Azzardopoli
si chiama il rapporto di Libera sul gioco d’azzardo per il 2012. I numeri sono
inquietanti: 1260 sono gli euro giocati da ogni italiano (neonati compresi) nel
2012, 800.000 le persone dipendenti dal gioco, 76,1 miliardi di euro giocati,
10 miliardi la stima del gioco illegale. Con questi numeri l’Italia si
pone al terzo posto al mondo e al primo in Europa per cifre giocate. Per
capirci, 76 miliardi di euro sono quattro finanziarie (quelle normali, prima di
Monti), due volte la spesa sanitaria delle famiglie, otto volte la spesa per
l’istruzione sempre delle famiglie, equivale alla spesa che lo Stato fa per la
scuola (stipendi, riscaldamento e luce comprese). Lo Stato gestisce
direttamente questo enorme business, e parliamo di un vero paradosso, l’articolo
721 del codice penale stabilisce che sono giochi d’azzardo quelli nei quali
“ricorre il fine di lucro…” e che sono assolutamente vietati. In pratica in
ogni locale pubblico non sarebbe consentito giocarsi un aperitivo a briscola.
Non a caso ogni gioco, ogni gratta e vinci deve essere approvato con apposito
iter parlamentare. In questo sistema la malavita si inserisce perfettamente con
la gestione diretta, o con prestanome, di punti scommessa o sale gioco
imponendo le sue regole e sempre più spesso i suoi strumenti come le slot
truccate o non collegate ai terminali dell’AAMS (Agenzia delle Dogane e dei
Monopoli). Quanto guadagna lo Stato dal gioco? Anche qui è interessante
leggerne, a fronte di una pressione fiscale indecente, i giochi sono l’unica
attività che vede un calo delle imposte. Nel 2004, a fronte di giocate per 24.8
miliardi di euro, lo Stato incassò 7.3 miliardi (pari al 29.4%), nel 2011 a
fronte di giocate per 79,9 miliardi, incassò la cifra di 9 miliardi (pari
all’11,2%). Nel 2012 la stima
è di 8.050 miliardi, pari al 9,2% del giocato. Come si vede parliamo di
un’isola felicissima. I Monopoli di Stato avrebbero il dovere di controllare
tutto l’apparato giochi. Dal 2004, quando vennero aperte le licenze, 10
sorellastre di presero tutto quanto (Atlantis World,
Cogetech, Snai, Lottomatica, Hbg Group, Cirsa, Codere, Sisal, Gmatica, Gamenet). Tuttavia AAMS è spesso
distratta, in un rapporto
della DNA (Dipartimento Nazionale Antimafia) si parla espressamente di “… atteggiamento inerte dei Monopoli
nei confronti delle concessionarie di rete…” Per conseguenza la malavita ha
buon gioco, dietro ogni luogo dove si perde denaro c’è necessità di prestiti,
ecco gli strozzini che bazzicano quei luoghi, dietro ogni vincita si può celare qualche forma di riciclaggio.
Antica arma utilizzata dalle mafie: acquistare biglietti vincenti per
giustificare arricchimenti altrimenti sospetti. Non a caso da Aosta alla
Sicilia sono 41 i clan inquisiti (per la Puglia si parla dei clan: Vicientino,
Pasimeni, Vitale, Penna, Parisi, Capriati, Tornese, Strisciuglio). Un ampio
capitolo del rapporto è dedicato al gioco on line che non risparmia nessuna
fascia di età con Poker on line, Casinò, scommesse in tempo reale (si può
scommettere su un’azione di calcio in corso) che minano la vita stessa di
moltissime famiglie. Il gioco dei minori, apparentemente proibito dalla legge,
non pare esserlo altrettanto da parte di molti gestori di punti scommessa e
sale gioco. Al disastro della rovina economica delle famiglie si aggiunge il
dramma sanitario dei malati di gioco. Si stimano 1.720.000 di giocatori a
rischio, di cui 708.000 patologici, ci si chiede come mai il divieto di
pubblicità per alcoolici e sigarette non sia esteso al gioco d’azzardo. Le
proposte di Libera vanno in questa direzione, oltre che verso la ridefinizione
delle norme autorizzatorie, gestione e controllo, di destinare il 5% degli
introiti alla prevenzione e ricerca e cura, il riconoscimento della ludopatia come malattia. Ogni
anno in Italia vi sono dai 5,5 ai 6,6 miliardi di euro di costi complessivi per
la società dovuti al gioco patologico.
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