgo dal quarto piano della
questura per prendere una boccata d’aria”. Però spesso l’assurdo viaggia nelle parole
degli “esperti”. Il 12 dicembre 1970, in una manifestazione, lo studente
Saverio Saltarelli morì dopo aver ricevuto in pieno petto un
candelotto lacrimogeno della polizia e la causa del decesso venne riconosciuta
come “arresto cardio circolatorio”. In sostanza i medici dissero “è morto
perché il cuore si è fermato”.
Il film traccia le figure di un
Aldo Moro dubbioso e spesso stupito per gli accadimenti e per le trame eversive
e golpiste all’interno del suo stesso partito, fino alla richiesta di indagini
parallele a quelle ufficiali per capire la dinamica stragista.
E, sempre nel film, si dice di un
rapporto Calabresi – Pinelli dialogante. Addirittura lo scambio di libri in
regalo, cosa confermata dalla stessa figlia di Pinelli, tuttavia cade, come
rileva Adriano Sofri in un istant book pubblicato on line (http://www.43anni.it/43anni.pdf), in
una inesattezza storica prendendo per buona la tesi di Cucchiarelli nel libro
“Il segreto di Piazza Fontana” (Ponte delle Grazie, 2009) che dice di una
doppia bomba nella banca. Sostiene infatti l’autore del libro citando fonti
anonime, per tanto venendo meno al compito dello storico ma rimanendo nel
gossip, che due furono le borse, una anarchica messa da Valpreda e una fascista
più potente commissionata da un’accozzaglia di: CIA, Servizi italiani e
fascisti. Senza riscontro alcuno pare una tesi quanto meno bizzarra, se non del
tutto priva di fondamento e falsa. Quasi a voler giustificare una sorta di
opposti estremismi e dimostrare come fossero tutti uguali. Le trame fasciste e
golpiste, le collusioni dei servizi segreti e di interi apparati dello Stato
sono cose ampiamente dibattute e dimostrate in alcuni processi. Le bombe
anarchiche continuano a stare nell’immaginario di chi voleva (e vuole) ridarsi
una verginità. Come stranissimo continua ad essere il fatto che di terrorismo
rosso tutto è venuto fuori, di quello nero ci sono ancora buchi e coni d’ombra
che forse verranno illuminati solo dall’apertura degli archivi o dalle, ahinoi
improbabilissime, confessioni di novantenni ancora lucidi e da settant’anni
molto dentro le cose della politica (a volte anche del malaffare).
Peccato per questa bizzarria
della doppia bomba, sarebbe stato un bel film. Anche se la parte “didattica” presuppone
informatissimi spettatori, sfido qualunque persona che abbia meno di
quarant’anni a districarsi fra i personaggi: Saragat, Rumor, Moro, le stesse
stragi che per moltissimi giovani sono quelle delle “brigate rosse”. Ricordo un
poco più che ventenne che alla stazione di Bologna mi disse “è qui che le
brigate rosse hanno messo la bomba?”.
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