Lecce (95.500 abitanti) e Alessandria (94.000 abitanti), due città omologhe
come territorio e popolazione, oltre che come amministrazioni uscenti, centro
destra entrambe.
Al
nord la sciagura della lega incombe. In Salento le destre sono sempre più fiere
di essere tali. Emblematico il caso Ripa, costretto a dimissioni da assessore per aver chiamato Vendola
“signorina” e che si diverte, in piena campagna elettorale, a cinguettare su
facebook con un suo amichetto di merende con frasi tipo “Camerata… Sempre” “Boia chi molla” e simili
amenità. Ora ovviamente è ricandidato. Personaggi omologhi i verdi lassù e i neri qua sotto.
Vediamo alcuni dati. Intanto
annotiamo che l’impatto degli elettori con le primarie del centro sinistra è
quantificabile, a livello nazionale,
mediamente nel 25% degli elettori dello stesso schieramento.
Primarie
a Lecce: tre candidati - Loredana Capone in
quota al PD, Carlo Salvemini (Uscito dal PD quando i dirigenti, spinti da
D’Alema, dissero che chi non votava Vendola alle primarie era fuori dal
partito), Sabrina Sansonetti, I.D.V., candidata di bandiera del partito di Di
Pietro e senza speranza alcuna di piazzarsi con dignità.
Nelle
passate elezioni il dato sconvolgente furono i 12.500 cittadini che si recarono
a votare per il candidato PD poi sconfitto alle elezioni, rappresentarono circa
il 50% degli elettori, in questa tornata si è ridimensionata la partecipazione
al livello nazionale, hanno votato 7.814 elettori con questi risultati: Capone,
3.743 voti- Salvemini, 3.210 – Sansonetti 810.
Il
boom vero l’hanno fatto nel centro destra dove il sindaco uscente, Paolo
Perrone, ha dovuto sottoporsi al rito delle primarie a causa della lotta a
coltelli fra Mantovano e Fitto che si contendono la guida delle destre leccesi.
Hanno votato oltre 17.000 elettori portando Perrone all’ 83,64% e
costringendolo ad una rinnovata alleanza con la sua matrigna Adriana Poli
Bortone con la quale da anni si scambia ogni tipo di insulto. E con Perrone ha
vinto Fitto.
La
presentazione delle liste offre il seguente quadro: 600 candidati divisi in 20 liste e sei
candidati sindaco. Unica anomalia nel centro sinistra l’inconsistente Valerini
di Alternativa Comunista, il resto dello schieramento è coeso nel sostegno alla
Capone.
Primarie di Alessandria: votanti per i due candidati (Rita Rossa PD e Mario Buzzi ex PD)- 2.623 elettori
con la vittoria della Rossa (83,44%). Alle elezioni ci saranno 16
candidati sindaco e circa mille candidati suddivisi in trentaquattro liste.
E
leggendo i nomi il sobbalzo viene spontaneo, cosa spinge una ex sindaco del PD (Mara Scagni, che dopo un primo mandato ha caparbiamente voluto consegnare il Comune alle destre ricandidandosi) alla candidatura? Quale sgarbo le è stato fatto? Soprattutto
viene spontaneo chiedersi come mai, vista l’abissale distanza dagli elettori
che i numeri delle primarie indicano, si vuole parcellizzare ulteriormente la
situazione.
A
Lecce sarà battaglia durissima da vincere perché la destra, ha clientele radicate ed
acquista voti come al supermercato. Comunque si prova a scardinare un mondo di
malgoverno.
Ad Alessandria sembra invece, vedendo da
fuori, che il centro sinistra adori farsi del male da solo.
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