Lui si chiama Luca Dordolo, è iscritto alla Lega Nord di
Udine, capogruppo del suo partito in Consiglio Comunale, segretario del
Presidente del Consiglio Regionale. Un uomo pubblico a tutti gli effetti, una
persona che dovrebbe avere il senso della misura e delle istituzioni, quanto
meno locali.
Udine: un indiano uccide la moglie e la getta nel fiume Po.
Immediato il cordoglio del Dordolo sul suo profilo facebook: “La donna indiana
gettata nel Po ha inquinato il nostro fiume sacro. Cosa direbbero se andassimo
a fare lo stesso nel Gange?” No, non è uno scherzo, queste parole sono vere.
Per fortuna l’Italia, anche Udine, è fatta di persone civili, per fortuna si è
scatenato un uragano contro il Dordolo che è stato costretto a scusarsi
“profondamente” (sic) per aver dato “un’idea xenofoba e razzista di me e del
partito che rappresento” (quel partito tutto casa e chiesa- così proteso nel volontariato a favore dei senza tetto immigrati...- n.d.r.). Che il Dordolo non si senta italiano lo si capisce
perfettamente anche dall’utilizzo improvvisato dei fondamentali lessicali e linguistici nella
compilazione delle frasi. Anche i dirigenti locali del partito xenofobo hanno
capito l’antifona e ne hanno chiesto le dimissioni. Il problema però rimane: come si scelgono i candidati? Chi tenta di bruciare immigrati come può sedere
al Parlamento europeo? Chi ha queste idee naziste come può essere uomo delle
istituzioni? In pochi giorni è successo di tutto, dopo il terremoto e i primi 9
morti un altro leghista, segretario di
una sezione cittadina, poi dimissionato dalla civiltà delle persone scrisse,
sempre su facebook: “scusate il
disturbo, la padania si sta staccando”. Quello sputava sui morti che vorrebbe
rappresentare, gli abitanti del nord.
Luca Dordolo, un nome che probabilmente passerà alla storia
come una parte dei rifiuti tossico-nocivi della civiltà.
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