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mercoledì 25 settembre 2013

Critical mass e comitati NOTAP

Critical mass (massa critica), è il momento in cui la massa sociale è tale  assicurare una vera e propria rivoluzione dei costumi, del pensiero, dei comportamenti. La prima volta che tale termine venne utilizzato fu il 25 settembre 1992, quando un gruppo nutrito di ciclisti si riunì a San Francisco e iniziò a pedalare fra il traffico automobilistico creando “caos”. Per dimostrare che muoversi in bicicletta è possibile anche in città. Da allora le manifestazioni di “critical mass” si sono moltiplicate nel mondo. Partono per passaparola, non hanno capi e capetti, non hanno percorsi preordinati, chi sta avanti improvvisa. L’unica forma organizzativa è l’appuntamento. In Italia, dal 2002, critical mass ci sono state a Roma, Milano, Torino, Bologna. Pensavo alla critical mass tornando da un incontro, il primo a cui ho assistito, con comitati NO TAP al fondo Verri. Hanno spiegato i motivi del loro no che non è affatto pregiudiziale, ma mediato da ragionamenti sul territorio, sull’utilizzo che se ne vuole fare, sulla vocazione che ha. Turistica? Agricola? Pannellosolare? “Prima c’erano le Specchie antiche nelle nostra campagne, oggi ci sono gli specchi”. A chi giova la TAP se, dicono i ragazzi del movimento, se entro il 2050 si dovranno cercare e trovare fonti alternative, come  recitano i trattati internazionali? Perché livellare il fondo marino di fronte a San Foca con bitume e cemento per far passare un tubo, andando ad influenzare l’equilibrio naturale? Perché utilizzare 12 ettari di terreno agricolo per fare stoccaggio? Soprattutto sapere che a margine della TAP ci sono personaggi contigui a politici di alto e basso lignaggio, con e senza baffi, inquieta i Notav. La “critical mass” no tap sta riflettendo su tutto questo e più pensa più diventa “mass”, perché manca informazione, e manca la politica. Ieri sera l’unica eccezione è stata la presenza di Carlo Salvemini, non si sono fatti vedere esponenti di nessun altro partito. Questo è forse il valore aggiunto delle deriva della politica stessa negli ultimi vent’anni fatti di nominate i che non sentono il dovere e l’onere di cercarsi voti, di essere presenti, di dialogare. Non sentono, per dirla brutalmente, la necessità di essere eletti per rappresentare i territori, fatte ovviamente le debite eccezioni.
I sindaci dei paesi interessati dalla TAP sono compatti nel dire no, ancora non sono note le posizioni dei rappresentanti provinciali e regionali, questa è una discrepanza vera e propria. Si stanno creando i presupposti, qualora il progetto passasse il vaglio della Regione, per un movimento (critical mass?) tipo NOTAV. Sappiamo la piega che ha preso, sappiamo che la ragion di stato evocata da ogni partito non abbia prevalso nei valligiani del nord, e sappiamo di attentati che, per dirla tutta, hanno l’aspetto di forme di protesta della mafia appaltatrice, piuttosto che quella del terrorismo tanto evocato e tanto decantato dagli organi di informazione. E’ pur vero che TAP in Salento ha evocato Libera, proponendo di far gestire dall’associazione di Don Ciotti i fondi che verranno versati al territorio per risarcimento dei disagi subiti, altrettanto vero è che l’associazione non si è espressa in alcun modo, al momento. Questo però non è sufficiente per dire che questa opera faraonica sarà esente da infiltrazioni, non ne è garanzia, abbiamo recenti esempi nel fotovoltaico incontrollato. Personalmente sono sempre titubante sui NO pregiudiziali, tuttavia ritengo che l’informazione sia essenziale per non farlo dire, e ritengo che gli esponenti politici debbano metterci la faccia e tutto il loro sapere per spiegare ed essere presenti. Dai partiti di maggioranza a quelli che cercano un segretario con le primarie a quelli che stanno alla guida della Regione. Il rischio di perdere altri voti, di allontanare altre persone è esageratamente alto. 

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