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lunedì 29 settembre 2014

Nostalgia del futuro

Spezzoni di parole scritte nel 2009:

Per ben due volte in pochi giorni ne ho sentito parlare. Con accezioni diverse, ma ugualmente intrigante come concetto. Si tratta della Nostalgia del futuro. 

Ne parlò in tempi altri  Paulo Freire (Recife, 1921 - 1997) Autore de “La pedagogia degli oppressi”. Grande pedagogista che stava dalla parte degli ultimi, che concepiva la pedagogia come strumento per superare barriere e dare una possibilità. Concetto alto di educazione insomma. Estrapolo alcune frasi dal libro: 
 [...]  Se gli uomini trasformano il mondo dandogli un nome, attraverso la parola, il dialogo si impone come cammino per cui gli uomini acquistano significato in quanto uomini.
Perciò il dialogo è un'esigenza esistenziale.  E se esso è l'incontro in cui si fanno solidali il riflettere e l'agire dei rispettivi soggetti orientati verso un mondo da trasformare e umanizzare, non si può ridurre all'atto di depositare idee da un soggetto all'altro, e molto meno diventare semplice scambio di idee, come se fossero prodotti di consumo.

[...]  Non esiste dialogo però, se non esiste un amore profondo per il mondo e per gli uomini. Non è possibile dare un nome al mondo, in un gesto di creazione e ricreazione, se non è l'amore a provocarlo. L'amore, che è fondamento del dialogo, è anch'esso dialogo.

[...]  Se non amo il mondo, se non amo la vita, se non amo gli uomini, non mi è possibile il dialogo.

[...]  Se il dialogo è l'incontro degli uomini per "essere di più", non può farsi senza speranza.

La speranza . In un futuro migliore, meno denso delle diseguaglianze attuali. Un futuro da conquistare con la forza della conoscenza. Negli anni '70 si diceva sintetizzando: “L’operaio conosce cento parole, il padrone mille, per questo lui è il padrone” .
Quindi Nostalgia di quel futuro Una contraddizione in termini, un non senso? In fondo la nostalgia si ha delle cose che mancano ma che abbiamo conosciuto. Nostalgia (nostalghia), saudaji. In fondo Freire era brasiliano. Non è un non senso, anzi.
La seconda volta che ne ho sentito parlare è stato da Baricco nella presentazione del suo ultimo lavoro “Emmaus”. Qui il significato era altro, talmente antitetico da essere anch’esso plausibile, quasi l’incontro di due opposti o la doppia negazione che afferma. Quasi nutella spalmata su creckers salati (per altro squisita). L’adolescenza, secondo Baricco, è il momento più alto della vita. Qualcuno sostiene che dopo i vent’anni non possiamo che vivere di rendita. Tutte le esperienze le abbiamo incamerate nei primi anni, il resto è valore aggiunto. Però negli anni dell’adolescenza siamo subissati da stimoli a crescere, a “prepararci un futuro”, talmente "eccitati" da non renderci conto di quel che ci accade. Emmaus . La cena in cui i convitati non si sanno vedere che l’altro commensale è il Cristo risorto. E quando lo capiscono lui è sparito. Proprio come quegli anni, e proprio quelli. Non a caso l’amore più intrigante è il primo. Come la prima sigaretta, come il primo vino che ci ha fatto ubriacare. Sono sensazioni ed emozioni che non si scordano e che non si ripetono...  
Rivendico la possibilità di esprimere tutta insieme, dirompente come uno tsunami, quella nostalgia e quella speranza da costruire però pezzo a pezzo. Pagandone i conti, anche quando sono alti, molto.
L’accezione di Baricco è invece altra cosa. Forse meno intrigante come “nostalgia”, sicuramente   importante se parliamo di vita quotidiana. Qualcuno scriveva un giorno dal Centro America “gli europei vivono ieri e domani, qui si vive oggi”. Il brutto rapporto che abbiamo con il presente, con il “qui ed ora” ci porta a vivere domani. Perché forse sarà meglio. Non costruzione di quel futuro di cui parla Freire, da fare mattone dopo mattone, da creare, da plasmare, ma  mera speranza che qualcosa accada. Quasi fossimo, appunto, guidati da uno spirito maligno. E con la speranza che la sua malignità sia clemente.
In entrambi i casi termino qui la bizzarria di questi pensieri domenicali, proseguendo ad ascoltare un grande piemontese che in questo momento canta “dammi un sandwich e un po’ di indecenza”. 

Nota: il pezzo venne scritto in risposta ad Pierpaolo, amico filosofeggiante, che diceva dello "spirito maligno" che ci impedirebbe di andare da x+1 a infinito. (pezzo ce non mi riesce di trovare) .

                  

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