1951
Sono nato il 12 agosto
1951. Erano passati solo sei anni dalla fine della seconda guerra mondiale e dall'uscita dal ventennio di dittatura fascista. Una vita costellata da uscite da un ventennio per i nati nel '51. Fu un anno intenso, come
tutti quelli che precedettero il boom economico. Vediamone una breve e non
esaustiva cronologia
Il primo gennaio di quell’anno La Stampa apriva con il messaggio di Einaudi agli italiani in cui auspicava “serenità per i focolari e prospero avvenire per il paese". A pagina tre un interessante articolo che parla di un marchese (autentico) che vendeva titoli. Con una spesa dalle mille alle cinquemila lire si diventava cavalieri, per mezzo milione si diventava duchi, molto più caro era diventare dottore honoris causa. Commercianti, piccoli industriali, nuovi ricchi erano assidui clienti.
La Stampa del 12
agosto 1951 aveva in prima un articolo a firma Panfilo Gentile in cui riferiva
di De Nicola che caldeggiava come non più procrastinabile la Riforma del
Senato. Posso dire tranquillamente che mi sembra di essere nato oggi.
In terza c’è
invece un interessante articolo sul “vestir succinto” in cui si richiama alla
moda di vestire meno inamidati cito: “E oggi guardate come sono vestiti Togliatti
e Secchia, e Longo e Terracini, i capi comunisti più noti, vedete che sono i
più ligi a quella moda antiquata, vestito blu a doppio petto non appena debbano
mostrarsi in pubblico, cravatta, bretelle e gilè...”
L’Unità nella stessa
data invece titola a tutta pagina che:
La Germania Democratica denuncia la grave minaccia del riarmo di Bonn. Inoltre il
giornale Comunista, sempre in prima, ci fa sapere che Togliatti si prende un
periodo di riposo a Macugnaga.
Cronachette del 1951
De Gasperi guidava il suo
sesto governo. Cadde e ne nacque un altro guidato da (indovinate?) De Gasperi.
Andreotti c’era già, i contemporanei già allora dicevano «c’è ancora!». Per la prima volta
una carica governativa è coperta da una donna Angela Maria Guidi Cingolani che
diventa sottosegretario all'industria.
Debuttò in
teatro il quartetto Cetra.
Il ministro Vanoni varò la sua riforma del sistema
tributario che prevedeva l’obbligo di presentazione della dichiarazione dei
redditi. All’epoca vigeva una specie di mercato della vacche, il contribuente dichiarava 100, l’ufficio
tributi lo chiamava e diceva «a noi risulta 250», iniziava la trattativa che
portava a patteggiare 150 (mazzette comprese) e tutto finiva a tarallucci e
vino. Mi raccontavano commercialisti che all’epoca erano giovanissimi
ragionieri che il consiglio che davano ai contribuenti era di indossare abiti
molto dimessi e poveri, di non dare nell’occhio.
La prima
edizione del Festival di Sanremo,
radio trasmesso, fu vinta dalla canzone “Grazie dei Fiori” cantata da Nilla Pizzi.
Lo scià di Persia Reza Pahlavi ripudiò la prima moglie per sposare una giovanissima Soraya. Pochi anni
dopo anche lei subì la stessa sorte e lo Scià convolò a nozze con Farah
Diba.
Il 7 marzo la
non ancora ricca Italia stanziò 150 miliardi di lire per il riarmo militare con materiali bellici
di seconda mano forniti dalle dismissioni USA. Anche i piani Marshall hanno un
prezzo. Oggi si acquistano F35 funzionanti, si dice, malissimo.
