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venerdì 7 marzo 2014

Per i nati nel 1951 - Cronaca di un anno

1951

Sono nato il 12 agosto 1951. Erano passati solo sei anni dalla fine della seconda guerra mondiale e dall'uscita dal ventennio di dittatura fascista. Una vita costellata da uscite da un ventennio per i nati nel '51. Fu un anno intenso, come tutti quelli che precedettero il boom economico. Vediamone una breve e non esaustiva cronologia

Il primo gennaio di quell’anno La Stampa apriva con il messaggio di Einaudi agli italiani in cui auspicava “serenità per i focolari e prospero avvenire per il paese". A pagina tre un interessante articolo che parla di un marchese (autentico) che vendeva titoli. Con una spesa dalle mille alle cinquemila lire si diventava cavalieri, per mezzo milione si diventava duchi, molto più caro era diventare dottore honoris causa. Commercianti, piccoli industriali, nuovi ricchi erano assidui clienti.

La Stampa del 12 agosto 1951 aveva in prima un articolo a firma Panfilo Gentile in cui riferiva di De Nicola che caldeggiava come non più procrastinabile la Riforma del Senato. Posso dire tranquillamente che mi sembra di essere nato oggi.  
In terza c’è invece un interessante articolo sul “vestir succinto” in cui si richiama alla moda di vestire meno inamidati cito: “E oggi guardate come sono vestiti Togliatti e Secchia, e Longo e Terracini, i capi comunisti più noti, vedete che sono i più ligi a quella moda antiquata, vestito blu a doppio petto non appena debbano mostrarsi in pubblico, cravatta, bretelle e gilè...”

L’Unità nella stessa data  invece titola a tutta pagina che: La Germania Democratica denuncia la grave minaccia del riarmo di Bonn. Inoltre il giornale Comunista, sempre in prima, ci fa sapere che Togliatti si prende un periodo di riposo a Macugnaga.

Cronachette del 1951

De Gasperi guidava il suo sesto governo. Cadde e ne nacque un altro guidato da (indovinate?) De Gasperi. Andreotti c’era già, i contemporanei già allora dicevano «c’è ancora!». Per la prima volta una carica governativa è coperta da una donna Angela Maria Guidi Cingolani che diventa sottosegretario all'industria.

Debuttò in teatro il quartetto Cetra.

Il ministro Vanoni varò la sua riforma del sistema tributario che prevedeva l’obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi. All’epoca vigeva una specie di mercato della vacche,  il contribuente dichiarava 100, l’ufficio tributi lo chiamava e diceva «a noi risulta 250», iniziava la trattativa che portava a patteggiare 150 (mazzette comprese) e tutto finiva a tarallucci e vino. Mi raccontavano commercialisti che all’epoca erano giovanissimi ragionieri che il consiglio che davano ai contribuenti era di indossare abiti molto dimessi e poveri, di non dare nell’occhio.

La prima edizione del Festival di Sanremo, radio trasmesso, fu vinta dalla canzone “Grazie dei Fiori” cantata da Nilla Pizzi.

Lo scià di Persia Reza Pahlavi ripudiò la prima moglie per sposare una giovanissima Soraya. Pochi anni dopo anche lei subì la stessa sorte e lo Scià convolò a nozze con Farah Diba.  

Il 7 marzo la non ancora ricca Italia stanziò 150 miliardi di lire per il riarmo militare con materiali bellici di seconda mano forniti dalle dismissioni USA. Anche i piani Marshall hanno un prezzo. Oggi si acquistano F35 funzionanti, si dice, malissimo.

