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mercoledì 3 aprile 2013

Azzardopoli. Rapporto di Libera sul gioco d'azzardo


Azzardopoli si chiama il rapporto di Libera sul gioco d’azzardo per il 2012. I numeri sono inquietanti: 1260 sono gli euro giocati da ogni italiano (neonati compresi) nel 2012, 800.000 le persone dipendenti dal gioco, 76,1 miliardi di euro giocati,  10 miliardi la stima del gioco illegale. Con questi numeri l’Italia si pone al terzo posto al mondo e al primo in Europa per cifre giocate. Per capirci, 76 miliardi di euro sono quattro finanziarie (quelle normali, prima di Monti), due volte la spesa sanitaria delle famiglie, otto volte la spesa per l’istruzione sempre delle famiglie, equivale alla spesa che lo Stato fa per la scuola (stipendi, riscaldamento e luce comprese). Lo Stato gestisce direttamente questo enorme business, e parliamo di un vero paradosso, l’articolo 721 del codice penale stabilisce che sono giochi d’azzardo quelli nei quali “ricorre il fine di lucro…” e che sono assolutamente vietati. In pratica in ogni locale pubblico non sarebbe consentito giocarsi un aperitivo a briscola. Non a caso ogni gioco, ogni gratta e vinci deve essere approvato con apposito iter parlamentare. In questo sistema la malavita si inserisce perfettamente con la gestione diretta, o con prestanome, di punti scommessa o sale gioco imponendo le sue regole e sempre più spesso i suoi strumenti come le slot truccate o non collegate ai terminali dell’AAMS (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli). Quanto guadagna lo Stato dal gioco? Anche qui è interessante leggerne, a fronte di una pressione fiscale indecente, i giochi sono l’unica attività che vede un calo delle imposte. Nel 2004, a fronte di giocate per 24.8 miliardi di euro, lo Stato incassò 7.3 miliardi (pari al 29.4%), nel 2011 a fronte di giocate per 79,9 miliardi, incassò la cifra di 9 miliardi (pari all’11,2%).  Nel 2012 la stima è di 8.050 miliardi, pari al 9,2% del giocato. Come si vede parliamo di un’isola felicissima. I Monopoli di Stato avrebbero il dovere di controllare tutto l’apparato giochi. Dal 2004, quando vennero aperte le licenze, 10 sorellastre di presero tutto quanto (Atlantis World, Cogetech, Snai, Lottomatica, Hbg Group, Cirsa, Codere, Sisal, Gmatica, Gamenet). Tuttavia AAMS è spesso distratta,  in un rapporto della DNA (Dipartimento Nazionale Antimafia) si parla espressamente di  “… atteggiamento inerte dei Monopoli nei confronti delle concessionarie di rete…” Per conseguenza la malavita ha buon gioco, dietro ogni luogo dove si perde denaro c’è necessità di prestiti, ecco gli strozzini che bazzicano quei luoghi, dietro ogni vincita si può  celare qualche forma di riciclaggio. Antica arma utilizzata dalle mafie: acquistare biglietti vincenti per giustificare arricchimenti altrimenti sospetti. Non a caso da Aosta alla Sicilia sono 41 i clan inquisiti (per la Puglia si parla dei clan: Vicientino, Pasimeni, Vitale, Penna, Parisi, Capriati, Tornese, Strisciuglio). Un ampio capitolo del rapporto è dedicato al gioco on line che non risparmia nessuna fascia di età con Poker on line, Casinò, scommesse in tempo reale (si può scommettere su un’azione di calcio in corso) che minano la vita stessa di moltissime famiglie. Il gioco dei minori, apparentemente proibito dalla legge, non pare esserlo altrettanto da parte di molti gestori di punti scommessa e sale gioco. Al disastro della rovina economica delle famiglie si aggiunge il dramma sanitario dei malati di gioco. Si stimano 1.720.000 di giocatori a rischio, di cui 708.000 patologici, ci si chiede come mai il divieto di pubblicità per alcoolici e sigarette non sia esteso al gioco d’azzardo. Le proposte di Libera vanno in questa direzione, oltre che verso la ridefinizione delle norme autorizzatorie, gestione e controllo, di destinare il 5% degli introiti alla prevenzione e ricerca e cura, il riconoscimento della  ludopatia come malattia. Ogni anno in Italia vi sono dai 5,5 ai 6,6 miliardi di euro di costi complessivi per la società dovuti al gioco patologico.

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