“Scialuppe che non scendono, personale che non sa cosa fare,
scarsa preparazione a gestire l’emergenza, ordini maldestri come quello,
assurdo di tornare nelle cabine. La confusione che c’è stata rivela
un’incredibile trascuratezza nell’applicazione delle norme di sicurezza.
Sicurezza che va organizzata prima, con esercitazioni e simulazioni, e gestita
dopo. Non tutte le carenze di sicurezza possono farsi risalire alla condotta
del comandante. Per questo l’inchiesta non potrà escludere alcun fronte”. E
ancora:”occorre infatti spingere lo sguardo oltre la testa dello sciagurato
comandante Francesco Schettino e puntarlo sulle scelte fatte dal datore di
lavoro, e cioè dall’armatore”. Così dice il procuratore generale
della Toscana Deida che aggiunge "fu l'armatore a scegliere Schettino".
Bene, si sono sprecati in questi giorni i paralleli fra la Concordia e la nave
Italia che sta andando alla deriva. Meno male che ci sono i giudici a indagare,
meno male che qualcuno dice chiaro e tondo che la responsabilità maggiore dei
naufragi non è dei poveri passeggeri, neppure tutta del capitano (più o meno
coraggioso), ma è di una scelta criminale della multinazionale Costa Crociere. Quando
il business (leggi: speculazione) governa il mondo, va a finire così. Quando un
governo di tecnici confonde la parola Welfare con la parola carità finisce
così. E finisce così quando a fianco del comandante che esegue pedissequamente
ordini che arrivano dal mercato ci sono alti ufficiali che, pur arrivando da
scuole diverse, addottano senza se e senza ma il suo comando. Della ciurma e
dei passeggeri chi se ne frega, mica sono il mercato quei pezzenti in terza
classe.
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