7 agosto 2014
C’era una volta il telefono cellulare, assunse poi nel lessico comune il terrificante nomignolo di “telefonino”, quasi si potesse contrappore non già al telefono, ma al telefonone.
C’era una volta il telefono cellulare, assunse poi nel lessico comune il terrificante nomignolo di “telefonino”, quasi si potesse contrappore non già al telefono, ma al telefonone.
Cellulare deriva da cellula, lo impariamo dai telegiornali,
ogni volta che c’è un criminale in giro la polizia “verifica quali cellule ha
agganciato”.
Le cellule sono in pratica delimitate da quelle simpatiche antenne
che troviamo ovunque, sui palazzi, camuffate da abeti in un oliveto, su
tralicci che guardano il mare ecc.Il primo cellulare al mondo |
Il principe di tutti i problemi del cellulare è da sempre la
batteria. Un tempo c’erano banali batterie al nichelmetalidrato (non mi si
chieda cos’è, non so e non mi interessa) che avevano l’effetto memoria. In
pratica succedeva che, caricando la batteria quando era a metà, lei memorizzava
quel tempo di ricarica ed avrebbe sempre caricato per quello stesso periodo
indipendentemente dalla capacità della batteria stessa. Questo procurò enormi
vendite di carica/scarica batterie. Si inseriva la batteria dentro il marchingegno,
si faceva scaricare e poi si caricava
completamente. I più risparmiatori si ingegnavano con un cavetto elettrico ed
una lampadinetta per scaricare il tutto. Poi arrivarono le batterie al litio
ioni e la storia cambiò.
Le prime batterie, studiate non già per essere
miniaturizzate, ma per durare a lungo, avevano dimensioni importanti, i primi
cellulari, venduti a prezzi stratosferici e con abbonamenti per i quali
occorreva un consistente conto in banca, erano muniti di pacco batterie a
parte, in apposita valigetta a tracolla con telefono appeso. In pratica erano
telefoni come quelli di casa, solo che pesavano il triplo ed erano di
dimensioni doppie.
Telefono portatile con pacco batteria |
I più estroversi (e ricchi) camminavano per la città con
questo pacco di almeno 5 Kg. appeso al collo, a volte telefonavano urlando
perché la copertura era limitata e pensavano (cosa che ancora succede) che la
distanza si potesse coprire parlando a voce altissima. Passato questo periodo
di immenso piacere nel prendere per i fondelli i telefonatori stradali che nel
mese di luglio, a 40° si portavano appresso quel pacco, l’evoluzione fu rapida,
i costi diminuirono e le batterie presero sembianze umanamente comprensibili ed
accettabili. Al TACS (Access comunication system) che consentiva solo chiamate
nazionali, si sovrappose presto il GSM (global system mobile telecomunication)
che rendeva universale l’utilizzo. Il cellulare iniziò a diffondersi
rapidamente, in Italia, nonostante tariffe care, più che in altri paesi, ed
iniziarono a miniaturizzarsi, si assistette a cambiamenti
semestrali, dal
cellulare che occupava una tasca della giacca al rivoluzionario startak della
Motorola che stava nel palmo di una mano e potevi perderlo nelle tasche dei
giacconi. Io amai molto il Philips Genie, 99 grammi, batteria della durata di
almeno 6 giorni, piccolo, maneggevole e intuitivo. Per stupire i giovanissimi
dirò che addirittura questi telefoni avevano i tasti. Oggi sono spariti per
lasciare il posto allo schermo dove digiti almeno 3 cifre per volta. Il tutto
con nomi rigorosamente in inglese, lo schermo si chiama touch screen (schermo
tattile) e via dicendo.
Eh si, non ci sono più i telefoni cellulari di una volta,
quelli che servivano per telefonare. Il telefono oggi deve avere quanto meno
una fotocamera che riduce cittadini di ogni
fascia d’età a sedicenti
fotografi, si fanno almeno 100 scatti per volta (tanto non costano una mazza) e
lunghissime riprese che nessuno guarderà mai. In qualunque momento pubblico,
dai concerti alla presentazione delle pentole laminate oro, vedi giovani e
anziani che, anziché seguire quel che si dice, hanno le braccia levate al cielo
a riprendere tutto. Se qualcuno telefona in quel momento viene stramaledetto.
Poi devono essere in grado di fare il selfie, non contenti
di fotografare quello che si ha di fronte, e presi da una smania di
egocentrismo incontrollabile, tutti a farsi fotografie da soli. La cosa mette
molta tristezza a ben pensare, un “fai da te” molto vicino alla masturbazione.
Succede anche questo |
Non solo, il telefono cellulare deve poter essere un
computer, si possono inviare e mail scrivendole con quella cosa che tastiera
non è, soprattutto si deve sempre essere rintracciabile perché lui, il perfido,
trasmette anche la tua posizione geografica. Per le coppie di amanti sono tempi
duri. Pare sia allo studio anche una mappatura dei luoghi chiusi, se si è in
bagno a espletare bisogni elementari non si potrà più dire al rompipalle di
turno che chiamano: “stavo lavorando per lei”.
Con il telefono si possono acquistare azioni e fare buone
azioni, donare quattrini o fare shopping compulsivo on line, e mille altre
funzioni. Tutto ha tuttavia un prezzo da pagare. Eravamo rimasti ai telefoni
miniaturizzati, per fare tutte le cose che offe un “normale” cellulare
attualmente in commercio lo schermo deve essere più grande (altrimenti come
conti i peli della barba quando fai selfie?), la tastiera deve consentirti di
premere due pulsanti alla volta invece dei tre o quattro di prassi ecc. Ecco
quindi che le dimensioni cambiano, diventano più grandi, ingombranti e
delicati. Non è raro vedere qualcuno che telefona tenendo mezzo metro quadro di
i pad (i pod?) attaccato all’orecchio, con un effetto ridicolo al punto di
suscitare compassione: “poveretto, guarda cosa è costretto a fare”.
E non si preoccupino i bagnanti, oggi esiste la custodia da
mare per iphone (quello che una volta, quando eravamo trogloditi, chiamavamo
telefono cellulare), lo metti dentro e ci puoi fare il bagno. In effetti è
pensabile, nel 2014, tuffarsi in mare senza cellulare? Metti che il tuo amico
da Boston metta una foto osè su facebook e tu non lo sai in tempo reale, che
figuraccia ci fai? Metti di incontrare uno scorfano, lo fotografi e poi dici a
tutti che hai fatto selfie.
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