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venerdì 10 febbraio 2012

la politica senza aggettivi

Perché è così complicato riuscire a raccapezzarsi nella politica attuale? Più me lo chiedo e più mi dico che è meglio occuparsi d’altro. In questi giorni lo stimolo è ancora più grande, sembra tutto in disfacimento, la caduta delle ideologie tanto decantata da troppi ha lasciato un inquietante vuoto. Sarà che la terza (quarta?) età mi inibisce dal comprendere e dall’attualizzarmi. Il mercato con i suoi primati su tutto, persone comprese, non mi capacito. Il non essere qualcosa di definito, di aggettivato è un non sense. Aggettivazione, appunto, ne parlò il Prof. Carducci, illustre costituzionalista, studioso e docente in Lecce, qualche tempo fa. Un tempo (ahi ahi la vecchiaia) c’erano i partiti, ognuno con il suo aggettivo, capivi al volo di cosa si stava parlando. C’era il Partito Italiano che era Comunista. C’era quello Socialista. Poi c’era un Partito della Democrazia Cristiana, a tutto vantaggio di quel sacerdote che nel ‘48 dal pulpito istigava “votate un partito democratico, ma che sia cristiano”, c’era quello Liberale, c’erano anche gli impresentabili, il PDIUM dei monarchici e il MSI che non poteva aggettivarsi come avrebbe voluto, il PNF è anticostituzionale. Possiamo addirittura dire che inventò la seconda repubblica ante litteram, Movimento Sociale Italiano, cosa di più subdolamente trasversale dell’essere Movimento e anche Sociale? E’ un po’ come dire Popolo della Libertà o Partito Democratico, giusto per capire.
In sostanza, un tempo chi aderiva ad un partito aveva un ideale di riferimento, che non era solo ideologia, ma un modello possibile di mondo, aveva dei filosofi di riferimento, studi, le differenze erano sostanziali. Oggi, anche nei residui casi di aggettivazione,  chi osa dichiararsi non democratico (o antidemocratico) come un tempo si dichiarava anticomunista? E sfido a dichiararsi per il Popolo delle Schiavitù, o delle Non libertà.
I risultati di questa caduta verticale di appartenenza si respirano ancora più forti nel governo attuale, guidato da un uomo delle banche e antropologicamente impolitico (artatamente in realtà, i vecchi schemi lo avrebbero schierato a destra senza possibilità di discussione), sostenuto da quelle ex sinistre che sembrano non avere ideologie di riferimento, ma neppure un partito vero e un programma, e mancano addirittura di coesione al loro interno e dalle destre più o meno estreme che si chiamano in altro modo.
A meno che abbia ragione, e me ne sto convincendo sempre più, chi dice che l’Italia è divisa fra due destre, una ufficiale che ha raccolto tutto il pattume del neofascismo e del populismo, ed una forse più aperta, ma che accetta senza controbattere i fondamentali del mondo governato da banche e banchieri. Ed alcuni suoi esponenti si spingono fino a cavalcare tigri di ogni colore, è di questi giorni l’estemporanea uscita del presidente del PD pugliese, Michele Emiliano che dice: «Considerate me e la mia amministrazione come politicamente alternativa al progetto politico del centrodestra. Non è così, nel contenuto e neppure nello stile politico» e ancora: «Io e la mia amministrazione non assomigliamo in nulla a un’amministrazione della sinistra radicale o del modello padano (Penati-Del Bono) o peggio romano (Rutelli-Veltroni). Non siamo alternativi al progetto politico del centrodestra. La mia è la stessa strategia di Pinuccio Tatarella».  (http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/politica/2012/8-febbraio-2012/emiliano-fa-outingnon-sono-sinistra-1903192737069.shtml).
Sarà un clamoroso autogol del sindaco di Bari? O piuttosto un velato tentativo di dire che si, è vero, ci sono due posizioni politiche, però sono sovrapponibili? In entrambi i casi è evidente che in un partito post ideologico chiunque può entrare senza neppure chiedere permesso. Mancanza di idealità diverse e caduta degli aggettivi vanno a braccetto?
Pare un discorso atipico (antipatico?) fatto nei giorni in cui molti si spingono a esaltare il loro “non essere né di destra né di sinistra, ma per il buon governo”. Capiamoci, quale significato diamo alle parole “buon governo?” Certo non è quello che consente oltre 40 morti per un’ondata, sia pure anomala, di freddo.  O forse è il caso di chiedersi che significa dirsi di centro destra o di centro sinistra? E qui nascerebbe il problema di un centro talmente dilatato da poter stare ovunque, come leggermente (a parte la corpulenta mole) ovunque sta il sindaco Emiliano.
Il partito di Vendola è riuscito in un colpo solo a mettere assieme tre sostantivi: Sinistra, Ecologia e Libertà.  Diamo atto che la parola sinistra è detta, vanificata, ahimè, da quel Vendola scritto sotto, più grande delle altre. Il partito di Di Pietro, quello di Vendola, quello di Berlusconi ecc. Ma i partiti delle persone, dei militanti (altra parolaccia) che scelgono per fede, per amore, per vocazione o per ragionamento come votare, dove diavolo stanno?  Il popolo delle primarie, chiamato ad esprimersi e poi dimenticato per cinque anni, quello che è orfano di sezioni, di luoghi di aggregazione, di possibilità di interloquire, dove lo mettiamo? siamo nella repubblica della delega, e se i delegati sono proni ai voleri delle banche e perdono il contatto con la realtà?
