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mercoledì 5 marzo 2014

La dittatura sobria di Grillo

“Io voglio una dittatura sobria!” così Grillo ai giornalisti dopo l’incontro con Renzi.

ph: www.nogrilloforme.wordpress.com
Leggiamo sull’enciclopedia Treccani: “...Le d. moderne e contemporanee hanno assunto molteplici forme. Sono state dominate da élite politiche o militari. Hanno assunto il profilo di d. rivoluzionarie, conservatrici o reazionarie. Si sono fondate sul ruolo determinante di una singola personalità oppure di oligarchie politiche, burocratiche o di partito. In base a una celebre tipologia, esse si possono utilmente classificare in d. autoritarie, cesaristiche e totalitarie. Le prime  (F. Franco, Mussolini) si fondano su un basso livello di mobilitazione politica delle masse e sul controllo dei tradizionali apparati di potere dell’esercito, della polizia, della magistratura e della burocrazia che vengono utilizzati come strumenti di repressione per stroncare qualsiasi forma di opposizione. Le seconde (Napoleone)   sono costruite intorno alla figura carismatica di un capo che si sforza di governare sulla base di un forte sostegno popolare, e dunque in un contesto di mobilitazione politica crescente. Le ultime infine (Hitler, Stalin) si basano sia sul controllo dei tradizionali apparati di potere sia sul culto del capo carismatico... Espressione caratteristica di questa forma di dittatura è l’esistenza di un partito unico che rappresenta il veicolo principale della propaganda e dell’indottrinamento di regime e nel contempo la negazione di qualsiasi parvenza di pluralismo politico, che è invece ancora compatibile con i modelli della dittatura autoritaria e di quella cesaristica...”


