Sfogliando i giornali del 21 maggio 2014 rimbalzano
notizie, quelle in cui le parole di Maupassant sono di un’attualità senza pari:
“Non sempre il vero è verosimile”.
Succede che Giuliana Sgrena,
giornalista già rapita in Iraq e liberata dai servizi segreti italiani, durante
la sua liberazione perse la vita sotto i colpi si militari americani, Nicola
Calipari, ora è candidata nel collegio
nord ovest per la lista Europa con Tsipras, nella sua pagina facebook trovi commenti
come: Assassina maledetta – Sotterrati schifosa – Dovevano lasciarti marcire in
Iraq a 300 metri sotto terra – Dovevi morire al posto di un eroe – Guardati alle
spalle, siamo tutti assassini –
Ora, a prescindere dal fatto che
queste si chiamano minacce e che andrebbero perseguite dalle competenti
autorità, resta la constatazione che chi li ha scritti è figlio di una campagna
elettorale fatta di odio, insulti e dove ogni colpo basso è concesso. E che con
ogni probabilità vota un partito guidato da un condannato per truffa allo
stato.
Forlì: Un ragazzo di una media viene beccato dall’insegnante
con il cellulare in mano mentre sta
guardando immagini hard. L’insegnante sequestra il telefono e dice al ragazzo “lo
ridarò solo ai tuoi genitori, mandameli”. Arriva la madre accompagnata dal suo
avvocato e denuncia l’insegnante per furto, sostenendo fra l’altro che le foto
non erano hard perché “la donna ritratta aveva il perizoma”. (Non è Crozza che
racconta, è successo veramente). L’insegnante in questo caso ha banalmente
fatto il suo dovere, il problema è la famiglia del ragazzo che vuole
trasformare un cittadino in un imbecille. Presentarsi al colloquio con l’avvocato
a fronte di una palese violazione delle regole del ragazzo è un triste segno dei
tempi. A proposito, sarebbe forse il caso di fare una verifica fiscale sulla
famiglia in questione. Gli avvocati costano, mobilitarli per una cosa simile è
ostentazione di ricchezza, la dichiarazione dei redditi della famiglia è consona?
E forse sarebbe il caso anche di una verifica sulla salute mentale.
Pomezia: Fabio Fucci (cinque stelle) è il Sindaco della
cittadina laziale. I bilanci dei Comuni, bene lo sappiamo, sono risicatissimi e
occorre risparmiare ovunque. Il casaleggiano ha una trovata d’ingegno
incredibile: la mensa scolastica costerà l’anno prossimo 4 euro o 4,40
centesimi. A scegliere saranno le famiglie in base alle loro possibilità.
Ovviamente ad una differenza di costi corrisponderà una differenziazione di
menu. Quelle a 4 euro non avranno diritto al dolcetto. I bambini più poveri
staranno seduti a guardare i ricchi mentre finiscono il loro pasto.
La vicesindaco, intervistata in proposito, ha detto che
comunque a tutti verranno garantite proteine e capacità nutrizionale identica.
Gli amministratori che hanno fatto questo patto idiota con la ditta appaltatrice
hanno evitato di tenere conto del fatto che i bimbi si sentiranno discriminati
in quanto il calcolo delle proteine non li riguarda assolutamente, per fortuna
loro pensano a mangiare e ai sapori, loro credono invece (ahiloro) di essere
tutti uguali, almeno a scuola. Questa discriminazione
ricorda tanto le verdi camicie che negavano il pasto agli immigrati, o che
imponevano loro (e solo a loro) la visita medica obbligatoria per accedere alle
mense comunali. Caro cinque stellato sindaco, questo si chiama razzismo.
Nota di colore elettorale. A Lecce questa tornata i
candidati non informano, e nessuno, ma proprio nessuno, mette volantini sulle
auto, per fortuna. Quasi nessuno in realtà, solo un candidato, tal Ronzino del
movimento cinque stelle, ha pensato bene di mandare i suoi sudditi a cospargere
le strade del centro storico di suoi bigliettini con tanto di invito a votarlo.
Passeggiando se ne contano a centinaia gettati a terra, calpestati, luridi, forse
è per provare che le strade di Lecce sono sporche?
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