Laura Diaz, deputata
del P.C.I., viene condannata dal tribunale di Chieti a otto mesi di carcere per
“oltraggio a un capo di Stato estero”. I giudici decisero che la Diaz aveva
pronunciato, nel corso di un comizio, la frase «Pio XII ha le mani grondanti di
sangue». Lei si difese strenuamente sostenendo che mai avrebbe pronunciato una
frase simile, e di aver detto che il Papa non fece nulla a favore degli ebrei,
e che aveva benedetto i gagliardetti dei rapubblichini. In sostanza che Pio XII
non vide le mani lerce di sangue di nazisti e fascisti. La verità giudiziaria
non si discute. Però istintivamente ho molta simpatia per la deputata Diaz. E
poi, diciamolo, a volte anche i giudici sbagliano. Per la cronaca annotiamo che
fu lei, alla fine degli anni ’50, a presentare una prima proposta di legge sul
divorzio. La dovette ritirare per motivi facilmente intuibili che vanno dallo strapotere
della Chiesa al beghinismo del P.C.I. dell’epoca. Si narra in una cronaca che
nel 1948 la Madonna Pellegrina volteggiava in elicottero sull’Italia, arrivando
dove era in corso una Festa de L’Unità, molte donne la salutarono esaltate, alcune a pugno
chiuso. Un cronista chiese a una di loro come mai, la risposta fu «La Madonna è
la Madonna, non certo la Chiesa».
Francia,
Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo firmano il trattato di Parigi in cui si istituisce
la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) che sarà la base della
futura Unione Europea.
Dal primo Censimento dopo la seconda guerra
risulta che: Gli italiani sono
47.515.537, di cui 23.259.000 uomini, 24.257.000 donne. Il 12,9% sono
analfabeti. La popolazione attiva è di 19.577.000: il 42.2% lavora
nell'agricoltura, il 32,1% nell'industria e il 25,7% nel terziario.
Il 14
Novembre una delle più atroci sciagure: l’alluvione
del Polesine. Il Po straripa e costringe 180.000 abitanti ad evacuare. La
provincia più colpita è quella di Rovigo. La superficie allagata
è stata di oltre 100.000 ha, pari a circa il 52% del territorio dell'intero
Polesine, compreso il Cavarzerano (VE).
Il numero delle vittime umane è stato
di circa cento, ben 89 delle quali nel solo episodio del cosiddetto "Camion
della morte" che vide l'automezzo carico di fuggiaschi sorpreso
dall'inondazione la notte del 14 novembre a Frassinelle. Recenti studi sembrano tuttavia attestare che non
tutti gli 89 corpi ritrovati siano da collegarsi alla sciagura del camion.
Il numero dei profughi costretti a
lasciare le proprie abitazioni fu compreso tra 180.000 e 190.000 unità.
Andarono perduti 6.000 capi di
bestiame bovino. Incalcolabile il numero degli altri animali d'allevamento
deceduti. Dal 1951 al 1961 lasciarono in modo definitivo il Polesine 80.183
abitanti, con un calo medio della popolazione del 22%. Al 2001 abbandonarono il
Polesine oltre 110.000 persone. In molti comuni il calo superò, dal '51 all'81,
il 50% della popolazione residente.
Mankiewicz
vince l’oscar con il film Eva Contro Eva.
L’industria dell’automobile ha superato per la prima volta le 100.000 unità. Prodotte 118.287
autovetture e 29.905 altri autoveicoli (camion, furgoni, autobus ecc.). Varate
261 navi per 123.514 tonnellate di stazza.
Innocenti
commercializza la Lambretta D/LD
125/150
Quadro di massima della situazione economica 1951/1958:
In un primo
periodo, dal 1951 al 1958, lo sviluppo dell’economia italiana sembra essere
dovuto prevalentemente alla domanda interna. [...] Questo quadro muta abbastanza
drammaticamente negli anni 1958-63. [...] La produzione industriale, nel
periodo 1958-63, risultò più che raddoppiata, con alla testa l’industria
metalmeccanica e quella
petrolchimica.
Fu soprattutto l’esportazione a costituire il settore guida dell’espansione
[...] Frigoriferi, lavatrici, automobili, televisori, strumenti di precisione,
macchine da scrivere e prodotti in plastica italiani furono esportati in
quantità notevole. La straordinaria crescita dell’industria elettrodomestica
italiana fu una delle espressioni più caratteristiche del “miracolo”. Nel
dopoguerra, quasi tutte le aziende che più tardi diventeranno famose in Europa
erano poco più che stabilimenti artigianali: nel 1947 la Candy produceva una
lavatrice al giorno, la Ignis aveva poche dozzine di operai, e la Zanussi
solamente 250 dipendenti. Nel 1951 l’Italia produceva appena 18500 frigoriferi.
