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sabato 31 marzo 2012

Irena che non ha avuto il nobel per la pace


Irena Sendler è nata a Varsavia il 15 febbraio 1910, morì il 12 maggio 1998. Una vita passata nel silenzio fino al 1997, quando L'ex Presidente della  Polonia, Lech  Kaczyski, conservatore, ha avanzato la proposta al Senato per proclamarla eroina nazionale; il senato ha votato a favore all’unanimità, raccomandandola per il  Premio Nobel per la pace, che invece andò a Al Gore.«Avrei potuto fare di più. Questo rimpianto non mi lascerà mai» disse un giorno Irena.






Lei che salvò circa 2500 bambini dal ghetto di Varsavia. Donna piccola, semplice, cattolica di famiglia socialista, all’epoca era assistente sociale e infermiera per le malattie infettive.  Nome di battaglia: Jolanta,  il movimento partigiano non comunista Zegota  le affidò il compito di salvare quante più vite potesse. Per questo si fece affidare al ghetto. Convinse in ogni modo i genitori ad affidarle i bimbi che portava fuori dal ghetto utilizzando i metodi più diversi. Dall’uso di sotterranei, all’ambulanza dove li nascondeva in sacchi. Aveva di fianco un cane ringhioso che incuteva timore alle sentinelle naziste. A questo aggiunse il fatto che, come infermiera degli infettivi, faceva capire in qualche modo di poter essere portatrice di malattie strane. Poi distribuiva i bimbi a famiglie in prevalenza cattoliche  e in conventi cambiando loro i nomi e rendendoli "cristiani". Annotava ogni cosa, Irena, poi metteva le sue liste in barattoli per la marmellata che nascondeva sotterrandoli sotto alberi di amici e conoscenti. Nel 43 venne arrestata dalla gestapo, ma le torture non furono sufficienti a farla parlare. Tanto che venne condannata a morte. Si salvò grazie all’intervento di Zegota che, si dice, corruppe l’ufficiale che la vigilava. Finita la guerra dissotterrò le sue liste, ma non potè riunire tutte le famiglie, i genitori in maggior parte vennero deportati e non tornarono. Da allora dedicò la sua vita a quei ragazzi trovando loro famiglie adottive e case famiglia. Il regime comunista, ironia del destino e crudeltà del realismo socialista, l’accusò di non essere stata abbastanza “rossa” durante la resistenza, lei, iscritta, uscì dal partito nel 68 e aderì, nell’80  a Solidarnosc. La Polonia comunista si fece promotrice dell’oblio di questa storia, riscoperta solo nel 1997.  Su di lei,  nel 2009 venne realizzato un film per la televisione, di coproduzione Polacca e Americana, “The Courageous Heart of Irena Sendler”  in  inglese e mai portato in Italia. E MARCELA SERRANO la ricordò nel libro: DIECI DONNE. 

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