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lunedì 31 agosto 2015

Lecce: bomboniera o tappeto?

Leggo di polemiche e attacchi ai giornalisti da parte di amministratori comunali e provinciali di Lecce. Neppure mi stupisco molto in realtà, la stampa quando fa il suo dovere può essere più incisiva di un’opposizione anche puntuale e precisa ma inascoltata dagli stessi elettori. Sistemi elettorali che hanno trasformato piano piano le città in feudi in mano a maggioranze blindate fanno si che questo possa accadere, quando poi a governare è il pugno di ferro e la certezza di essere nel giusto a prescindere da tutto, la situazione diventa in qualche modo perversa.
Se un sindaco diventa padrone del vapore o un presidente di regione diventa “governatore” può accadere. In alcuni casi il voto di scambio fa il resto. E quando queste maggioranze hanno la certezza che nelle urne il verdetto sarà sicuro in quanto controllato, la cosa diventa ancora più conturbante. Si possono ricercare mille motivi perché questo accade, si può parlare di un centro sinistra inesistente nei contatti con gli elettori, per esempio. Di un PD latitante e di una sinistra che si dimostra sempre più “sinistramente” bieca, avvoltolata su sé stessa, ininfluente, litigiosa. Una città che vota a maggioranza Nichi Vendola alla regione non si comprende come mai alle amministrative non voglia mai cambiare maggioranza in Comune. Semplice riconoscimento del buon lavoro svolto o un incancrenirsi di meccanismi di potere?    
Così succede che, se un giornalista critica la conduzione della cosa pubblica diventa tout court “nemico della città” e gli viene chiesto di ammettere che il suo giornale è schierato. Bizzarro veramente non voler riconoscere il giornalista come professionista ma come un porta borracce! Che poi queste accuse le facciano politici di rango la dice lunga sul concetto di democrazia che si è sviluppato negli ultimi vent’anni.
Passeggiando fra i post di facebook ho letto caterve di commenti dopo l’uscita del Sindaco che parla di Lecce definendola: “città bomboniera”, uno assolutamente degno di nota era di un’amica mia e della città e recitava: “vorrei vivere in una città, non in una bomboniera”. Ecco, forse sta qui la sintesi estrema del tutto, quale idea di città ha l’amministrazione comunale?
Passeggiavo con amici sabaudi venuti a visitare la “bomboniera”. Dopo aver detto che il centro storico è bello, lindo e pulito, nei pressi di Porta Rudiae abbiamo svoltato in via Santa Maria del Paradiso e a pochi metri c’era una catasta di rifiuti, gli amici hanno parlato di tappeti puliti che nascondono montagne di polvere spazzata sotto.
Dicendo di raccolta differenziata ho appreso che uno di loro è responsabile del porta a porta di una cittadina lombarda. Mi diceva della fatica che hanno fatto nel periodo di gestazione del servizio per ottimizzarlo al massimo. “Mai”, diceva, “una città turistica dovrebbe iniziare questo servizio a ridosso dell’estate e dell’invasione di turisti, il responsabile o è un mostro di organizzazione, o si tratta di improvvisazione estemporanea.” Viste le polemiche la risposta pare ovvia.
Insomma, è un po’ come la vicenda del filobus, un sacco di anni per far partire quei 21 milioni di euro, forse perché si è improvvisato nel costruirlo?
Senza prove non si può dire nulla, però il pensiero che strani movimenti (salotti?) governino alcune scelte è ammesso, d’altronde un padre nobile della Repubblica diceva che a pensare male si fa peccato però molto spesso si indovina.
Quale idea di città quindi? Città d’arte senza traffico in centro, pedonale e ciclabile, con piccoli mezzi pubblici che funzionano da metropolitana di superficie e parcheggi di scambio, oppure città invasa dal traffico con un parcheggio multipiano in più all’ex Caserma Massa?
Città che non si allaga ad ogni temporale (provate a percorrere a piedi via Cesare Battisti quando diluvia, se non sapete nuotare non ne uscite)  o piscina a cielo aperto?
Città con un piano di recupero delle vecchie strutture come ex caserme od ex conventi o con piani sotto traccia per farli decadere e vendere a qualche privato che ne farà parcheggi?
Città che ha un piano traffico magari da costruire anche in molti anni, ma chiaro, oppure improvvisazioni estemporanee di chiusure al traffico creando caos e sconcerto in residenti e non per le 48 ore di una festa?
E’ vero, non sono un amministratore, e non sono neppure leccese, quindi dico subito che non so come risolvere questi problemi, non ne ho idea. Il compito non spetta a un  passante, ma a chi amministra.
L’idea di poter camminare sul basolato senza schivare auto parcheggiate in pieno centro, o di passare in bicicletta senza il terrore di venire arrotato però ce l’ho.
L’idea di non essere costretto in Viale Japigia ad aiutare la signora che spinge un passeggino o un anziano su seggiola a rotelle costretti a camminare sulla strada perché il marcipiedi è poco meno di un metro con pali nel mezzo, credetemi, me la sono fatta!
Per non dire della bizzarra idea di vedere irrisolto il problema di un sottopasso che tiene impegnati 4 vigili ogni temporale perché si allaga ed è diventato “assassino”, anche quella me la sono fatta. Ne parlavo con leccesi DOC, mi hanno detto “da quando è stato costruito il problema esiste”. Mah, è vero, a Lecce ci sono un sacco di avvocati e forse pochi ingegneri e architetti.
In buona sostanza, avevano tutti i torti gli amici sabaudi che dicevano che il centro storico lindo e pinto pare un tappeto sotto il quale si nasconde la polvere?
O la colpa è tutta dei giornalisti che qualcuno, in altri tempi, chiamava “comunisti” perché dicevano che lui se la faceva con ragazzine? A volte qualche dubbio sorge.
  
  

  


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