Nel 1957 il
numero era cresciuto fino a 370000 e con il 1967 esso aveva raggiunto 3200000
unità, facendo dell’Italia il terzo produttore mondiale di frigoriferi, dopo
gli Stati Uniti e il Giappone. Nello stesso anno l’Italia era anche diventata
il maggior produttore europeo di lavatrici e lavastoviglie; la Candy produceva,
ormai, una lavatrice ogni quindici secondi. Dietro questa trasformazione vi era
un gran numero di fattori: l’abilità imprenditoriale dei proprietari delle
nuove fabbriche, la loro capacità ad autofinanziarsi nei primi anni ’50, la
tenacia nell’utilizzare le nuove tecnologie e nel rinnovare continuamente gli
impianti, lo sfruttamento del basso costo del lavoro e l’elevata produttività,
l’assenza fino ai tardi anni ’60 di una significativa organizzazione sindacale.
[...] Un’altra delle principali aree di espansione fu quella delle macchine da
scrivere. Con alla testa la Olivetti e la sua fabbrica-modello di Ivrea (uno
dei più grandi successi degli anni ’50), il numero delle macchine da scrivere
prodotte annualmente salì dalle 151000 del 1957 alle 652000 del 1961. [...]
(Paul
Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi, Einaudi, Torino 1989)
La mitica Vespa Piaggio nacque come prototipo
(mai prodotto) con il nome di Paperino nel 1945, era la numero 0. Nello stesso
anno nacque la MP6, poi altri tentativi fino al raggiungimento della mitica due
tempi che conosciamo. E’ del 1951 lo sbarco negli USA con un modello ormai introvabile
sul mercato collezionistico, la Vespa Allstate Crusaire, commercializzata a
325,95 dollari.
La FIAT produce per l’esercito e
commercializza la Campagnola, scopiazzata dalla jeep americana. Sempre nel 1951
FIAT presenta un aereo. Il G80, primo jet di costruzione italiana.
L’Alfa Romeo non vuole essere da meno e
propone al mercato MATTA, un fuoristrada simile alla jeep, più costoso della
rivale Campagnola, prodotto fino al 1955.
La Lancia produce invece, da vecchia
signora, l’Aurelia B50.
Sempre nello stesso
anno il Dottor Vittorio Veglia crea la Scuola
Radio Elettra, per insegnare per corrispondenza tecnica e teoria degli
apparecchi radio. L’idea gli venne da una rivista americana inviata ai ragazzi
al fronte in cui una pubblicità diceva “Iscrivetevi alla nostra scuola a
domicilio, al ritorno in patria potrete avere un lavoro e guadagnare
bene”. Nonostante il costo dei corsi
(150 lire ogni fascicolo per un corso di 40 fascicoli) immediatamente arrivarono
300 iscrizioni. Il salario all’epoca si aggirava sulle 30.000 lire. La fortuna
della scuola per corrispondenza dura ancora oggi.
Stampa
sera del 31 dicembre chiude l’anno
annunciando in prima:
Un accordo di
massima per l’esercito europeo, l’aggressione
di un corteo nuziale ad Asti e L’annuncio dell’avvio di otto nuove stazioni
radio, la RAI salirà ad 82 stazioni sul territorio nazionale. E’ prossima
invece la soluzione di un problema che pareva irrisolvibile: la Televisione
arriverà in Italia! In terza c’è invece la summa di curiosità raccolte dai
cronisti nell’anno trascorso. Una fra tutte: la signora Elvira Place,
statunitense, intervistata al compimento dei 102 anni, alla domanda sul segreto
della longevità rispose: “Basta non alzarsi mai di notte per via dei bamibni,
per questo c’è i lmarito”. Il marito della signora in questione morì (forse per
sfinimento) all’età di 54 anni.
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