Renata Fonte |
Sconcerto! E’ la parola che più di altre si legge in questi
giorni, dopo la decisione del consiglio comunale di Nardò di non titolare la
Sala del Consiglio a Renata Fonte. Il Sindaco ha chiesto il ritiro della
proposta. In sostanza il consiglio comunale non ci ha messo la faccia, non
hanno osato arrivare ad un voto negativo, escamotage un po’ tristanzuolo.
La polemica monta come panna, già il 31 marzo, anniversario
dell’assassinio della Fonte, Don Ciotti ebbe a dire dei neritini che occorreva
una “pedata nel di dietro” per smuoverli e ricordare. In realtà, tolte le
scuole, i “comuni cittadini” erano veramente pochi. Da lì mille prese di
posizione anche piccate nel voler sottolineare che Nardò non è città mafiosa.
Ebbi modo di scrivere che, a parer mio, non esistono città mafiose in sé, e lo
ribadisco, una città è fatta di individui, ognuno con la sua particolarità e la
sua storia, che all’interno di questi individui ce ne siano alcuni che fanno
del malaffare la loro attività principale non rende una città mafiosa tout
court, ne fa una città con schegge di malavita che agisce. In particolare sull’affaire Renata Fonte molto, e bene, è
stato sintetizzato da Danilo Lupo in un articolo su Porta di Mare (www.portadimare.it).
La Fonte fu giustiziata perché “colpevole” di voler fermare la speculazione
edilizia nella zona di Porto Selvaggio. Per ammazzarla furono inviati dei
sicari pagati, e nei processi sono usciti tre livelli di decisione, a parer mio
manca un quarto livello, anche se le sentenze dicono che la cosa non abbia
avuto riscontri, però forse riaprire il caso non sarebbe poi così male.
Questo
tipo di organizzazione, anche se non ne esce come “mafioso”
tecnicamente detto, ha tutte le caratteristiche della mafiosità: una cupola
che, per portare a termine illeciti guadagni, commissiona l’esecuzione di chi
vuole ostacolarla. Stiamo parlando di un assessore, giovanissima donna, del
comune di Nardò. Certo, a qualcuno dà
molto fastidio sentir parlare di mafia e di mafie, Nardò non è città mafiosa,
però quell’omicidio era mafiogeno. Sarebbe stata decisione meno pelosa l’aver
titolato la sala a “Renata Fonte assessore neritino, assassinata perché
combatteva la speculazione edilizia”, almeno dava il senso del ricordo e non si
tentava maldestramente, come qualcuno pare voler fare, di scardinare sentenze.
La decisione del Consiglio Comunale invece rimarca come dia ancora fastidio sentir parlare del loro feudo con termini
negativi, ricorda tanto una decaduta nobiltà .
Funerali di Renata Fonte |
Concludo citando la relazione della Commissione Nazionale
Antimafia che dice come in Salento ci sia recrudescenza della criminalità
organizzata, in particolare si citano le zone di Nardò e Copertino. Con buona
pace di chi vuole nascondere la polvere sotto il tappeto. Come polvere si vuole
nascondere quando si tace di immigrati e caporali come fossero problemi d’altri.
A quando i nomi e cognomi dei proprietari dei campi che utilizzano mano d’opera
procurata da caporali? A quando un
cartello all’ingresso della città che dice “Benvenuti a Nardò, città di Renata
Fonte”? Questi sarebbero segnali che dicono con chiarezza da quale parte si
sta.
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