Antonio Orfanò |
“Siamo venuti qui a Lecce in sei attori, tecnici, un TIR di 12 metri, abbiamo
trovato un palco senza scalette, ho dovuto minacciare di non fare lo spettacolo
se non mettevano i ripari per gli attori che uscendo di scena rischiavano di cadere
dal palco, li hanno messi solo stamattina. Sono stato qui anni fa, recitavo con
D’Apporto, poi sono tornato, Lecce non è mai stata come oggi, allora c’era un
assessore alla cultura che sapeva fare il suo lavoro. Aiutate l’assessore
attuale, aiutatelo per favore. A cambiare mestiere…”
Era venerdi 22 agosto 2014, data
da segnare nel libro nero di Lecce capitale di inettitudine organizzativa.
Antonio Orfanò, che ha nel
curriculum collaborazione con Truffault, Bolognini,Castellani, Scorsese, Bergman,
Magni ed altri, ha salutato così, arrabbiatissimo, i sei spettatori rimasti a
tentare un applauso. Lo spettacolo è “Upupa my dream is my rebel king”, il luogo è il teatro romano di Lecce.
Spettatori paganti 12 (dodici).
Militi della protezione civile impegnati 10 (dieci) bigliettaia 1 (una) con una
busta rigorosamente chiusa, quando siamo arrivati con 10 minuti di ritardo, ci
ha guardato come fossimo marziani ed ha dovuto riaprire la busta preziosa con
ricevute fiscali tipo pizzeria al taglio.
Forse lei non sapeva chi
avvisare, sicuramente chi ha organizzato quella serata senza pubblicità, senza curare
l’informazione, senza occuparsi del funzionamento della macchina organizzativa non ha pensato di fare un giro, di comporre un numero di telefono, di
allertare amici e parenti per chiedere, quanto meno, di andare e non far fallire miseramente
una serata degna di altre platee. Sicuramente non ha pensato di essere lì a scusarsi. Una figura meno squallida
l’avrebbero fatta se non si fossero ostinati a tenere il botteghino aperto e
tentare di vendere biglietti a persone di passaggio che, da fuori, per puro caso da lì, stavano a guardare dall’alto un pezzo di
spettacolo e godersi qualche refolo d’aria nell’afa dello scirocco.
Che senso ha mettere in
cartellone spettacoli, muovere una macchina organizzativa costosa? (A proposito,
pagano i contribuenti?) Domanda che giriamo all’assessore addetto, Luigi
Coclite, come recita il sito del Comune, responsabile di: turismo, marketing
territoriale, spettacoli ed eventi, affari generali, contenzioso. Lo chiediamo
a lui e informiamo Antonio Orfanò che Lecce non ha tempo e quattrini da
dedicare alla cultura, infatti non esiste un assessore ad hoc, d’altronde come
qualcuno disse, la cultura non si mangia. Però lo informiamo anche che Lecce è
candidata a Capitale di Cultura 2019, ecco, caro Orfanò, questo è lo stato
delle cose. La città ed i leccesi meriterebbero veramente questa nomina,
peccato però che chi dovrà manovrare i cordoni della borsa e se ne farà vanto
riesce a distruggere serate per incapace inettitudine, pressapochismo e ignoranza
della macchina organizzativa, e limitiamoci all’ignoranza per favore, se
pensassimo alla premeditazione sarebbe quasi reato. Personalmente sono stato
sempre dell’avviso che per la città essere Capitale di Cultura potrebbe essere
un’opportunità da cogliere, vedendo questo scempio i dubbi si insinuano.
In ultimo faccio gli auguri all’attrice che ha avuto un mancamento in scena. Sarà stato lo
scirocco, la tensione per un inesistente pubblico, la rabbia per una serata
gettata al vento. Grazie alla compagnia e grazie di aver compreso che non è
Lecce ad essere così bassa, meschina ed incapace, ho detto Lecce, sulla
capacità di chi la guida non mi pronuncio.
Upupa
My dream is my rebel king
Antonio Orfanò
Lorenza Caroleo
Simone Francia
Mariano Riccio
Giorgia Massaro
Antonella Abbate
Giorgia Ferrara
Errata corrige, la ricevuta fiscale è intestata Chapliniana teatro, la compagnia di Orfanò.
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