Lunedi 16 febbraio la
Giunta regionale pugliese ha approvato il Pptr, Piano paesaggistico
territoriale regionale. Sull'importanza e il significato di questo evento il
giornalista Gabriele Invernizzi ha intervistato Angela Barbanente, vicepresidente
della Regione e assessore all'Assetto del territorio. Gabriele. giornalista di
lungo corso, per molto tempo a L’Espresso, è un amico “innamorato” del Salento, in
particolare di Cisternino. Con il locale comitato si batte contro la diabolica
scelta degli amministratori di violentare il territorio con una strada assolutamente
inutile, la cosiddetta “Strada Dei Colli”. Dello scempio ci eravamo occupati in
tre occasioni: art.
uno art.
2 art.
3.
L’intervista all’assessore
Barbanente è di estrema attualità anche per il Salento leccese dove altre
scelte amministrative sembrano cozzare
con il buon senso. Parliamo di TAP, della sciagura chiamata Strada 275 con la
quale si vogliono decimare gli ulivi, parliamo delle scelte di irrorare con
pesticidi chimici altamente tossici il territorio, le campagne e i paesi del
basso Salento con l’alibi della xylella. Insomma, ringraziamo Gabriele per
questo prezioso contributo. (Gianni Ferraris)
Intervista a Angela
Barbanente vicepresidente della Regione Puglia
Un Piano per salvare la Puglia
“bene comune”
di Gabriele Invernizzi
Signora Barbanente, può spiegarci
in poche parole che cos'è un Pptr?
E' un piano paesaggistico finalizzato alla conoscenza,
tutela, valorizzazione e riqualificazione del paesaggio, approvato in
attuazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 e conforme
alla Covenzione europea del paesaggio adottata a Firenze nel 2000 e ratificata
dal Parlamento italiano nel 2006.
Tutte le regioni italiane devono
dotarsi di questo strumento di governo del territorio, ma la sola Puglia per
ora l'ha fatto. Tanto zelo si spiega soltanto con una particolare sensibilità
della giunta Vendola oppure cela anche un'urgenza dettata dalla gravità dei
problemi del territorio pugliese?
C'erano entrambe le ragioni. Già nel presentare il programma
di governo, nel giugno 2005, il presidente Vendola aveva parlato di un nuovo
ciclo di sviluppo attraverso la valorizzazione delle risorse materiali e
immateriali, costituite da donne, uomini, giovani e dai beni ambientali e
culturali del territorio. Il nuovo ciclo doveva investire tutti i settori
produttivi: dal settore agricolo, che prevedeva un modello di sviluppo basato
non solo su una maggiore e migliore produzione ma soprattutto sulla capacità di
cogliere le opportunità offerte dalle politiche di tutela e salvaguardia
dell'ambiente e del paesaggio; al settore
turismo, per il quale si prefigurava un rilancio incentrato su tutela
dell'ambiente, valorizzazione del patrimonio culturale e integrazione nell'area
del Mediterraneo. Intanto in Puglia è cresciuta la consapevolezza collettiva
della gravità dei problemi ambientali prodotti dalla politica dei poli
industriali promossa dalla Cassa per il Mezzogiorno, con l'Ilva di Taranto o la
centrale a carbone di Cerano, insieme al dissesto idrogeologico e all'erosione
costiera provocati dalla urbanizzazione selvaggia dei versanti, delle aree
naturali, dei litorali e dei corsi d'acqua superficiali e sotterranei.
E' dunque evidente che il Pptr
avrà un forte impatto sul piano economico. A quali modelli di sviluppo vi siete
ispirati?
A modelli autosostenibili e durevoli che fondano le
prospettive di sviluppo sulla salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio
territoriale e paesaggistico, inteso quale bene collettivo prodotto nei tempi
lunghi della storia e nel quale si intrecciano indissolubilmente natura e
cultura, risorse materiali e immateriali, compresa la sfera sociale e culturale
e la capacità dei soggetti di attivarsi e autoganizzarsi.
Le ho fatto questa domanda
pensando a quanto accade in Val d'Itria, dove un gioiello paesaggistico come i
Colli di Cisternino è minacciato dall'insensato progetto di farci passare una
nuova strada: ancora asfalto e cemento, e in prospettiva nuove case “a
schiera”, alberghi e magari campi da golf e tutto quanto va insieme alla solita
speculazione edilizia. Il vostro Pptr rappresenterà un baluardo capace di
allontanare queste minacce?
