1 aprile 1868: il Parlamento del Regno d’Italia vota a
favore della Tassa Sul Macinato. Promulgata poi dal governo Menabrea il 7
luglio dello stesso anno.
Tale balzello prevedeva una tassazione non in base alla
quantità di grano od altri cereali effettivamente macinati, ma in base al
numero di giri della macina. Ovviamente, essendo la produzione diversificata in
relazione alla tipologia di prodotto, la cosa si tramutò in un banale rincaro
del pane. Il governo dell’epoca fece questa criminale operazione per “risanare
le finanze pubbliche”. Se è vero che il pareggio di bilancio venne raggiunto
nel 1876, altrettanto vero è che il pane era molto spesso l’unico alimento per
le classi basse, ed è vero che il suo rincaro gettò nell sconforto la
popolazione e portò alla chiusura di molti molini piccoli che non potevano
reggere al peso dell’imposta. L’Italia si rivoltò e la repressione nel sangue
fu violentissima e venne guidata dal generale Cadorna.
Menabrea |
Monti |
La famigerata tassa venne abolita dal governo Depretis nel
1884.
Ora Menabrea si starà rivoltando nella tomba per la rabbia e la gelosia,
avesse avuto uno straccio di articolo 18 da eliminare e una tassa sui
pensionati da imporre sarebbe stato il Monti ante litteram. Ah, Cadorna non c’è
più, se l’Italia vuole rivoltarsi…
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