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martedì 10 aprile 2012

Pioveva a Pasqua




Pasqua con pioggia, a volte sprazzi di sereno. “Si prende e si va?” ci siamo detti. “Perché no?”
Così ci carichiamo in auto qualcosa da mangiare, evitiamo le abbuffate pasquali che ti lasciano stravaccato sul divano per un lunghissimo pomeriggio,  andiamo verso il capo di Leuca. Osiamo la sfida, una delle più titaniche del Salento, quella con la segnaletica che, notoriamente, non ha nulla da spartire con la logica ed il buon senso.
Noi  a Patù ci arriviamo lo stesso.  
Patù:  Le Cento Pietre
“Andiamo a Patù, perché le cento pietre le ho sentite dire mille volte e mai le ho viste”. Cento pietre, mille volte, un richiamo pitagorico alla scoperta.  Alle tredici siamo lì, attorno a noi c’è il silenzio e il deserto, è bello pensare a chi sta seduto attorno a tavole stracolme divorando capretti e paste al forno. I carnivori, in molti non badiamo a quel volantino appeso accanto ad un semaforo con la foto di un agnellino e la scritta “se tu sapessi i miei pianti non mi mangeresti”. Un pò di rimorso (neppure troppo) e tutto passa.
Comunque nella nostra borsetta frigo non avevamo agnello, più mestamente rimaniamo stupiti a vedere quella chiesetta fatta da cento pietre e leggendo della credenza che vuole  cento donne grandi grandi che calarono dalla collina ognuna con il suo masso squadrato sulle spalle. 
Il tetto a doppia falda è inusuale. Dopo la ricerca di quel che rimane degli affreschi  scendiamo verso il mare per tentare di mangiare i nostri panini davanti alle onde, magari seduti su una panchina o su un masso. Tentativo vano perché la pioggia cade sottile e sembra ridere di noi. E chi se ne frega, mangiamo in auto. Una Pasqua, tutto sommato, stupenda. 
Però dopo i panini un caffè bisogna cercarlo, così arriviamo a Leuca costeggiando un mare meraviglioso, là in fondo uno squarcio di cielo azzurro e un tentativo mal riuscito di arcobaleno. All’entrata di Leuca veniamo accolti da un immenso tricolore che sventola. Sta lì a rivendicare il confine nazionale, se ti butti in acqua rischi di arrivare in Africa. Camminiamo fino agli scogli e un’altra bandiera, questa forse più evocativa della situazione Italiana dell’inizio del XXI° secolo. Un cartello con su scritto: “Attenzione, costa alta a strapiombo soggetta a frana”. Sorrido e penso che è vero, siamo proprio in Italia. Se inizia a Leuca la frana fra pochi anni arriverà a Castro erodendo erodendo, poi su fino alle marine leccesi, finchè non si è mangiata la Puglia intera. Poi passa oltre. Se uno è credente può pensare alla punizione divina. D’altronde se il Dio fosse vendicativo ne avrebbe ottimi motivi. Per tutti invece, credenti o meno, viene spontaneo il sorriso dopo aver letto il giornale di prima mattina, pensando  "che mi potevo aspettare di meglio?"  Chissà chi riuscirà a fare un muretto di contenimento fra mare e buon senso.  
Comunque il caffè lo prendiamo in un bar con una barista dal volto simpatico. Una passeggiata fra le ville liberty di Leuca in una tregua di pioggia, poi in auto verso Il Ciolo, poi Castro e il rientro, aspettando l’erosione delle coste ovviamente.   


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