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martedì 5 giugno 2012

Lui si chiama Luca Dordolo



Lui si chiama Luca Dordolo, è iscritto alla Lega Nord di Udine, capogruppo del suo partito in Consiglio Comunale, segretario del Presidente del Consiglio Regionale. Un uomo pubblico a tutti gli effetti, una persona che dovrebbe avere il senso della misura e delle istituzioni, quanto meno locali.
Udine: un indiano uccide la moglie e la getta nel fiume Po. Immediato il cordoglio del Dordolo sul suo profilo facebook: “La donna indiana gettata nel Po ha inquinato il nostro fiume sacro. Cosa direbbero se andassimo a fare lo stesso nel Gange?” No, non è uno scherzo, queste parole sono vere. Per fortuna l’Italia, anche Udine, è fatta di persone civili, per fortuna si è scatenato un uragano contro il Dordolo che è stato costretto a scusarsi “profondamente” (sic) per aver dato “un’idea xenofoba e razzista di me e del partito che rappresento” (quel partito tutto casa e chiesa- così proteso nel volontariato a favore dei senza tetto immigrati...- n.d.r.). Che il Dordolo non si senta italiano lo si capisce perfettamente anche dall’utilizzo improvvisato dei fondamentali lessicali e linguistici nella compilazione delle frasi. Anche i dirigenti locali del partito xenofobo hanno capito l’antifona e ne hanno chiesto le dimissioni. Il problema però rimane: come si scelgono i candidati? Chi tenta di bruciare immigrati come può sedere al Parlamento europeo? Chi ha queste idee naziste come può essere uomo delle istituzioni? In pochi giorni è successo di tutto, dopo il terremoto e i primi 9 morti un altro  leghista, segretario di una sezione cittadina, poi dimissionato dalla civiltà delle persone scrisse, sempre su facebook:  “scusate il disturbo, la padania si sta staccando”. Quello sputava sui morti che vorrebbe rappresentare, gli abitanti del nord.
Luca Dordolo, un nome che probabilmente passerà alla storia come una parte dei rifiuti tossico-nocivi della civiltà. 

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