Spezzoni di parole scritte nel 2009:
Per ben due volte in pochi giorni ne ho sentito parlare. Con
accezioni diverse, ma ugualmente intrigante come concetto. Si tratta della Nostalgia del futuro.
Ne parlò in tempi altri
Paulo Freire (Recife, 1921 - 1997) Autore de “La pedagogia degli oppressi”.
Grande pedagogista che stava dalla parte degli ultimi, che concepiva la
pedagogia come strumento per superare barriere e dare una possibilità. Concetto
alto di educazione insomma. Estrapolo alcune frasi dal libro:
[...] Se gli
uomini trasformano il mondo dandogli un nome, attraverso la parola, il dialogo
si impone come cammino per cui gli uomini acquistano significato in quanto
uomini.
Perciò il dialogo è un'esigenza esistenziale. E se
esso è l'incontro in cui si fanno solidali il riflettere e l'agire dei
rispettivi soggetti orientati verso un mondo da trasformare e umanizzare, non
si può ridurre all'atto di depositare idee da un soggetto all'altro, e molto
meno diventare semplice scambio di idee, come se fossero prodotti di consumo.
[...] Non esiste dialogo però, se non esiste un amore
profondo per il mondo e per gli uomini. Non è possibile dare un nome al mondo,
in un gesto di creazione e ricreazione, se non è l'amore a provocarlo. L'amore,
che è fondamento del dialogo, è anch'esso dialogo.
[...] Se non amo il mondo, se non amo la vita, se non
amo gli uomini, non mi è possibile il dialogo.
[...] Se il dialogo è l'incontro degli uomini per
"essere di più", non può farsi senza speranza.
La speranza . In un futuro migliore, meno denso delle diseguaglianze
attuali. Un futuro da conquistare con la forza della conoscenza. Negli anni '70 si diceva sintetizzando: “L’operaio conosce
cento parole, il padrone mille, per questo lui è il padrone” .
Quindi Nostalgia di quel futuro Una contraddizione in
termini, un non senso? In fondo la nostalgia si ha delle cose che mancano ma
che abbiamo conosciuto. Nostalgia (nostalghia), saudaji. In fondo Freire era brasiliano. Non è un non senso, anzi.
La seconda volta che ne ho sentito parlare è stato da
Baricco nella presentazione del suo ultimo lavoro “Emmaus”. Qui il significato
era altro, talmente antitetico da essere anch’esso plausibile, quasi l’incontro
di due opposti o la doppia negazione che afferma. Quasi nutella spalmata su
creckers salati (per altro squisita). L’adolescenza, secondo Baricco, è il
momento più alto della vita. Qualcuno sostiene che dopo i vent’anni non possiamo
che vivere di rendita. Tutte le esperienze le abbiamo incamerate nei primi
anni, il resto è valore aggiunto. Però negli anni dell’adolescenza siamo
subissati da stimoli a crescere, a “prepararci un futuro”, talmente "eccitati" da
non renderci conto di quel che ci accade. Emmaus . La cena in cui i convitati
non si sanno vedere che l’altro commensale è il Cristo risorto. E quando lo
capiscono lui è sparito. Proprio come quegli anni, e proprio quelli. Non a caso
l’amore più intrigante è il primo. Come la prima sigaretta, come il primo vino
che ci ha fatto ubriacare. Sono sensazioni ed emozioni che non si scordano e che non si ripetono...
Rivendico la possibilità di esprimere tutta insieme, dirompente come uno tsunami, quella nostalgia e quella speranza da costruire però pezzo a pezzo. Pagandone i conti, anche quando sono alti, molto.
Rivendico la possibilità di esprimere tutta insieme, dirompente come uno tsunami, quella nostalgia e quella speranza da costruire però pezzo a pezzo. Pagandone i conti, anche quando sono alti, molto.
L’accezione di Baricco è invece altra cosa. Forse meno
intrigante come “nostalgia”, sicuramente importante se parliamo di vita quotidiana.
Qualcuno scriveva un giorno dal Centro America “gli europei vivono ieri e
domani, qui si vive oggi”. Il brutto rapporto che abbiamo con il presente, con
il “qui ed ora” ci porta a vivere domani. Perché forse sarà meglio. Non
costruzione di quel futuro di cui parla Freire, da fare mattone dopo mattone,
da creare, da plasmare, ma mera speranza
che qualcosa accada. Quasi fossimo, appunto, guidati da uno spirito maligno. E con la speranza che la sua malignità sia clemente.
In entrambi i casi termino qui la bizzarria di questi
pensieri domenicali, proseguendo ad ascoltare un grande piemontese che in
questo momento canta “dammi un sandwich e un po’ di indecenza”.
Nota: il pezzo venne scritto in risposta ad Pierpaolo, amico filosofeggiante, che diceva dello "spirito maligno" che ci impedirebbe di andare da x+1 a infinito. (pezzo ce non mi riesce di trovare) .
Nota: il pezzo venne scritto in risposta ad Pierpaolo, amico filosofeggiante, che diceva dello "spirito maligno" che ci impedirebbe di andare da x+1 a infinito. (pezzo ce non mi riesce di trovare) .
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