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domenica 21 settembre 2014

TAP e NOTAP. Giù le mani da San Foca.

Leggendo l’Espresso di questa settimana (25 settembre 2014) c’è un interessantissimo articolo sulla famigerata TAP (Trans Adriatic Pipeline). A chi giova? Si diceva un tempo parlando di affari loschi.

              

Facciamo un piccolo riassunto della situazione leggendo sempre L’Espresso del 29/11/2013:
Tutto iniziò quando Gianpaolo Tarantini e Roberto De Santis (il primo fornitore privilegiato della real casa Berlusconi di merce che ben conosciamo, il secondo che si autodefiniva “fratellino minore di Massimo D’Alema”), parlarono di due gasdotti, il primo dalla Grecia a Otranto, il secondo (TAP) da definire, la cosa venne prontamente portata all’attenzione di Silvio da parte di Tarantini (probabilmente con una letterina infilata in qualche reggiseno, per stimolarne la curiosità). Berlusconi non esitò, al contrario di Prodi che sponsorizzava il primo progetto, a sostenere la TAP, lo seguirono a ruota Monti, Letta e il lavoro sporco lo vorrebbe terminare Renzi con tutto il nuovo PD, dicendo che si tratta di “opera strategica”.
TAP è una società svizzera, ha un capitale di 149 milioni di Franchi Svizzeri, partecipata da: Socar (società Azera) , Fluxys (Belgio), E.ON (Germania), AXPO (Svizzera). 
Insomma, dietro TAP si muovono interessi internazionali e sicuramente volano mazzette a tonnellate.

Ma veniamo all’articolo odierno. Oggi (sabato 20 settembre) è programmata una manifestazione a San Foca, dove dovrebbe sbarcare il tubo che potrebbe distruggere uno dei tratti più belli della costa salentina e portare il gas in un appezzamento di terreno di 12 ettari poco dopo San Foca per lavorarlo. Questo lavoro comporterà: perforazione della roccia, trasformazione dell’ambiente sottomarino, colate di cemento nelle campagne al posto degli ulivi. Mentre i cittadini manifestano contro la TAV, Matteo Renzi sarà a Baku (Azerbaijan) a prostrarsi davanti al padrone del paese, Alyev, assicurandolo che TAP si farà e, cascasse il mondo, perforeremo San Foca e il Salento intero, secondo lui non saranno 4 pezzenti di sindaci e poche decine di migliaia di cittadini a impedirgli di portare a termine quel che il suo padrino politico di Arcore iniziò.
Per giustificare la fretta, Renzi prende spunto dalle minacce di Putin di chiudere i rubinetti per le note vicende, però TAP entrerà in funzione nel 2020, se Putin, a fronte delle minacce, agisse oggi, TAP non servirà ad un’emerita cippa.
Inoltre TAP fornirà all’Italia 8 miliardi di mc di gas, contro i 70 di fabbisogno (dati 2013), la sola Russia ne fornisce 25. Rimane un buco di non poco conto. Per giunta il governo Monti, oltre ad aver fondato la nuova classe sociale chiamata “gli esodati”, ha preso solenne impegno di rivendere parte di quel gas (la quasi totalità). A guadagnarci dovrebbe essere SNAM che gestisce le tratte italiane del gasdotto,  tuttavia deve portare il gas da San Foca alle Alpi, questa operazione costerà, secondo l’articolo, circa un miliardo di euro. Chi li paga? Colpo di genio: gli italiani tutti (ricordate il mantra “servono sacrifici?”). Un centesimo di euro per mc, inezie. “Ma il gas costerà meno” , dicono i sostenitori del buco, però come sostiene Luigi De Paoli docente alla Bocconi, i risparmi non ci potranno essere perché questo comporterebbe uno sforzo economico enorme di chi lo fornisce, per di più TAP è azienda privata e i prezzi li fa il mercato. Se ci sarà surplus di offerta i prezzi caleranno, altrimenti... indovinate un po’?
In buona sostanza a guadagnarci dal gioco perverso, oltre le mafie che sicuramente sposteranno terra e avranno appalti, potranno essere paesi terzi dell’Europa che si libereranno del fornitore Russia a costo zero. A rimetterci saranno gli italiani tutti e i cittadini di San Foca e del Salento in particolare.
A questo punto sarà interessantissimo ascoltare i candidati alla presidenza della Regione Puglia. Chi dice renzianamente (montianamente, berlusconianamente, dalemianamente, lettamente) che TAP è opera strategica ed irrinunciabile passasse anche nel centro storico di Lecce, e chi si porrà il problema di pretendere e proporre una crescita diversa, un diverso modo di produrre turismo e benessere. Ascolteremo chi vuole un’oasi alla Sarparea fatta di colate di cemento e chi dice che l’oasi c’è già ed è fatta di ulivi secolari. Ascolteremo anche chi vuole la 275 come autostrada a 4 corsie che servirà aree industriali dove gli unici stabilimenti attivi sono le Apecar dei contadini che vendono i loro prodotti e chi vuole una strada parco non distruttiva. Su questo, penso, si giocheranno i voti alle primarie e alle secondarie in Salento.


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