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venerdì 14 ottobre 2011

abbiamo un debito?


Abbiamo un debito. Non parlo di quello pubblico, piuttosto di quello più pesante che abbiamo lasciato alla generazione dei giovani che stanno affollando le piazze, le scalinate, che stanno davanti ai centri del malessere mondiale: banche e signori della finanza. Mi fanno veramente pena e ribrezzo quelli più anziani che dicono “state eccedendo ragazzi, il problema è un altro….”. E’ parzialmente vero, il problema è la generazione di quelli che hanno vissuto gli anni 70. Quelli che, compreso chi scrive, hanno permesso alla filosofia tangentista di prendere il sopravvento, quelli che hanno consentito che un partito diventasse da sinceramente Socialista, a spudoratamente tangentista. Quelli che hanno permesso che un partito già Comunista si trasformasse in qualcosa di strambo e di lontano dalle persone in nome e per conto del nuovo corso.
Da Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer siamo arrivati a Veltroni? Che fine tragicomica. Noi che ridevano mentre si arrestavano politici, che lanciavano monetine senza saper proporre o imporre cambiamenti, ma lasciando tutto nelle mani dei partiti. Che non abbiamo chiesto conto a chi governava con quelli finiti in galera nella varie città senza venire intaccati da indagini. E senza chiederci se in trent’anni di governo fianco a fianco era possibile non accorgersi di nulla ed abbiamo proseguito a votare le stesse persone come se nulla fosse.
Noi, quelli che hanno smesso di scendere in piazza perché  “ci deve pensare la politica”. Quasi la politica fosse cosa altra, diversa, lontana dalle persone. I più coerenti ed onesti, seduti davanti al loro computer, hanno continuato a scrivere la linea, a dire cosa si deve fare per cambiare le cose e a terminare ogni articolo, ogni analisi dicendo più o meno “loro non lo fanno, ahiloro ahiloro”. Noi abbiamo consentito che la rappresentanza diventasse delega tout court. “Io ti voto, ora sono cazzi tuoi, io devo andare al mare, al massimo sto qui a elaborare teoremi e teorie”. Siamo noi che abbiamo consentito alla lega di diventare il partito che è, perché, ricordo, ridevamo di quei quattro pezzenti semianalfabeti che dicevano di averlo duro. Abbiamo abbassato la guardia, semplicemente, banalmente. Noi abbiamo concesso a un guappo costruttore di case di diventare l’uomo più potente d’Italia ed ora molti ridacchiano quando si parla di puttane alla sua corte, o di minorenni sfruttate sessualmente.
Le piazze dovevamo riempirle molto tempo fa. Oggi è tardi, abbiamo dormito e i ragazzi ci chiedono conto. Giustamente. Li ho sentiti in TV, chiedono il default dell’Italia. Intanto parliamo in italiano e non nella lingua imposta dai raffinati dell’economia. Default si chiama fallimento. Perdio, almeno la lingua italiana salviamola, proviamoci, o vogliamo sacrificare anche quella sull’altare della grande finanza, vogliamo delegare un’altra volta ai vari Draghi, draghetti e alle mafie il nostro futuro? Perché non scordiamo che noi abbiamo concesso alle mafie di diventare la più grande azienda europea con il non vedere, non sentire e parlare poco e sottovoce, abbiamo consentito alla ndrangheta di prendersi il movimento terra in Emilia, Liguria, Piemonte, Lombardia.  Abbiamo detto “oh, ma hai visto?” quando il comune di Bardonecchia, primo al nord, venne commissariato per infiltrazioni, e dopo averlo detto siamo tornati a guardare di notte le tette delle ragazze nelle TV di Berlusconi. 
Si parla di pensioni, perché mai non abbiamo riempito le piazze quando i governi pentapartito, tripartito e simili consentivano ed agevolavano pensionamenti a quarantenni?  Ne paghiamo il conto, dobbiamo pagarlo. E magari lo facessimo solo noi, il problema è che lo lasciamo in eredità a quei ragazzi sulle scalinate di banchitalia. Ci siamo anestetizzati prima da soli, poi con il notevole contributo dei partiti sedicenti di sinistra che si sono avvoltolati nelle loro contraddizioni, fino ad aspettare l’uomo che decide e che risolve i problemi. Il nome sui simboli cos’altro significa? Aspettiamo il berluschino di sinistra per votarlo e poi dirgli “ora sono affaracci tuoi, noi pensiamo ad altro”?  Parliamo dei costi della politica e ci scandalizziamo per il costo troppo basso degli spaghetti all’astice al Senato? Ma per favore, non sapevamo da qualche decennio che i parlamentari sono pagati esageratamente e che hanno privilegi che neppure lo scià aveva? Noi siamo stati ben zitti e silenti, loro anche, soprattutto quelli di sinistra. Solo che un tempo, almeno,  restituivano il 50% delle loro prebende ai partiti, oggi neppure quello.  I ragazzi hanno ragione, chi dirà loro “ora basta ragazzi, tornate a casa, ghe pensi mi”?  E’ vero, il problema è un altro, la finanza è il frutto di una politica lasciata sciamare per le strade del potere senza alcun controllo democratico. Il problema siamo noi. Facciamoci da parte, come fa chi ha sbagliato, ai ragazzi portiamo solidarietà, non il verbo

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