Il Pptr è stato concepito proprio per evitare tali minacce
agendo su un doppio fronte. Un fronte è la tutela, appunto, dei “gioielli
paesaggistici” come i Colli di Cisternino che vengono descritti nell'Atlante
del patrimonio e nelle Schede d'ambito molto più accuratamente di quanto faceva
il vecchio Piano paesaggistico. Il secondo fronte è quello delle scenario
strategico, prima del tutto assente, che assume i valori patrimoniali del
paesaggio pugliese e li traduce in obiettivi di trasformazione per contrastare
le tendenze di degrado e costruire le precondizioni di forme di sviluppo locale
socioeconomico autosostenibile mediante progetti territoriali regionali, linee
guida, progetti integrati.
La lotta contro questa famigerata
Strada dei Colli ha dato per la prima volta una voce a migliaia di cittadini,
dai giovani ai vecchi agricoltori, che non si limitano a dire “no!” e chiedono
progetti di sviluppo alternativi, dall'agricoltura biologica al turismo
sostenibile, dai parchi naturali al paesaggio come “bene comune”. Nel vostro
Pptr vi è traccia di tutto questo?
Il Pptr, nel suo Scenario strategico, comprende cinque
progetti territorali che, supportati anche da coerenti programmi di finanziamento,
intercettano tutti i progetti di sviluppo come quelli che vengono richiesti dai
cittadini di Cisternino che si oppongono alla Strada dei Colli.
Ci può descrivere questi cinque
progetti?
Uno è la Rete Ecologica Regionale, per rafforzare le relazioni
con le politiche di conservazione della natura e tutela della biodiversità.
Due, il Sistema Infrastrutturale per la Mobilità Dolce, per rendere fruibili i
paesaggi regionali sia per gli abitanti che per il turismo escursionistico,
enogastronomico, culturale e ambientale, grazie a una rete integrata di
mobilità ciclopedonale, ferroviaria e marittima che recupera strade
panoramiche, sentieri, tratturi, ferrovie minori, stazioni, attracchi portuali.
Tre, il Patto Città-Campagna per rafforzare le funzioni pregiate delle aree
rurali e riqualificare i margini urbani. Quattro, la Valorizzazione e
Riqualificazione integrata dei pasaggi costieri. Cinque, i Sistemi Territoriali
per la fruizione dei beni culturali e paesaggistici...
Peccato che la vostra giunta si
avvicini alla fine del mandato... Ma il Pptr risulterà vincolante anche per i
nuovi governi?
Finchè resterà in vigore così come è stato approvato, certo
che risulterà vincolante. Ovviamente un piano può sempre essere cambiato... Ma
difendere questo Pptr non spetta solo alla Regione, ma anche a tutti coloro che
ne condividono la visione e la strategia. Per renderlo ancora più profondamente
patrimonio comune e garantirne un'attuazione efficace, occorrerà bilanciare sapientemente
l'applicazione delle norme volte alla regolazione e al controllo delle
trasfiormazioni, con l'uso degli strumenti volti a promuovere la qualità del paesaggio
e la valorizzazione dei patrimoni identitari della Puglia attraverso gli strumenti
della produzione sociale del paesaggio...
Come?
Dando impulso alla progettualità locale... Incentivando
l'uso degli strumenti di democrazia partecipativa per la comunicazione sociale
e l'arricchimento delle conoscenze sul patrimonio paesaggistico... Promuovendo
forme di coprogettazione locale per sviluppare la coscienza di luogo e la cura
del territorio...
Ha visto che cosa è successo in
Toscana? Lì il Pptr non è stato ancora approvato e già il Pd, che pure è al
governo della regione, ha proposto un maxiemendamento per trasformare le sue
direttive “vincolanti” in semplici “indirizzi”. Anche il Pptr pugliese va
incontro a rischi del genere?
Il nostro Piano ormai è stato approvato e quindi non vi è un
rischio di maxiemendamento. Tuttavia anche noi abbiamo attraversato momenti di
vivace contraddittorio sul sistema delle tutele, degenerato in aspra polemica
nei giorni immediatamente successivi all'adozione, nell'agosto del 2013. Il
fatto che non si fosse in vigilia di elezioni, com'è la Toscana oggi, ci aveva
consentito di superare le tensioni grazie a un intenso confronto con le parti
politiche, gli enti locali, i produttori di paesaggio, le associazioni e i
cittadini, in innumerevoli incontri in giro per la Puglia. E' stato un lavoro
faticoso che ha rischiesto molta tenacia e pazienza, ma che ha consentito di
superare l'impasse solo con qualche lieve modifica che non ha snaturato la
filosofia e il rigore del nostro Piano.
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