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venerdì 25 novembre 2011

Diritti agli immigrati e governi di destra


Il Comune di Reggio Emilia ha provveduto ad inviare ai cittadini stranieri residenti da anni una lettera in cui li informava di un diritto sancito dalle leggi italiane per poter ottenere la cittadinanza.
Una richiesta in tal senso è stata inviata al Sindaco della Città di Lecce il 20 maggio scorso, per iniziativa dell’associazione Lecce2.0dodici, perché l’Amministrazione Comunale si facesse carico di informare su leggi sconosciute ai più. Inutile dire che il Sindaco, probabilmente troppo preso a spingere i filobus che non vogliono partire, ha pensato bene di non degnare di una risposta i richiedenti. Questo il testo della lettera:

Gentile Sindaco,
l’Italia ospita quasi un milione di minori di origine straniera nati o vissuti qui sin da piccoli. Ci sono  ragazzi, anche nella nostra città, che condividono i percorsi, i sogni, le paure e le speranze dei loro coetanei.
Accoglierli con tutti i diritti nella comunità nazionale non sarebbe soltanto giusto, ma potrebbe significare mettere in moto il più grande ed efficace processo di mediazione culturale nel Paese. Il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia offre uno stimolo particolare per riflettere su come sia possibile e doveroso arricchire l’idea di cittadinanza. Sono proprio questi ragazzi, infatti, che potranno essere i protagonisti di un’Italia nuova, aperta, accogliente e responsabile: sarebbe il regalo più bello per i suoi 150 anni.
La normativa attuale offre un piccolo spiraglio in questo senso. Si tratta dell’art. 4, comma 2, della legge 91/92, che recita: “Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data”.
Con questi requisiti, l’interessato può fare la dichiarazione di acquisto, che richiede unicamente la presentazione del passaporto per dimostrare la cittadinanza di origine, cui seguirà l’acquisizione da parte dell’ufficio di Stato Civile della certificazione anagrafica.
Si tratta di un iter non difficile ma poco pubblicizzato e, quindi, spesso ignorato dagli stessi interessati. Per questa ragione, e per la grande importanza che i nuovi cittadini possono rivestire per la nostra comunità, Le chiedo di scrivere loro in tempo utile – prima cioè del compimento della maggiore età – per rendere nota questa possibilità.
Nella speranza di un Suo positivo riscontro porgiamo cordiali saluti.

È di questi giorni invece la dichiarazione del Presidente Napolitano che definisce “una follia” non concedere la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia. La questione è apertissima. Ci sono cittadini del mondo che sono arrivati da noi da decenni e non hanno altro diritto se non quello di aumentare il nostro amato e riverito PIL, tuttavia partiti di governo insistono pervicacemente nel volerli ghettizzare. Emblematica da questo punto di vista la reazione scomposta di un leghista della prima ora, noto alle cronache per le sue intemperanze filo razziste, tal Gentilini Giancarlo, vicesindaco di Treviso, che ha perso un’ottima occasione di tacere dichiarandosi:
«completamente contrario, su questo io censuro anche il presidente della Repubblica». «In caso di espulsione  io come sindaco dove tengo i minori? Finiremmo per avere in Italia migliaia di giovanotti senza genitori, espulsi in quanto autori di qualche reato. È una questione di sanità gestionale: se vogliono legiferare in questo modo, partono con il piede sbagliato, questa è cattiva amministrazione». Per Gentilini, «sta bene la Lega all'opposizione: bisogna opporsi a questo buonismo, questo permissivismo, lo Stato italiano deve essere uno Stato di diritto, non andare dove porta il vento. Io spero che il vento del Nord torni di nuovo a spirare».
Sull’essere uno Stato di Diritto scivola miserevolmente. Quale diritto? Per chi se non per coloro che in Italia nascono e lavorano e vivono da decenni? E come la mette il vicesindaco con i lavoratori stranieri che portano avanti la nostra nazione? In realtà, come il più sublime razzismo insegna, si mettono davanti ai milioni di immigrati che lavorano, quelli che delinquono. Una risposta emblematica è comparsa su un forum che ne parlava:                                                                                                    
“Ma perche? quando si parla di dare la cittadinanza agli extracomunitari si mette in primis la foto di bambini a scuola e non di uno stupratore,rapinatore,spacciatore, no che siano tutti cosi' ma una buona parte si. Noi di famiglia siamo ex emigranti in svizzera e dopo 14 anni di lavoro (serio lavoro)di residenza,e di convivenza con persone molto chiuse ma molto civili, non c'è stata nessuna cittadinanza nemmeno per me che sono nato e ho vissuto li per tre anni. BASTA CON QUESTO BUONISMO FALSO E IPOCRITA.”                                                                                                                                   
Sarebbe facile rispondere al delirio del signor Antonio, come si firma il razzista, che parlando di italiani si potrebbe mettere in primis la foto di Totò Riina. Facile quanto stolto e idiota. Il problema si pone effettivamente in un’Italia che, piaccia o meno ai trogloditi in verde, è nei fatti una nazione multietnica. Una nazione che esce finalmente dal provincialismo. Peccato che il voler negare la storia sia la novità più eclatante di una nuova classe politica improvvisata e cialtrona. Quale popolo europeo conta più emigranti di noi? In particolare concittadini del signor (?) Gentilini. È facile ed è un populismo di bassa lega (nomen homen) voler generalizzare: un immigrato stupra, quindi gli immigrati sono stupratori. E se tutte le persone di buon senso si organizzassero per informare i cittadini immigrati sui loro diritti acquisiti? Ognuno come può, singolarmente, come associazioni, come enti. Seppelliamo gli xenofobi e i sindaci distratti che scordano di rispondere alle lettere sotto montagne di informazioni a chi ne ha bisogno.  Si potrebbe fare opera di democrazia diretta. Dove non vogliono arrivare i rappresentanti del popolo, arrivino le persone tutte.        

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