Commenti

Non pubblicheremo commenti anonimi.

venerdì 16 maggio 2014

Renata Fonte non è solo di Nardò, è di tutti.

Renata Fonte
Sconcerto! E’ la parola che più di altre si legge in questi giorni, dopo la decisione del consiglio comunale di Nardò di non titolare la Sala del Consiglio a Renata Fonte. Il Sindaco ha chiesto il ritiro della proposta. In sostanza il consiglio comunale non ci ha messo la faccia, non hanno osato arrivare ad un voto negativo, escamotage un po’ tristanzuolo.

La polemica monta come panna, già il 31 marzo, anniversario dell’assassinio della Fonte, Don Ciotti ebbe a dire dei neritini che occorreva una “pedata nel di dietro” per smuoverli e ricordare. In realtà, tolte le scuole, i “comuni cittadini” erano veramente pochi. Da lì mille prese di posizione anche piccate nel voler sottolineare che Nardò non è città mafiosa. Ebbi modo di scrivere che, a parer mio, non esistono città mafiose in sé, e lo ribadisco, una città è fatta di individui, ognuno con la sua particolarità e la sua storia, che all’interno di questi individui ce ne siano alcuni che fanno del malaffare la loro attività principale non rende una città mafiosa tout court, ne fa una città con schegge di malavita che agisce. In particolare sull’affaire Renata Fonte molto, e bene, è stato sintetizzato da Danilo Lupo in un articolo su Porta di Mare (www.portadimare.it). La Fonte fu giustiziata perché “colpevole” di voler fermare la speculazione edilizia nella zona di Porto Selvaggio. Per ammazzarla furono inviati dei sicari pagati, e nei processi sono usciti tre livelli di decisione, a parer mio manca un quarto livello, anche se le sentenze dicono che la cosa non abbia avuto riscontri, però forse riaprire il caso non sarebbe poi così male. 
Questo tipo di organizzazione, anche se non ne esce come “mafioso” tecnicamente detto, ha tutte le caratteristiche della mafiosità: una cupola che, per portare a termine illeciti guadagni, commissiona l’esecuzione di chi vuole ostacolarla. Stiamo parlando di un assessore, giovanissima donna, del comune di Nardò.  Certo, a qualcuno dà molto fastidio sentir parlare di mafia e di mafie, Nardò non è città mafiosa, però quell’omicidio era mafiogeno. Sarebbe stata decisione meno pelosa l’aver titolato la sala a “Renata Fonte assessore neritino, assassinata perché combatteva la speculazione edilizia”, almeno dava il senso del ricordo e non si tentava maldestramente, come qualcuno pare voler fare, di scardinare sentenze. La decisione del Consiglio Comunale invece rimarca come dia ancora fastidio sentir parlare del loro feudo con termini negativi, ricorda tanto una decaduta nobiltà .

Funerali di Renata Fonte
Concludo citando la relazione della Commissione Nazionale Antimafia che dice come in Salento ci sia recrudescenza della criminalità organizzata, in particolare si citano le zone di Nardò e Copertino. Con buona pace di chi vuole nascondere la polvere sotto il tappeto. Come polvere si vuole nascondere quando si tace di immigrati e caporali come fossero problemi d’altri. A quando i nomi e cognomi dei proprietari dei campi che utilizzano mano d’opera procurata da caporali?  A quando un cartello all’ingresso della città che dice “Benvenuti a Nardò, città di Renata Fonte”? Questi sarebbero segnali che dicono con chiarezza da quale parte si sta.

Certamente qualcuno griderà all'intrusione negli affari dei cittadini di Nardò, il problema è che Renata Fonte non è più solo un assessore neritino, è una persona assassinata la cui memoria appartiene a tutti quanti. E, tutto sommato, non è facile spiegare a chi non è del luogo la scelta dell'amministrazione comunale. Assomiglia maledettamente a  qualcosa di sordido, da voler nascondere, celare. Proprio come i ragazzi che vagano nelle campagne in estate, scomodissima presenza. 

Nessun commento:

Posta un commento