Commenti

Non pubblicheremo commenti anonimi.

venerdì 23 marzo 2012

Con Libera ricordando le vittime di mafia


In ogni manifestazione ci sono momenti, attimi, sensazioni che rimangono impressi. I colori dei ragazzi che sfilavano con Libera nella giornata del ricordo, il 21 marzo 2012, prima primavera, le prime file dei bimbi delle scuole elementari. Erano tanti, belli.

Altro ricordo, altra emozione, lei, Viviana Matrangola, figlia (è bene ricordarlo) di Renata Fonte, che dal palco ai Celestini dice del ricordo mentre la voce le si rompe. Il suo respiro quasi affannoso nel microfono e le pause che spingono indietro la tensione. Attimi, appunto, sensazioni. E la litania dei nomi (tanti, troppi) delle vittime di mafia scandite da quello stesso palco che finisce con le parole “e tutti gli altri di cui non siamo ancora riusciti a conoscer il nome”. Tanti… troppi.

Il corteo è partito da Porta Napoli, quasi allegro, prima tappa davanti alla guardia di finanza per dire delle vittime dei servitori dello Stato. Gli striscioni dei ragazzi parlano di Impastato, della mafia che è “una montagna di merda”. Ci sono i gonfaloni di Cavallino e Melissano con i sindaci in fascia tricolore. Manca quello di Lecce, la città ospite, peccato veramente. “Credo si tratti di una grave assenza” mi dice Antonella Cazzato della CGIL “la trasparenza è strategica ovunque, e la politica deve orientarsi su procedure stringenti contro la pervasività della criminalità organizzata. Anche i discorsi sulla riforma della giustizia debbono tenerne conto, parlo delle intercettazioni, per fare un esempio”.
C’è il sindaco di Uggiano la Chiesa, Salvatore Piconese che mi dice che il senso civico è anche ricordo delle vittime di mafia. “Occorre essere qui perché è impegno civile, il nostro 150° dell’Unità d’Italia è stato il ricordo del 1861, ma si è snodato nei percorsi della lotta di liberazione dal nazi fascismo e della lotta alla mafia”.
Si cammina ancora fino al tribunale, due giudici parlano dell’importanza dell’impegno e dei loro caduti, le parole lette sono quelle di Borsellino, il ricordo è anche un’agenda mai ritrovata, quella rossa.
“Partecipazione è il modo per combattere le mafie. Oggi si assiste passivamente a trasmissioni che trasmettono violenza. Anche Amici di Maria De Filippi potrebbe essere buona, però i continui litigi fra i partecipanti lanciano messaggi inquietanti ai ragazzi. Manifestazioni per una collettiva presa di coscienza sono importantissime” mi dice Valeria Mignone, giudice a Lecce. E incontro piemontesi di Carmagnola, vicino a Torino, del Baldessano Roncati, un Istituto Superiore “Siamo gemellati con una scuola di Brindisi nei PON legalità, sono loro venuti a trovarci, ora restituiamo noi la visita, oggi siamo a Lecce per visitare la città, ma soprattutto per la manifestazione di Libera” mi dice un’insegnante venuta da lontano con i ragazzi.  
E quel palco pieno di autorità. Improvvisamente si materializzano il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, l’assessore provinciale Filomena Solero Dantini, il Presidente della Provincia Antonio Gabellone. C’è l’Arcivescovo di Lecce, Domenico Umberto D’Ambrosio, e ci sono rappresentanti della Prefettura.  
Sarebbe stato bello unire la manifestazione contro i razzismi organizzata dalla Provincia a questa contro le mafie, lo dicono i ragazzi immigrati che sfilano con Libera segnalando una presenza forte e ricordando le tristezze di Boncuri e di Tecnova.
Sensazioni, emozioni, urla liberatorie “noi la mafia non la vogliamo…” forse è poco per combatterla, certo non basta, però i colori possono cambiare la visione della vita e di una città che scorre sotto enormi manifesti dove i candidati sorridono tutti quanti e sono tutti “dalla parte di Lecce”. Sono belli i colori, anche per i bambini dai 10 ai 14 anni di Taranto che, dice la magistratura, sono utilizzati come “vedette” dai mafiosi.  
I ragazzi non sono stanchi, proseguono fino in piazza Sant’Oronzo dove un grande girotondo coinvolge decine di persone e poi improvviso il flash mob dei ragazzi del Deledda. Tutti a terra coperti di lenzuola bianche. “L’abbiamo fatto perché dobbiamo capire che le mafie sono ovunque, anche nei comportamenti mafiogeni quotidiani. Sfruttare un amico chiedendogli ogni giorno i compiti da copiare è un comportamento eticamente scorretto”. Dice Martina. Maicol conferma perché “notiamo spesso atteggiamenti scorretti anche a scuola”. I comportamenti virtuosi servono, anzi, sono indispensabili.
Fino a Palazzo Celestini dove ci sono autorità ad aspettare. C’è Perrone il sindaco senza gonfalone, c’è l’assessore D’antini, il Vescovo, c’è Gabellone e altri ancora a dire i nomi dei caduti di mafia. C’è anche la candidata Loredana Capone che pone l’accento “è giornata importante per tenere gli occhi aperti. Le mafie si camuffano troppo bene e sempre più in alto.  A volte quasi lecite apparentemente. E’ l’insegnamento che magistratura e forse dell’ordine ci impartiscono. Scavare nel finto lecito per far uscire il malaffare”.


Nessun commento:

Posta un commento