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mercoledì 15 febbraio 2012

Lecce rispetta le regole per la toponomastica?

Qual è l’iter per cambiare o assegnare un nome ad una via? Sicuramente gli amministratori illuminati ne sono informati.  Per capire leggiamo: “La legge n.1188 del 1927, concernente le intitolazioni di nuove strade, oltre che di monumenti e altri ricordi permanenti, attribuisce ai prefetti la competenza ad autorizzare le intitolazioni di strade e piazze pubbliche. Prevede, altresì, il divieto di intitolare strade e piazze pubbliche, oltre che monumenti o altri ricordi permanenti, a persone che siano decedute da meno di dieci anni, demandando al Ministero dell'interno la facoltà di derogare a tale disposizione in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano acquisito particolari meriti in ambito sociale”.  

Leggiamo poi sul sito della Provincia di Lecce “Nel caso di cambiamento del nome all’area di circolazione sul cartello deve essere indicata anche la precedente denominazione (art. 41 comma 4 DPR 223/89). Riassumendo, per titolare o cambiare il nome ad una via l’Amministrazione Comunale deve seguire un iter preciso:
1 Proposta Ufficio Toponomastica/Anagrafe
2 Parere favorevole Commissione
3 Deliberazione Giunta Municipale
4 Approvazione PREFETTURA
5 Apposizione cartelli con i nomi strada
6 In caso di rinonimazione mettere il nome vecchio sotto il nuovo.
Due sono i ministeri coinvoli, quello degli Interni per la titolazione di nuove vie, quello dell’Istruzione per il cambio di nome.
Non sempre il percorso è agevole, qualcosa ne sa  il Sindaco di Roma Veltroni che tentò di titolare parte del lungotevere Michelangelo a Federico Fellini (mica uno qualunque). La controversia con la soprintendenza, che diede parere negativo, durò otto lunghi anni, a decidere fu il TAR che bloccò l’intitolazione e invitò le “Amministrazioni comunali a valutare di disagi che si creano con la variazione della denominazione di una strada sia sui cittadini che sulle pubbliche amministrazioni: aggravio di lavoro per il servizio anagrafico, il catasto, il registro immobiliare” Circ. Min.Int. n.7 (1987) n.4 (1996) e ancora si deve tener conto della “tradizione storica e culturale delle popolazioni e della cultura di cui il toponimo è espressione”. In sostanza occorre guardare la tradizione culturale del luogo, ragion per cui il ministero competente per rinominare vie esistenti è quello dell’Istruzione, non degli Interni.   
E veniamo a Lecce, la città che nella sua toponomastica non si fa mancare le vie Predappio e Almirante, chissà se per continuità storica o contiguità ideale. Siamo certi che la titolazione delle Vie Gaetano Quarta, deceduto il 9 ottobre 2003, Vittorio Aymone, deceduto il 22 gennaio 2010 e Ernesto Alvino hanno seguito tutte le regole. Sicuramente dal 2003 e dal 2010 non sono passati 10 anni dalla morte degli interessati. Al di là dei meriti sicuramente significativi dell’industriale Quarta, dell’editore Alvino, e dell’avvocato Aymone, rimane irrisolto il problema dell’apposizione sulle targhe dei nomi delle vie loro dedicate e dell’antica denominazione delle stesse. In Piazza Sant’Oronzo si legge, giusto per fare un esempio, la targa Via E.Alvino, manca la dicitura: già Piazza Sant’Oronzo. Si trova sul marciapiedi ed è attualmente corredata da stemmini di qualche giovincello nostalgico di quando c’era lui, è brutta e nuova, nero su bianco in lamierino e fa a pugni con la bellezza dell’insieme.  Alle sue spalle è rimasta l’antica targa “Piazza Sant’Oronzo” in maiolica e sul muro. Che la stessa strada abbia due nomi, per il turista e per il passante che passa è un enigma.  Siamo certi che l’attenta Amministrazione Comunale ha allo studio qualcosa di dignitoso per l’estetica, per la logica e per il rispetto delle normative. Insomma, la piazza più bella di Lecce merita qualcosa di meglio di un paletto in ferro con una targa in lamiera. Nel frattempo rimane senza risposta l’interpellanza del Consigliere Pankiewicz che chiede più visibilità per le strade dedicate a due illustri leccesi, si legge nell’interrogazione: “A Giuseppe Codacci – Pisanelli è stata dedicata una via, desolata e senza case, alle spalle della stazione ferroviaria, e ad Augusto Melica un’altra via, altrettanto desolata e senza case, nei pressi del carcere di Borgo San Nicola, esprimiamo il disappunto per tali scelte a suo tempo adottate”.



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