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giovedì 8 marzo 2012

Alfonsa Rosa Maria Morini (Alfonsina Strada)



Alfonsa Rosa Maria Morini in Strada (nota come Alfonsina Strada) nacque a San Cesario Sul Panaro, in Emilia nel 1891. Figlia di due braccianti, Carlo Morini e Virginia Marchesini, salì giovanissima su una vecchia bicicletta portata a casa da suo padre,   divenne, per scelta, per tenacia, sicuramente per rivendicare il  suo diritto a poter competere,   la prima donna ciclista italiana che sfidava gli uomini sul terreno che era loro più  congeniale.
E non erano uomini dal nome sconosciuto, i suo avversari si chiamavano Gilardengo, Belloni, Bottecchia, Pelissier. I campioni e campionissimi del ciclismo epico.
Seconda di dieci figli, per la sua sfacciataggine nell’amare la bicicletta  era, ovviamente, considerata un tipo “strano”, fra il diabolico e l’innaturale. Tuttavia lei,  caparbia e tenace, si iscriveva alle gare dei paesi circostanti e alcune volte riusciva anche a vincere battendo maschi che la guardavano storto.


Per vivere faceva la sarta, a 16 anni andò a Torino, sabauda capitale, dove le donne in bicicletta non erano viste poi così male. Iniziò a gareggiare in competizioni femminili e si affermò come “miglior ciclista italiana”. Quindi si spostò a Milano, dove, conosciuto Luigi Strada, appassionato di ciclismo, lo sposò. Come regalo di Nozze, lui le offrì una bicicletta da corsa.   In seconde nozze sposò invece Carlo Messori, conosciuto a Torino   che la spinse  a proseguire nel coltivare la sua passione. Con lui si recò a San Pietroburgo dove venne premiata dallo zar.
Notata dal cronista della Gazzetta Dello Sport Fabio Orlandini, venne segnalata a impresari francesi. Iniziò a gareggiare su pista ed ottenere successi al Parco Dei principi, al Velodrome Buffalo, e al Velodrome d’Hiver.
Nel 1911 stabilì il record mondiale di velocità femminile. Continuò a gareggiare, finchè, nel 1917, in piena guerra mondiale, chiese l’iscrizione al giro di Lombardia. Roba da maschi, tuttavia nessun regolamento ne vietava l’iscrizione. Su 44 ciclisti, solo 23 arrivarono al traguardo. Alfonsina, sia pure ultima, arrivò, con 90 minuti di ritardo,  in compagnia di altri due concorrenti.
Nel 1918 prese parte al giro di Lombardia. 49 gli iscritti, solo 36 al via. Alfonsina c’era. Arrivò ventunesima, battendo in volata Carlo Colombo.
Nel 1924 si impose per concorrere, prima ed unica donna, al giro d’Italia. Mancavano molti grandi per motivi di carenza di premi in denaro. Molti giudicarono una pagliacciata l’iscrizione di una donna. Alfonsina, come sempre, non si lasciò intimidire.  La Gazzetta dello Sport, nell’elenco partecipanti, annoverò “Alfonsin Strada”. Solo un  Refuso? Non si sa. Sappiamo invece che “Il Resto Del Carlino” riportò “Alfonsino Strada”.  Il giro partì. 3613 Km. il percorso da compiere in 12 tappe. 108 erano gli iscritti, solo 90 partirono.
Era duro, Alfonsina sommò ritardi di alcune ore sui colleghi maschi, tuttavia tagliò tutti i traguardi. La tappa L’Aquila – Perugia fu durissima. Forò più volte, più volte cadde. Arrivò al traguardo fuori tempo massimo. Venne esclusa, ma gli organizzatori, dopo ampia discussione e vista la caparbietà di Alfonsina, le permisero di proseguire, fuori classifica, il resto del Giro. Non era amata dai suoi colleghi maschi. Osava sfidarli apertamente, e qualcuno riusciva a batterlo. Non poco per quei tempi. Comunque tagliò il traguardo a Milano, con gli altri 29 corridori che riuscirono a portare a termine il Giro. Non le fu più permessa una partecipazione simile, però rimanevano immortali le 36 corse vinte contro i maschi.
Prima di ritirarsi con il marito a Milano ed aprire un negozio di biciclette, lavorò come attrazione da circo. Il suo negozio divenne officina e scuola di ciclismo.
Alla morte del marito, nel 1957, iniziò a sentire la stanchezza e decise di regalarsi una moto Guzzi 500. Il 3 settembre 1959 era una domenica. C’era la “tre valli varesine”. Alfonsina uscì prestissimo di casa per andarla a vedere. Tornata, divertita e felice, come disse la sua vicina che la incontrò, voleva portare la moto in negozio e tornare in bicicletta. Provò a mettere in moto, ma il motore non rispondeva, provò a spingere, scivolò, cadde. La Guzzi la schiacciò. Non arrivò viva in ospedale.

bibliografia
Paolo FacchinettiGli anni ruggenti di Alfonsina Strada, Portogruaro, Ediciclo Editrice, 2004. ISBN 88-88829-03-2
Beppe ContiLe donne dei campioni. Le grandi storie d'amore degli assi del ciclismo, gli scandali, i drammi, Milano, Gruppo Editoriale Armenia, 2008. ISBN 88-8113-357-4
Massimiliano Castellani, «La prima donna del ciclismo», in Avvenire, 13 settembre 2009.

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