Leggo di polemiche e attacchi ai giornalisti da parte di amministratori comunali e provinciali di Lecce. Neppure mi
stupisco molto in realtà, la stampa quando fa il suo dovere può essere più
incisiva di un’opposizione anche puntuale e precisa ma inascoltata dagli stessi
elettori. Sistemi elettorali che hanno trasformato piano piano le città in
feudi in mano a maggioranze blindate fanno si che questo possa accadere, quando
poi a governare è il pugno di ferro e la certezza di essere nel giusto a
prescindere da tutto, la situazione diventa in qualche modo perversa.
Se un
sindaco diventa padrone del vapore o un presidente di regione diventa
“governatore” può accadere. In alcuni casi il voto di scambio fa il resto. E
quando queste maggioranze hanno la certezza che nelle urne il verdetto sarà sicuro in quanto controllato, la cosa diventa ancora più conturbante. Si possono ricercare mille motivi
perché questo accade, si può parlare di un centro sinistra inesistente nei
contatti con gli elettori, per esempio. Di un PD latitante e di una sinistra
che si dimostra sempre più “sinistramente” bieca, avvoltolata su sé stessa,
ininfluente, litigiosa. Una città che vota a maggioranza Nichi Vendola alla
regione non si comprende come mai alle amministrative non voglia mai cambiare maggioranza
in Comune. Semplice riconoscimento del buon lavoro svolto o un incancrenirsi di
meccanismi di potere?
Così succede che, se un giornalista critica la conduzione
della cosa pubblica diventa tout court “nemico della città” e gli viene chiesto
di ammettere che il suo giornale è schierato. Bizzarro veramente non voler
riconoscere il giornalista come professionista ma come un porta borracce! Che
poi queste accuse le facciano politici di rango la dice lunga sul concetto di democrazia che
si è sviluppato negli ultimi vent’anni.
Passeggiando fra i post di facebook ho letto caterve di
commenti dopo l’uscita del Sindaco che parla di Lecce definendola: “città bomboniera”, uno assolutamente degno di
nota era di un’amica mia e della città e recitava: “vorrei vivere in
una città, non in una bomboniera”. Ecco, forse sta qui la sintesi estrema del
tutto, quale idea di città ha l’amministrazione comunale?
Passeggiavo con amici sabaudi venuti a visitare la “bomboniera”.
Dopo aver detto che il centro storico è bello, lindo e pulito, nei pressi di
Porta Rudiae abbiamo svoltato in via Santa Maria del Paradiso e a pochi metri
c’era una catasta di rifiuti, gli amici hanno parlato di tappeti puliti che
nascondono montagne di polvere spazzata sotto.
Dicendo di raccolta differenziata ho appreso che uno di loro
è responsabile del porta a porta di una cittadina lombarda. Mi diceva della
fatica che hanno fatto nel periodo di gestazione del servizio per ottimizzarlo
al massimo. “Mai”, diceva, “una città turistica dovrebbe iniziare questo
servizio a ridosso dell’estate e dell’invasione di turisti, il responsabile o è
un mostro di organizzazione, o si tratta di improvvisazione estemporanea.” Viste le polemiche la risposta pare ovvia.
Insomma, è un po’ come la vicenda del filobus, un sacco di
anni per far partire quei 21 milioni di euro, forse perché si è improvvisato
nel costruirlo?
Senza prove non si può dire nulla, però il pensiero che
strani movimenti (salotti?) governino alcune scelte è ammesso, d’altronde un
padre nobile della Repubblica diceva che a pensare male si fa peccato però
molto spesso si indovina.
Quale idea di città quindi? Città d’arte senza traffico in
centro, pedonale e ciclabile, con piccoli mezzi pubblici che funzionano da
metropolitana di superficie e parcheggi di scambio, oppure città invasa dal
traffico con un parcheggio multipiano in più all’ex Caserma Massa?
Città che non si allaga ad ogni temporale (provate a
percorrere a piedi via Cesare Battisti quando diluvia, se non sapete nuotare
non ne uscite) o piscina a cielo aperto?
Città con un piano di recupero delle vecchie strutture come
ex caserme od ex conventi o con piani sotto traccia per farli decadere e
vendere a qualche privato che ne farà parcheggi?
Città che ha un piano traffico magari da costruire anche in
molti anni, ma chiaro, oppure improvvisazioni estemporanee di chiusure al
traffico creando caos e sconcerto in residenti e non per le 48 ore di una festa?
E’ vero, non sono un amministratore, e non sono neppure
leccese, quindi dico subito che non so come risolvere questi problemi, non ne
ho idea. Il compito non spetta a un passante, ma a chi amministra.
L’idea di poter camminare sul basolato senza schivare auto
parcheggiate in pieno centro, o di passare in bicicletta senza il terrore di
venire arrotato però ce l’ho.
L’idea di non essere costretto in Viale Japigia ad aiutare
la signora che spinge un passeggino o un anziano su seggiola a rotelle
costretti a camminare sulla strada perché il marcipiedi è poco meno di un metro
con pali nel mezzo, credetemi, me la sono fatta!
Per non dire della bizzarra idea di vedere irrisolto il
problema di un sottopasso che tiene impegnati 4 vigili ogni temporale perché si
allaga ed è diventato “assassino”, anche quella me la sono fatta. Ne parlavo
con leccesi DOC, mi hanno detto “da quando è stato costruito il problema esiste”.
Mah, è vero, a Lecce ci sono un sacco di avvocati e forse pochi ingegneri e
architetti.
In buona sostanza, avevano tutti i torti gli amici sabaudi
che dicevano che il centro storico lindo e pinto pare un tappeto sotto il quale
si nasconde la polvere?
O la colpa è tutta dei giornalisti che qualcuno, in altri
tempi, chiamava “comunisti” perché dicevano che lui se la faceva con ragazzine?
A volte qualche dubbio sorge.
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