Laura Diaz, deputata del P.C.I., viene condannata dal tribunale di Chieti a otto mesi di carcere per “oltraggio a un capo di Stato estero”. I giudici decisero che la Diaz aveva pronunciato, nel corso di un comizio, la frase «Pio XII ha le mani grondanti di sangue». Lei si difese strenuamente sostenendo che mai avrebbe pronunciato una frase simile, e di aver detto che il Papa non fece nulla a favore degli ebrei, e che aveva benedetto i gagliardetti dei rapubblichini. In sostanza che Pio XII non vide le mani lerce di sangue di nazisti e fascisti. La verità giudiziaria non si discute. Però istintivamente ho molta simpatia per la deputata Diaz. E poi, diciamolo, a volte anche i giudici sbagliano. Per la cronaca annotiamo che fu lei, alla fine degli anni ’50, a presentare una prima proposta di legge sul divorzio. La dovette ritirare per motivi facilmente intuibili che vanno dallo strapotere della Chiesa al beghinismo del P.C.I. dell’epoca. Si narra in una cronaca che nel 1948 la Madonna Pellegrina volteggiava in elicottero sull’Italia, arrivando dove era in corso una Festa de L’Unità, molte donne la salutarono esaltate, alcune a pugno chiuso. Un cronista chiese a una di loro come mai, la risposta fu «La Madonna è la Madonna, non certo la Chiesa».

Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo firmano il trattato di Parigi in cui si istituisce la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) che sarà la base della futura Unione Europea.

Dal primo Censimento dopo la seconda guerra risulta che:  Gli italiani sono 47.515.537, di cui 23.259.000 uomini, 24.257.000 donne. Il 12,9% sono analfabeti. La popolazione attiva è di 19.577.000: il 42.2% lavora nell'agricoltura, il 32,1% nell'industria e il 25,7% nel terziario.

Il 14 Novembre una delle più atroci sciagure: l’alluvione del Polesine. Il Po straripa e costringe 180.000 abitanti ad evacuare. La provincia più colpita è quella di Rovigo. La superficie allagata è stata di oltre 100.000 ha, pari a circa il 52% del territorio dell'intero Polesine, compreso il Cavarzerano (VE).
Il numero delle vittime umane è stato di circa cento, ben 89 delle quali nel solo episodio del cosiddetto "Camion della morte" che vide l'automezzo carico di fuggiaschi sorpreso dall'inondazione la notte del 14 novembre a Frassinelle. Recenti studi sembrano tuttavia attestare che non tutti gli 89 corpi ritrovati siano da collegarsi alla sciagura del camion.
Il numero dei profughi costretti a lasciare le proprie abitazioni fu compreso tra 180.000 e 190.000 unità.
Andarono perduti 6.000 capi di bestiame bovino. Incalcolabile il numero degli altri animali d'allevamento deceduti. Dal 1951 al 1961 lasciarono in modo definitivo il Polesine 80.183 abitanti, con un calo medio della popolazione del 22%. Al 2001 abbandonarono il Polesine oltre 110.000 persone. In molti comuni il calo superò, dal '51 all'81, il 50% della popolazione residente.

Mankiewicz vince l’oscar con il film Eva Contro Eva.

L’industria dell’automobile ha superato per la prima volta le 100.000 unità. Prodotte 118.287 autovetture e 29.905 altri autoveicoli (camion, furgoni, autobus ecc.). Varate 261 navi per 123.514 tonnellate di stazza.

