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mercoledì 25 gennaio 2012

naufragi e naufragi


“Scialuppe che non scendono, personale che non sa cosa fare, scarsa preparazione a gestire l’emergenza, ordini maldestri come quello, assurdo di tornare nelle cabine. La confusione che c’è stata rivela un’incredibile trascuratezza nell’applicazione delle norme di sicurezza. Sicurezza che va organizzata prima, con esercitazioni e simulazioni, e gestita dopo. Non tutte le carenze di sicurezza possono farsi risalire alla condotta del comandante. Per questo l’inchiesta non potrà escludere alcun fronte”. E ancora:”occorre infatti spingere lo sguardo oltre la testa dello sciagurato comandante Francesco Schettino e puntarlo sulle scelte fatte dal datore di lavoro, e cioè dall’armatore”. Così dice il procuratore generale della Toscana Deida che aggiunge "fu l'armatore a scegliere Schettino".

Tragedia all'isola del Giglio, affonda la nave Costa Concordia

Bene, si sono sprecati in questi giorni i paralleli fra la Concordia e la nave Italia che sta andando alla deriva. Meno male che ci sono i giudici a indagare, meno male che qualcuno dice chiaro e tondo che la responsabilità maggiore dei naufragi non è dei poveri passeggeri, neppure tutta del capitano (più o meno coraggioso), ma è di una scelta criminale della multinazionale Costa Crociere. Quando il business (leggi: speculazione) governa il mondo, va a finire così. Quando un governo di tecnici confonde la parola Welfare con la parola carità finisce così. E finisce così quando a fianco del comandante che esegue pedissequamente ordini che arrivano dal mercato ci sono alti ufficiali che, pur arrivando da scuole diverse, addottano senza se e senza ma il suo comando. Della ciurma e dei passeggeri chi se ne frega, mica sono il mercato quei pezzenti in terza classe. 

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