Forse è vero, arrivando a non capire più come funzionano le cose è meglio farsi da parte e lasciar commentare chi sa. Altrimenti dibattiamo parlando di aria fritta, di ideologie, di destre, sinistre. Va a finire che qualcuno mi dice che sono un rottame. O, peggio, che ci fanno digerire il governo tecnico come la panacea di tutti i mali. Se poi abolisce l’articolo 18 è perché può osare tutto ciò che non ha fatto Berlusconi, se penalizza le pensioni e non mette le patrimoniali, va tutto benissimo perché questo è “il buon governo” per antonomasia.
Come se sessant’anni di politica ci avessero consegnato solo ed esclusivamente l’incapacità di fare welfare, di dire di solidarietà, quasi fosse diventato un obbrobrio dire di tagliare privilegi ai ricchi e alle caste per dare ossigeno a chi non ha nulla. Non ci fossero i sindacati (neppure tutti) a tenere duro, forse saremmo tutti quanti nella china di chi considera la solidarietà sociale come carità. Mah, probabilmente ho un concetto sbagliato di democrazia. Forse quel “prendere ai ricchi per dare ai poveri” è esageratamente legato a visioni da Robin Hood, piuttosto che da residuali ideologici da rottamare. “Non è più il ’68, c’è il bipolarismo, c’è lo spread e c’è il PIL. Svegliati, non fare il vecchio rincoglionito.” Mi sembra di sentirlo dire dagli amanti del governo bello perché apolitico.
In questa situazione da tragedia hanno ampie possibilità ed opportunità i peggiori. Cota vince, magari con la frode, le elezioni in Piemonte, immediatamente taglia i fondi alle borse di studio universitarie penalizzando, oltre che i suoi prediletti nordici, anche ampie fasce di studenti del sud che non avranno opportunità di frequentare il Politecnico. Il governo Monti parla di fare uno spread per le università: chi studia a Torino avrà più opportunità di chi si laurea a Cagliari. E io che pensavo che la scuola fosse per tutti un diritto. Una volta si chiamava “pubblica istruzione”.   Dall’altra parte il movimento cinque stelle (a proposito di partiti personalisti, qualcuno conosce un nome diverso da quello dell’ex comico genovese come dirigente di quel movimento?), a Legnano il candidato sindaco grillino se ne esce con uno scoop protoleghista dicendo grosso modo: - via i campi rom, li manderemo nelle città vicine. Il loro DNA non consente di stare con noi. - Si può pensare che sia uno studioso del DNA, più mestamente ritengo si tratti di un mentecatto semianalfabeta vicinissimo ad un pensiero borgheziano e  filoxenofobo.  Prenderà certo molti voti quel signore.
Questi sono i frutti più avvelenati della seconda repubblica e della caduta delle ideologie. La mancanza di aggettivi è anche questo, tutto sommato. Cinque stelle, lega nord, ma cosa diavolo sono? Da dove arrivano? Dove vogliono andare? Quale disegno di società hanno? Non sappiamo più cosa siamo e possiamo essere ogni cosa.
Oggi essere attenti è cosa che pare non riguardare più i partiti appiattiti sul governo tecnico, ma la rete. Se le uscite sui giovani bamboccioni le avesse fatte un qualunque componente del governo del Peggiore le mura del parlamento avrebbero tremato (poco poco, ma lo avrebbero fatto), se le dicono Monti e i suoi si ammicca. Per fortuna c’è la rete, per fortuna i bamboccioni leggono e imparano. E mi chiedo se essere leali ad un governo vuol dire deglutire ogni porcata, oppure, più mestamente, tacere perché “qualcuno dice le cose che penso ma non posso dire”. Uniti tutti quanti, seduti a destra o a sinistra nell’emiciclo.
Ora siamo in attesa di sapere nei prossimi giorni se passerà la linea del ministro della difesa attuale che vuole carta bianca per bombardare l’Afghanistan (“Spezzeremo le reni ai talebani”) o se l’Italia starà nei limiti imposti dalla Costituzione. E aspettiamo di sapere se l’acquisto degli F35, operazione iniziata dal governo D’Alema e portata avanti da tutti quanti, proseguirà anche in tempi in cui si chiedono lacrime sangue e parti anatomiche diverse ai pensionati o se finalmente si dirà basta. Temo che la risposta sia da temere, il governo attuale è adorato come non è mai successo in tempi di democrazia funzionante ed ha carta bianca. Come scrivevo in altre pagine tutti dicono che Monti è educato e si comporta bene, lo chiameremo il Tassator cortese?
Diciamo però che sento lodi sperticate a questo governo soprattutto da chi ha il futuro iper garantito, da chi ha pensioni sicure e neppure troppo basse. Succede spesso di parlarne. Un po’, confesso, mi inquieta.
Finisco invitando la lettura di un pezzo di Gramellini, quelli sella serie: “ma perché non l’ho scritto io?”:


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