Una dittatura “sobria” o “morbida” sembra un ossimoro vero e proprio, infatti non è contemplata. Una dittatura è tale in quanto coercitiva. Dichiararsi a favore di una forma di governo non democratica significa semplicemente dire che i cittadini e gli elettori sono degli incapaci, che hanno bisogno di una guida forte e di decisioni centralizzate, nelle mani di uno solo (o di un direttorio).
La Democrazia è invece un percorso più complesso, passa attraverso l’educazione, la legalità, l’informazione, l’ascolto. L’unica dittatura concepibile è quella di una maggioranza che sceglie liberamente, di parlamentari legalmente eletti e scelti che legiferano in nome e per conto del popoli tutto e senza vincolo di mandato.
Un dittatura invece può essere addirittura ammantata di democrazia, si può arrivare a fingere di concedere il voto. Però deve prima passare attraverso alcune fasi  ad esempio si può: assoggettare la magistratura al potere politico, depenalizzare reati di varia natura, pilotare l’informazione accentrandone il possesso, si può ridurre il potere d’acquisto dei salari per omologarli verso il basso creando uno stato di assoggettazione e apparente impotenza che spinge a chiedere decisioni forti ed immediate.
Questo in qualche maniera già si manifesta nella politica dei sindaci più avventuristi, non a caso il sindaco d’Italia sarebbe una iattura. Ognuno, nel suo piccolo, può credersi un piccolo ducetto. Metti che un sindaco abbatta un ponte sulla pericolosità del quale c’era più di un dubbio e metti che se ne faccia costruire un altro di svariati milioni di euro in una città che quello stesso sindaco ha provveduto a cacciare nel dissesto più profondo, chi ne pagherà le spese? I cittadini, ovviamente. A volte gli errori sono catastrofici veramente. (Strano che quel sindaco non sia senatore, di solito che manda in fallimento regioni e Comuni viene promosso. E’ successo con la Polverini).
E ancora, si può candidare in elezioni farsa, con voti acquistati tramite intermediari e con l’imbonimento, e stravincere con manifesto e palese populismo. Prendiamo L’euroscetticismo: si indica il nemico da abbattere e i suoi “complici”, non esiste posto per la trasformazione dell’Europa in entità democratica e attenta ai bisogni collettivi, la si condanna pur sapendo con certezza che l’uscita dall’euro di uno staterello come l’Italia sarebbe probabilmente una catastrofe per l’Italia stessa.
E’ nell'ultima relazione della commissione antimafia la certezza che in questi ultimi anni non sono più le cosche che si rivolgono alla politica, è vero l’esatto opposto, è la politica che chiede aiuto alle mafie per ottenere voti in cambio di favori di varia natura.
Se non è dittatura soft quanto meno possiamo parlare di rallentamento della democrazia (post democrazia?). Non è assolutamente un caso che questi siano tutti passaggi utilizzati dalle destre italiane, a partire da Forza Italia, per arrivare alla lega nord complice e sodale di movimenti neonazisti europei, e in subordine da Beppe Grillo che, magari con altre forme, utilizza metodi simili. E la deriva del movimento cinque stelle cadenti balza agli occhi con immediatezza vedendo come il dissenso interno venga vietato, chi osa solo dirsi non d’accordo con il padrone del vapore viene cacciato e parte immediatamente, pilotata da Casaleggio, la macchina del fango, vengono liberati in rete i mastini più idioti che, senza essere moderati, commentano con parole a dir poco discutibili, da chi augura la morte alla Boldrini, a chi minaccia.
“Dittatura” non può essere una parola utilizzabile mai da un politico consapevole. A meno che non sia nel suo DNA .Personalmente reputo Grillo assolutamente consapevole. Da questo punto di vista la perfetta simmetria fra il suo pensiero e quello dominante negli ultimi vent'anni è eloquente. Magari cambiano alcune finalità, ma i mezzi e gli strumenti sono identici. E nel centro sinistra quanto si è lontani da questa visione dell’uomo solo al comando? Si ha l’impressione, vista l’ascesa di Renzi il decisionista, che se ne senta la necessità. Si respira una brutta aria veramente. Per questo forse sarebbe buona cosa la ricostruzione di un dibattito serio nelle forze che si ritengono sinceramente democratiche. Riportare il livello di discussione sui diritti, sulle pari opportunità, sull'informazione corretta è oggi più che mai necessario. E tutto questo si ottiene ripensando anche all'educazione e alla scuola a livelli dignitosi, ai primati che aveva fino a vent'anni fa. Eliminare lo studio della filosofia, della storia dell’arte, della geografia, e delle materie umanistiche in genere è un vulnus che tende a creare utili idioti piuttosto che cittadini consapevoli, ed è il continuum degli ultimi vent'anni. La stessa scelta di mettere sullo stesso piano scuole private e pubbliche, perseguita anche, pare, dal governo Renzi, che vuole finanziare le scuole paritarie e dare un bonus alle famiglie che ci mandano i  figli tende, in periodo di crisi economica, a depotenziare la scuola pubblica che dovrebbe essere libera e gratuita. Assistiamo a famiglie in crisi che non riescono ad acquistare neppure i libri, ad iscrivere i figli all'università, abbiamo i docenti peggio retribuiti d’Europa e vogliamo veramente finanziare imprese private? Perché di questo si tratta: imprese private. Si possono subappaltare lavori di edilizia, manutenzione strade, la scuola deve rimanere saldamente sotto il controllo della democrazia. Tutto questo nonostante lo stato centrale abbia dimostrato, nella deriva post democratica di questi anni, assoluta incapacità imprenditoriale. E’ di questi giorni l’ultimo crollo a Pompei. Il turismo dovrebbe essere la più grande risorsa economica italiana. Qualcuno riesce ad immaginare Marchionne che la sera va nel piazzale dove ci sono auto appena prodotte e le prende a martellate sfasciandole tutte? Non siamo in grado veramente di ipotizzarlo, invece lo Stato Italiano lo fa con meticolosa assiduità e consapevolezza lasciando allo sfascio e al degrado i beni artistici e culturali del paese, non li mette in sicurezza. Anche questa, tutto sommato, è una forma di dittatura dalla quale uscire immediatamente.

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