6 ottobre 2014
Venerdi 3 ottobre, alle 17 in punto alle Officine Cantelmo si è parlato di turismo e cultura. Filcams Cgil ha organizzato l’incontro dal titolo (assonante con il renziano job): JobArt, con la cultura si cresce. “L’ambizione del sindacato”, per citare il segretario nazionale FILCAMS, Christian Sesena, “è di uscire dal ruolo di denuncia e diventare sindacato propositivo”.
Il turismo e la cultura, se incernierati, possono essere volano di economia pulita. Alla faccia di quel che dice un noto ex ministro: “provate a farvi un panino con Dante dentro”.
Venerdi 3 ottobre, alle 17 in punto alle Officine Cantelmo si è parlato di turismo e cultura. Filcams Cgil ha organizzato l’incontro dal titolo (assonante con il renziano job): JobArt, con la cultura si cresce. “L’ambizione del sindacato”, per citare il segretario nazionale FILCAMS, Christian Sesena, “è di uscire dal ruolo di denuncia e diventare sindacato propositivo”.
Il turismo e la cultura, se incernierati, possono essere volano di economia pulita. Alla faccia di quel che dice un noto ex ministro: “provate a farvi un panino con Dante dentro”.
Citazione che è tornata negli interventi di quasi tutti i presenti. Di cultura
si può veramente vivere, anzi, di cultura si deve vivere; se poi la città è
Lecce che offre anche mare, campagna, un vero museo all’aria aperta fatto di
palazzi, chiese, castelli, monumenti, il ragionamento dovrebbe essere
automatico.
Ne hanno parlato Airan Berg, anima di Lecce capitale di
cultura 2019, il Sindaco Paolo Perrone, due intervenuti da Pordenone a portare
l’esperienza di Pordenonelegge che ha visto passare una fiera del libro da
evento provinciale a livello mondiale, e appunto il segretario FILCAMS Sesena e l'ex ministro alla cultura Bray.
Moderati da Claudio Scamardella, direttore del Nuovo Quotidiano di Puglia.
Il Salento, in effetti, potrebbe dare ottima mostra di
sé stesso se si vuole sfruttare in modo sostenibile. L’esempio di Gallipoli è
emblematico. Una città assolutamente non attrezzata che gioca a fare Rimini e
viene travolta, sconvolta e deturpata da orde barbariche di turisti che non
trovano una città attrezzata ad accoglierli. Libero sfogo ad un mercato di
affitti di chi ha qualunque tipo di locale da affittare (possibilmente in
nero), ammezzati compresi, dove in inverno si custodiscono patate e pomodori
appesi, l’estate diventano carissime room e via dicendo, mancanza di un piano
commerciale, libero sfogo a improbabili movide che scopiazzano luoghi titolati
a farlo. Si dovrebbe invece parlare di un turismo che comprende, di un territorio che vuole diventare quel che
già è: un vero museo. E qui fare cultura del turismo e turismo culturale
potrebbe diventare veramente un’operazione che dura 12 mesi l’anno. Occorre,
per fare un esempio, capire se è meglio abbattere un uliveto secolare per fare
un villaggio turistico che in due mesi vedrà 2000 presenze e il nulla per 10
mesi, oppure se è meglio recuperare centri storici che ospitino 12 mesi l’anno,
magari con promozioni ad hoc, con trasporti che funzionano.
I primi interventi sono stati di Airan Berg e del
Sindaco Paolo Perrone che hanno posto l’accento sull’importanza di essere
scelti come capitale di cultura 2019. I numeri li ha snocciolati Berg, quelli
di una sua pregressa esperienza a Linz capitale di cultura 2009, là si vide il
turismo aumentare del 10% , si crearono 4625 posti di lavoro e ci fu un giro
d’affari di 426 milioni di euro. Numeri di tutto rispetto. Il Sindaco Perrone,
dal canto suo, non ha esitato a bacchettare certi “intellettuali” che hanno
snobbato l’iniziativa e decantato quanto si è fatto e si farà. Entrambi, dopo i
loro interventi, se ne sono andati per “altri impegni incombenti”. In sostanza
non è stato possibile porre alcuna domanda, non possiamo sapere, per esempio,
se cultura è una meteora che dura il tempo di un evento o se esiste un piano
complessivo per trasformare una città con una viabilità schizofrenica e
renderla in grado di accogliere un tipo di turismo “lento lento lento”.
Velocemente il Sindaco ha accennato al fatto che nel centro storico, dopo le
venuta della commissione, nessuno si sogna di togliere le auto perché ci sono
troppi residenti. E questo è bene saperlo, soprattutto per i pedoni e i
ciclisti. Ha poi detto del recupero delle tradizioni perché cultura “non è solo
il recupero di Santa Croce”. Forse è per questo motivo che quella Chiesa rimane
impalcata da anni, come il teatro Apollo che i nati dopo gli anni ’80 non hanno
mai potuto vedere perché coperto di impalcature?
Non è dato sapere. Come non è dato sapere se creare
cultura e proteggere la città significa scavare qualche piano sotto la ex
caserma Massa per meglio far arrivare le auto in centro. Non è dato sapere
perché il Sindaco è corso ad altri impegni.
Interessante invece l’intervento di Massimo Bray che,
come ministro della cultura, molto si spese, ascoltandolo si comprende il
motivo per cui non è stato riconfermato, Renzi ha idee altre, diverse,
prepariamoci alla privatizzazione di ogni sasso.
SI chiedeva, l’ex ministro, come mai tutti dicono che la
cultura è PIL e tutti i governi tolgono risorse al ministero che la guida in
continuazione. E’ fumo negli occhi, esattamente come dire che le responsabilità
della mancata crescita sono dell’articolo 18 e del sindacato. I lavoratori
della cultura in realtà sono nella quasi totalità dei precari, l’articolo 18
per loro non è mai esistito.
Ed è la cura giusta, ha proseguito Bray, licenziare
tutto il personale dell’opera di Roma? Il disavanzo immenso (30 milioni di
euro) è dovuto ad una mala gestione, non certo agli stipendi, e le fondazioni
sono presiedute dai sindaci. Perché chi ha lasciato questa eredità disastrosa
non viene citato in giudizio? Robetta all’italiana insomma, come la Polverini
promossa a senatrice, premiata per aver dilapidato una Regione intera. E non
alziamo la voce, per carità, qualche amico del governo verrebbe immediatamente
a dirci “è l’Europa che lo vuole”. Amen!
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