Innocenti commercializza la Lambretta D/LD 125/150  

Quadro di massima della situazione economica 1951/1958:
In un primo periodo, dal 1951 al 1958, lo sviluppo dell’economia italiana sembra essere dovuto prevalentemente alla domanda interna. [...] Questo quadro muta abbastanza drammaticamente negli anni 1958-63. [...] La produzione industriale, nel periodo 1958-63, risultò più che raddoppiata, con alla testa l’industria metalmeccanica e quella
petrolchimica. Fu soprattutto l’esportazione a costituire il settore guida dell’espansione [...] Frigoriferi, lavatrici, automobili, televisori, strumenti di precisione, macchine da scrivere e prodotti in plastica italiani furono esportati in quantità notevole. La straordinaria crescita dell’industria elettrodomestica italiana fu una delle espressioni più caratteristiche del “miracolo”. Nel dopoguerra, quasi tutte le aziende che più tardi diventeranno famose in Europa erano poco più che stabilimenti artigianali: nel 1947 la Candy produceva una lavatrice al giorno, la Ignis aveva poche dozzine di operai, e la Zanussi solamente 250 dipendenti. Nel 1951 l’Italia produceva appena 18500 frigoriferi.
Nel 1957 il numero era cresciuto fino a 370000 e con il 1967 esso aveva raggiunto 3200000 unità, facendo dell’Italia il terzo produttore mondiale di frigoriferi, dopo gli Stati Uniti e il Giappone. Nello stesso anno l’Italia era anche diventata il maggior produttore europeo di lavatrici e lavastoviglie; la Candy produceva, ormai, una lavatrice ogni quindici secondi. Dietro questa trasformazione vi era un gran numero di fattori: l’abilità imprenditoriale dei proprietari delle nuove fabbriche, la loro capacità ad autofinanziarsi nei primi anni ’50, la tenacia nell’utilizzare le nuove tecnologie e nel rinnovare continuamente gli impianti, lo sfruttamento del basso costo del lavoro e l’elevata produttività, l’assenza fino ai tardi anni ’60 di una significativa organizzazione sindacale. [...] Un’altra delle principali aree di espansione fu quella delle macchine da scrivere. Con alla testa la Olivetti e la sua fabbrica-modello di Ivrea (uno dei più grandi successi degli anni ’50), il numero delle macchine da scrivere prodotte annualmente salì dalle 151000 del 1957 alle 652000 del 1961. [...]
(Paul Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi, Einaudi, Torino 1989)

La mitica Vespa Piaggio nacque come prototipo (mai prodotto) con il nome di Paperino nel 1945, era la numero 0. Nello stesso anno nacque la MP6, poi altri tentativi fino al raggiungimento della mitica due tempi che conosciamo. E’ del 1951 lo sbarco negli USA con un modello ormai introvabile sul mercato collezionistico, la Vespa Allstate Crusaire, commercializzata a 325,95 dollari.

La FIAT produce per l’esercito e commercializza la Campagnola, scopiazzata dalla jeep americana. Sempre nel 1951 FIAT presenta un aereo. Il G80, primo jet di costruzione italiana.

L’Alfa Romeo non vuole essere da meno e propone al mercato MATTA, un fuoristrada simile alla jeep, più costoso della rivale Campagnola, prodotto fino al 1955.

La Lancia produce invece, da vecchia signora, l’Aurelia B50.

Sempre nello stesso anno il Dottor Vittorio Veglia crea la Scuola Radio Elettra, per insegnare per corrispondenza tecnica e teoria degli apparecchi radio. L’idea gli venne da una rivista americana inviata ai ragazzi al fronte in cui una pubblicità diceva “Iscrivetevi alla nostra scuola a domicilio, al ritorno in patria potrete avere un lavoro e guadagnare bene”.  Nonostante il costo dei corsi (150 lire ogni fascicolo per un corso di 40 fascicoli) immediatamente arrivarono 300 iscrizioni. Il salario all’epoca si aggirava sulle 30.000 lire. La fortuna della scuola per corrispondenza dura ancora oggi.


Stampa sera del 31 dicembre chiude l’anno annunciando in prima:
Un accordo di massima per l’esercito europeo,  l’aggressione di un corteo nuziale ad Asti e L’annuncio dell’avvio di otto nuove stazioni radio, la RAI salirà ad 82 stazioni sul territorio nazionale. E’ prossima invece la soluzione di un problema che pareva irrisolvibile: la Televisione arriverà in Italia! In terza c’è invece la summa di curiosità raccolte dai cronisti nell’anno trascorso. Una fra tutte: la signora Elvira Place, statunitense, intervistata al compimento dei 102 anni, alla domanda sul segreto della longevità rispose: “Basta non alzarsi mai di notte per via dei bamibni, per questo c’è i lmarito”. Il marito della signora in questione morì (forse per sfinimento) all’età di 54 anni.

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