Che ci fanno queste
anime
Davanti alla chiesa
Questa gente divisa
Questa storia sospesa
A misura di braccio
A distanza di offesa
Che alla pace si pensa
Che la pace si sfiora
Due famiglie disarmate
di sangue
Si schierano a rea
E per tutti il dolore
degli altri
È dolore a metà...
E’ stata l’apertura del concerto di Mino De Santis al Cinema Elio di Calimera. “Disamistade” è parola sarda, significa
faida
, inimicizia. E’ stato l’inizio di un’emozione, di più emozioni. Andava la
musica, andavano le parole della Buona
Novella, l’album in cui de André cantava l'altro Vangelo, quello apocrifo,
non ufficiale, quello che racconta di una Madre, Madonna (ma/donna) bambina
data in sposa, che quando sarà donna non potrà che piangere il suo figlio
massacrato in croce.
Lei sa, e a lei parlano le madri di Dimaco e Tito, i ladri in
croce saranno morti per sempre, per il Cristo ci sarà resurrezione, però, Donna,
piange il figlio che se non avesse avuto la ventura di essere figlio di Dio
sarebbe ancora “figlio mio”. Quasi ad accompagnare le parole del recitato. Non
fossero stati uomini immensi sarebbero qui, tra noi.
Andava la disamistade, abbiamo imparato che anche la buona
novella può accompagnare un rosario di nomi di vittime del perbenismo, delle mafie,
dell’ipocrisia di governanti che se ne lavano le mani. “Stasera è più forte il
terrore”, la voce narrante di Donato Chiarello
raccontava le storie di disamistade. Quella di Don Pino Puglisi, morto
dicendo ai suoi assassini “vi stavo aspettando”. Poi un altro cantore di vangelo, quello Secondo Matteo , “...poeta scomodo,
apprezzato e spesso sgradito, spesso lasciato solo, sorte che spesso accarezza
gli uomini liberi, resterai nelle nostre coscienze...” parole che dicono di Pier Paolo Pasolini, massacrato in una
fredda sera, in un lurido luogo, “...non
provare mai più a rinascere, non sarebbe la stessa cosa”.
Disamistade, ipocrisia, perbenismo.
E quella stupenda Ave Maria,
...Ave Maria adesso che sei donna
Ave alle donne come te Maria
Femmine un giorno per un nuovo amore
Povero o ricco, umile o Messia
Femmine un giorno e poi madri per sempre
Nella stagione che stagioni non sente.
Che assieme alla via della croce accompagnava i nomi di
altre vie delle croci. Sfilavano uno ad uno Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giorgio Ambrosoli, Peppino Impastato,
Giancarlo Siani, Giacomo Ciaccio Montaldo, Rosario Livatino, Cesare Terranova,
Lenin Mancuso, Gaetano Costa, Rocco Chinnici. Vittime di mafia, ammazzati
perchè ci credevano che quei cento passi, solo cento, non potevano separare
l’oppressione dalla legalità, non accettavano. Uno ad uno sono passati per la
via della croce, dell’ipocrisia di certa politica. Un rosario vero e proprio, una via costellata
di stazioni a cui fermarsi, da non scordare mai. Come non si deve scordare quel
testamento di Tito che accompagnava il racconto di Falcone e Borsellino. Loro ora sono assieme nel ricordo e nei
ritratti su tutti i tribunali, insieme per sempre “immersi nei loro splendidi e
malinconici sorrisi”. Borsellino che il giorno prima di essere ammazzato chiamò
il suo confessore. Lui sapeva.
Intensa serata veramente, sarebbe bello sentire qualche
opera buffa di Mino, quelle macchiette che sa dipingere con la chitarra e la
voce intensa come quella di Fabrizio De André e che ci fanno sorridere. Sarà bello risentirle quelle storielle, con un bicchiere di vino accanto, però non
sempre si può ridere, a volte qualcuno che ci costringa a ripercorrere le vie
della Croce per non scordare ci risveglia. Perché il dolore degli altri non sia
semplicemente “dolore a metà”.
Straordinarie musiche, eccellente gruppo, capace, e Mino che pareva imperturbabile mentre cantava, ma che poi si è lasciato andare su facebook dicendosi onorato di aver potuto cantare De Andrè. La disamistade ha lasciato il posto all'emozione.
Straordinarie musiche, eccellente gruppo, capace, e Mino che pareva imperturbabile mentre cantava, ma che poi si è lasciato andare su facebook dicendosi onorato di aver potuto cantare De Andrè. La disamistade ha lasciato il posto all'emozione.
E Mino De Santis era accompagnato da un gruppo di stupendi
musicisti: Marcello Zappatore, Stefano Rielli, Valentina Marra, Antonio Tau.
Voce narrante Donato Chiarello. Testi di Alberto
Minafra.
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