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martedì 3 settembre 2013

Mayno della Spinetta

Quando ci sono invasioni ed oppressori, c’è sempre chi si ribella. Come giustamente accade. Così i piemontesi arrivati in terra di Salento trovarono anche i briganti ad accoglierli. Se si stupirono era solo perché avevano la memoria corta.   Quando Napoleone arrivò in Piemonte, fu occupazione militare, sociale e civile .
 Spinetta Marengo è sobborgo di Alessandria. Oggi un museo celebra la vittoria del piccolo duce corso nella battaglia omonima. Che proprio in quei territori si combattè. Napoleone era praticamente sconfitto quella volta, solo l’intervento e il sacrificio del generale Desaix diedero la svolta alla battaglia.
 E a Spinetta   nacque Giuseppe Mayno intorno al 1785. Figlio di un carrettiere, Giuseppe, e di Maria Roveda, e secondo di sei fratelli, frequentò il seminario, ma la sua indole inquieta lo portò ad arruolarsi  nel regio esercito.  Nel 1794  era di stanza a Tortona (AL). Ma la disciplina evidentemente era un abito troppo stretto per lui. Litigò ferocemente con un ufficiale e, per salvarsi la pelle, disertò e si rifugiò   presso una comunità valdese  del cuneese,  dove rimase fino al 1796   anno in cui si arruolò nell' Armata d'Italia. Congedatosi nel  1803, il 19 febbraio dello stesso anno sposò Cristina Ferraris, nipote del parroco di Spinetta.
Il giorno stesso del matrimonio, però, dovette fuggire latitante. Leggenda dice per non aver osservato il divieto di portare armi. Pare che la realtà fosse  perché era braccato per diserzione. Con i suoi fratelli, fuggì infatti dalla legge sulla coscrizione obbligatoria del 20 aprile 1802, imposta dai napoleonici occupanti.
Cosa non si fa per conquistare la libertà dall’invasore nemico e forestiero. Subito le sue azioni fecero di lui un  mito.  Fiero capo di una banda, si dice, di 200 uomini a piedi e 40 a cavallo, diventò il Robin Hood della Fraschetta (così è detto tutto il territorio intorno a Marengo).  Mayno della Spinetta è subito leggenda. Per i contadini è il simbolo contro le vessazioni degli occupanti, e contro le loro ruberie. Per i francesi invece diventa immediatamente “Terreur des Departements au delà des Alpes”. Sono storici alcuni colpi clamorosi come l’aggressione al Ministro Saliceti, commissario del governo napoleonico, al gen. Milhaud e al convoglio del Papa Pio VII che andava a Parigi per l’incoronazione di Napoleone (1804).
Abilissimo nei travestimenti, amante delle beffe, Mayno va e viene per il suo paese e passa in incognito sotto il naso delle forze dell’ordine, grazie anche a connivenze e all’aiuto della popolazione rurale, di cui interpreta l’attaccamento all’ordine tradizionale (Trono e Altare) contro l’oppressione straniera e contro la guerra. 
Bonaparte Napoleone si proclama ““Re d’Italia e Imperatore dei Francesi”?  Lui,  sprezzante, si nomina: “ Re di Marengo e Imperatore delle Alpi”.
 Ah questo piccolo uomo che sfida il vincitore di tante battaglie, l’empereur, il piccolo corso che nessuno osava affrontare.
Cristina, sua moglie, non lo aveva seguito nelle sue scorribande, ma lui si travestiva e si mascherava, e andava, la notte, a farle visita.  Però a volte la vendetta arriva anche sotto forma di tradimento, forse per trenta denari, forse meno, chissà. Così una di quelle sere in cui voleva incontare la sua sposa, Il 12 aprile 1806, gli venne tesa un'imboscata. Il corpo, sfigurato dai colpi d'arma da fuoco e dai fendenti di spada, venne esposto per tutta la giornata in Piazza D'Armi ad Alessandria, con appeso un cartello con su scritto “così finisce Giuseppe Mayno della Spinetta, brigante”. Il suo corpo, gettato in una fossa comune, non sarà mai più rintracciato. 
Non morì però nella memoria orale e scritta. Il mito rimane tale, e chi combatte l’oppressore è un eroe, malgrado il potente di turno, malgrado il duce. Così nacquero e si moltiplicarono storie, leggende, barzellette.

(Fonti: Wikipedia)

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