Il Comune di Reggio Emilia ha provveduto ad inviare ai
cittadini stranieri residenti da anni una lettera in cui li informava di un
diritto sancito dalle leggi italiane per poter ottenere la cittadinanza.
Una richiesta in tal senso è stata inviata al Sindaco della Città
di Lecce il 20 maggio scorso, per iniziativa dell’associazione Lecce2.0dodici,
perché l’Amministrazione Comunale si facesse carico di informare su leggi sconosciute
ai più. Inutile dire che il Sindaco, probabilmente troppo preso a spingere i
filobus che non vogliono partire, ha pensato bene di non degnare di una
risposta i richiedenti. Questo il testo della lettera:
Gentile Sindaco,
l’Italia ospita quasi un
milione di minori di origine straniera nati o vissuti qui sin da piccoli. Ci
sono ragazzi, anche nella nostra città,
che condividono i percorsi, i sogni, le paure e le speranze dei loro coetanei.
Accoglierli con tutti i diritti
nella comunità nazionale non sarebbe soltanto giusto, ma potrebbe significare
mettere in moto il più grande ed efficace processo di mediazione culturale nel
Paese. Il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia offre uno stimolo
particolare per riflettere su come sia possibile e doveroso arricchire l’idea
di cittadinanza. Sono proprio questi ragazzi, infatti, che potranno essere i
protagonisti di un’Italia nuova, aperta, accogliente e responsabile: sarebbe il
regalo più bello per i suoi 150 anni.
La normativa attuale offre un
piccolo spiraglio in questo senso. Si tratta dell’art. 4, comma 2, della legge
91/92, che recita: “Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto
legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età,
diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana
entro un anno dalla suddetta data”.
Con questi requisiti,
l’interessato può fare la dichiarazione di acquisto, che richiede unicamente la
presentazione del passaporto per dimostrare la cittadinanza di origine, cui
seguirà l’acquisizione da parte dell’ufficio di Stato Civile della
certificazione anagrafica.
Si tratta di un iter non
difficile ma poco pubblicizzato e, quindi, spesso ignorato dagli stessi
interessati. Per questa ragione, e per la grande importanza che i nuovi
cittadini possono rivestire per la nostra comunità, Le chiedo di scrivere loro
in tempo utile – prima cioè del compimento della maggiore età – per rendere
nota questa possibilità.
Nella speranza di un Suo
positivo riscontro porgiamo cordiali saluti.
È di questi giorni invece la dichiarazione del Presidente
Napolitano che definisce “una follia” non concedere la cittadinanza ai figli di
immigrati nati in Italia. La questione è apertissima. Ci sono cittadini del
mondo che sono arrivati da noi da decenni e non hanno altro diritto se non
quello di aumentare il nostro amato e riverito PIL, tuttavia partiti di governo
insistono pervicacemente nel volerli ghettizzare. Emblematica da questo punto
di vista la reazione scomposta di un leghista della prima ora, noto alle
cronache per le sue intemperanze filo razziste, tal Gentilini Giancarlo,
vicesindaco di Treviso, che ha perso un’ottima occasione di tacere
dichiarandosi:
«completamente contrario, su questo io censuro anche il presidente della Repubblica».
«In caso di espulsione io come sindaco
dove tengo i minori? Finiremmo per avere in Italia migliaia di giovanotti senza
genitori, espulsi in quanto autori di qualche reato. È una questione di sanità
gestionale: se vogliono legiferare in questo modo, partono con il piede
sbagliato, questa è cattiva amministrazione». Per Gentilini, «sta bene la Lega
all'opposizione: bisogna opporsi a
questo buonismo, questo permissivismo, lo Stato italiano deve essere uno
Stato di diritto, non andare dove porta il vento. Io spero che il vento del
Nord torni di nuovo a spirare».
Sull’essere uno Stato di Diritto scivola miserevolmente. Quale
diritto? Per chi se non per coloro che in Italia nascono e lavorano e vivono
da decenni? E come la mette il vicesindaco con i lavoratori stranieri che
portano avanti la nostra nazione? In realtà, come il più sublime razzismo
insegna, si mettono davanti ai milioni di immigrati che lavorano, quelli che
delinquono. Una risposta emblematica è comparsa su un forum che ne parlava:
|
“Ma perche? quando si parla di dare la cittadinanza
agli extracomunitari si mette in primis la foto di bambini a scuola e non di
uno stupratore,rapinatore,spacciatore, no che siano tutti cosi' ma una buona
parte si. Noi di famiglia siamo ex emigranti in svizzera e dopo 14 anni di
lavoro (serio lavoro)di residenza,e di convivenza con persone molto chiuse ma
molto civili, non c'è stata nessuna cittadinanza nemmeno per me che sono nato
e ho vissuto li per tre anni. BASTA CON QUESTO BUONISMO FALSO E IPOCRITA.”
|
Sarebbe facile rispondere al delirio del signor Antonio,
come si firma il razzista, che parlando di italiani si potrebbe mettere in
primis la foto di Totò Riina. Facile quanto stolto e idiota. Il problema si
pone effettivamente in un’Italia che, piaccia o meno ai trogloditi in verde, è
nei fatti una nazione multietnica. Una nazione che esce finalmente dal
provincialismo. Peccato che il voler negare la storia sia la novità più eclatante
di una nuova classe politica improvvisata e cialtrona. Quale popolo europeo
conta più emigranti di noi? In particolare concittadini del signor (?) Gentilini.
È facile ed è un populismo di bassa lega (nomen homen) voler generalizzare: un
immigrato stupra, quindi gli immigrati sono stupratori. E se tutte le persone
di buon senso si organizzassero per informare i cittadini immigrati sui loro
diritti acquisiti? Ognuno come può, singolarmente, come associazioni, come
enti. Seppelliamo gli xenofobi e i sindaci distratti che scordano di rispondere
alle lettere sotto montagne di informazioni a chi ne ha bisogno. Si potrebbe fare opera di democrazia diretta.
Dove non vogliono arrivare i rappresentanti del popolo, arrivino le persone
tutte.
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