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lunedì 6 ottobre 2014

CGIL, cultura, economia, Lecce 2019 alle Cantelmo

6 ottobre 2014

Venerdi 3 ottobre, alle 17 in punto alle Officine Cantelmo si è parlato di turismo e cultura.  Filcams Cgil  ha organizzato l’incontro dal titolo (assonante con il renziano job): JobArt, con la cultura si cresce. “L’ambizione del sindacato”, per citare il segretario nazionale FILCAMS, Christian Sesena, “è di uscire dal ruolo di denuncia e diventare sindacato propositivo”.

Il turismo e la cultura, se incernierati, possono essere volano di economia pulita. Alla faccia di quel che dice un noto ex ministro: “provate a farvi un panino con Dante dentro”.
Citazione che è tornata negli interventi di quasi tutti i presenti. Di cultura si può veramente vivere, anzi, di cultura si deve vivere; se poi la città è Lecce che offre anche mare, campagna, un vero museo all’aria aperta fatto di palazzi, chiese, castelli, monumenti, il ragionamento dovrebbe essere automatico.
Ne hanno parlato Airan Berg, anima di Lecce capitale di cultura 2019, il Sindaco Paolo Perrone, due intervenuti da Pordenone a portare l’esperienza di Pordenonelegge che ha visto passare una fiera del libro da evento provinciale a livello mondiale, e appunto il segretario FILCAMS Sesena e l'ex ministro alla cultura Bray. Moderati da Claudio Scamardella, direttore del Nuovo Quotidiano di Puglia.
Il Salento, in effetti, potrebbe dare ottima mostra di sé stesso se si vuole sfruttare in modo sostenibile. L’esempio di Gallipoli è emblematico. Una città assolutamente non attrezzata che gioca a fare Rimini e viene travolta, sconvolta e deturpata da orde barbariche di turisti che non trovano una città attrezzata ad accoglierli. Libero sfogo ad un mercato di affitti di chi ha qualunque tipo di locale da affittare (possibilmente in nero), ammezzati compresi, dove in inverno si custodiscono patate e pomodori appesi, l’estate diventano carissime room e via dicendo, mancanza di un piano commerciale, libero sfogo a improbabili movide che scopiazzano luoghi titolati a farlo. Si dovrebbe invece parlare di un turismo che comprende,  di un territorio che vuole diventare quel che già è: un vero museo. E qui fare cultura del turismo e turismo culturale potrebbe diventare veramente un’operazione che dura 12 mesi l’anno. Occorre, per fare un esempio, capire se è meglio abbattere un uliveto secolare per fare un villaggio turistico che in due mesi vedrà 2000 presenze e il nulla per 10 mesi, oppure se è meglio recuperare centri storici che ospitino 12 mesi l’anno, magari con promozioni ad hoc, con trasporti che funzionano.
I primi interventi sono stati di Airan Berg e del Sindaco Paolo Perrone che hanno posto l’accento sull’importanza di essere scelti come capitale di cultura 2019. I numeri li ha snocciolati Berg, quelli di una sua pregressa esperienza a Linz capitale di cultura 2009, là si vide il turismo aumentare del 10% , si crearono 4625 posti di lavoro e ci fu un giro d’affari di 426 milioni di euro. Numeri di tutto rispetto. Il Sindaco Perrone, dal canto suo, non ha esitato a bacchettare certi “intellettuali” che hanno snobbato l’iniziativa e decantato quanto si è fatto e si farà. Entrambi, dopo i loro interventi, se ne sono andati per “altri impegni incombenti”. In sostanza non è stato possibile porre alcuna domanda, non possiamo sapere, per esempio, se cultura è una meteora che dura il tempo di un evento o se esiste un piano complessivo per trasformare una città con una viabilità schizofrenica e renderla in grado di accogliere un tipo di turismo “lento lento lento”. Velocemente il Sindaco ha accennato al fatto che nel centro storico, dopo le venuta della commissione, nessuno si sogna di togliere le auto perché ci sono troppi residenti. E questo è bene saperlo, soprattutto per i pedoni e i ciclisti. Ha poi detto del recupero delle tradizioni perché cultura “non è solo il recupero di Santa Croce”. Forse è per questo motivo che quella Chiesa rimane impalcata da anni, come il teatro Apollo che i nati dopo gli anni ’80 non hanno mai potuto vedere perché coperto di impalcature?
Non è dato sapere. Come non è dato sapere se creare cultura e proteggere la città significa scavare qualche piano sotto la ex caserma Massa per meglio far arrivare le auto in centro. Non è dato sapere perché il Sindaco è corso ad altri impegni.
Interessante invece l’intervento di Massimo Bray che, come ministro della cultura, molto si spese, ascoltandolo si comprende il motivo per cui non è stato riconfermato, Renzi ha idee altre, diverse, prepariamoci alla privatizzazione di ogni sasso.
SI chiedeva, l’ex ministro, come mai tutti dicono che la cultura è PIL e tutti i governi tolgono risorse al ministero che la guida in continuazione. E’ fumo negli occhi, esattamente come dire che le responsabilità della mancata crescita sono dell’articolo 18 e del sindacato. I lavoratori della cultura in realtà sono nella quasi totalità dei precari, l’articolo 18 per loro non è mai esistito.
Ed è la cura giusta, ha proseguito Bray, licenziare tutto il personale dell’opera di Roma? Il disavanzo immenso (30 milioni di euro) è dovuto ad una mala gestione, non certo agli stipendi, e le fondazioni sono presiedute dai sindaci. Perché chi ha lasciato questa eredità disastrosa non viene citato in giudizio? Robetta all’italiana insomma, come la Polverini promossa a senatrice, premiata per aver dilapidato una Regione intera. E non alziamo la voce, per carità, qualche amico del governo verrebbe immediatamente a dirci “è l’Europa che lo vuole”. Amen! 

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