Le emergenze in Italia sembrano non finire. Per fortuna di
tanto in tanto c’è chi si rinnova e si riforma. Gli Ordini professionali, che a
qualcuno sembrano solo caste che difendono a spada tratta i propri privilegi,
si sforzano spesso di andare incontro ai bisogni primari delle persone.
Potremmo dire dell’Ordine dei Giornalisti, per esempio, quello che consente
(ricordate il Verbo? “Fate che i giovani vengano a me”) a editori e direttori
indecenti di “assumere” ragazzi per fare ottenere loro il tesserino, nei due
anni di gavetta i ragazzi non vengono pagati molto spesso, e se lo sono
arrivano a prendere intorno ai 300 euro mensili, l’Ordine li tutela! (sic). Lo
stesso potremmo dire di altri Ordini. Tuttavia ogni tanto si respira aria
nuova, leggo che quello dei Medici ha emanato un nuovo codice deontologico che
dice fra l’altro che le persone in cura, a partire da subito, non dovranno più
essere chiamati “Pazienti”, ma “Persone assistite”. Ecco la rivoluzione vera! L’Italia è maestra in sommovimenti culturali
simili. Una volta c’erano gli spazzini, improvvisamente sono spariti per
lasciare il posto agli “operatori ecologici”. Avevano ramazze identiche a
prima, inveivano come prima contro i cretini che lasciano in giro ogni cosa,
hanno mantenuto stesse divise e stessi strumenti, però hanno cambiato nome. Un
tempo c’erano i ciechi che sono inopinatamente diventati “non vedenti”. Uno
di loro, simpaticamente, amava dire “mi hanno cambiato nome, però sono rimasto
cieco come prima”. Lo stesso vale per tutte gli altri problemi che colpiscono
alcune persone. I disabili, genericamente, sono diventati “diversamente abili”,
ancora si deve capire diversamente da che o da chi, il cieco è diverso dallo
zoppo? Il sordo dal cieco e così via? Oggi si sprecano le allocuzioni, “io”
dice un’amica “sono diversamente giovane” un altro si dice “diversamente magro”.
Personalmente ho i capelli diversamente castano scuro, e qualcuno osa dire che
li ho bianchi mi inalbero!
Comunque il governo Letta, per far vedere la sua vis
innovativa, potrebbe varare alcune ormai indispensabili e non procrastinabili
riforme lessicali, ci permettiamo di suggerire alcuni esempi:
Dire poveri è umiliante, chiamiamoli “diversamente ricchi”.
In Parlamento siedono “diversamente assolti” è ora di finirla di chiamare quello
di Arcore (e Totò Riina) “evasore fiscale e criminale”. La signora Santanchè
potrebbe essere “diversamente bella e intelligente” per riassumerne le doti
etiche ed estetiche. I giovani sono
nella maggior parte “diversamente lavoratori”. I possessori di auto di lusso e
ville in Costa Smeralda che dichiarano 5.000 euro l’anno di reddito sono i “diversamente
tassati”. I pensionati al minimo diventino immediatamente “diversamente
benestanti”. Soprattutto dovremmo, ora che è libero, riappropriarci del termine
“pazienti”. Così si chiamino gli italiani da oggi… Finché dura!
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