Riassunto della settimana precedente.
La legge elettorale di Calderoli è stata giudica
incostituzionale. La nuova legge elettorale la presenta Calderoli (sic). Anche
lasciando perdere le considerazioni sull’etica di questo signore uso a fare
battutine xenofobe anche su un ministro
della Repubblica, la cosa è discutibile come scelta in sé, si chiama
istigazione a reiterare un reato.
La legge Fini Giovanardi è decaduta perché giudicata
incostituzionale. La nuova legge ha come relatore Giovanardi (sic). Vale la considerazione
di cui sopra, non c’era un non fondamentalista, quanto meno uno che abbia delle
democrazia un’idea di “bene comune”, che non pensi che la legge debba essere
sottomessa alla sua fede? Perché dobbiamo dare ad un individuo che combatte i talebani
utilizzando le loro stesse armi la possibilità di legiferare in nome e per
conto del suo credo religioso?
Una parolina di Fini si impone. In questi mesi è chiamato
come “padre nobile”, come statista, nei talk show. Un uomo di governo a tutto
tondo insomma, scrive libri che dicono come fare a cambiare il mondo e perché,
presenta libri d’altri, un intellettuale. Praticamente la controfigura di
D’Alema. Però uno che nella sua carriera politica ha firmato leggi con Bossi e
con Giovanardi, può avere ancora credito e credenziali di correttezza e acume
politico? Mistero!
All’expo di Milano si scopre che a garantire gli appalti
erano personaggi dalla moralità quanto meno dubbia, già passati per la
tangentopoli degli anni ’90, processati, condannati. Ci si chiede se sia più criminale chi ruba o
chi colpevolmente mette un ladro a guardia del deposito della zecca. Se uno
viene beccato a guidare in stato di ebbrezza gli viene, giustamente, sospesa la
patente, se uno ruba i soldi pubblici viene invece reincaricato a gestire fondi
di tutti. Punire chi li ha messi lì sarebbe ottima soluzione.
Le tanto decantate riforme istituzionali, addirittura lo
scioglimento nell’acido della Carta Costituzionale che tanto declama il premier
attuale, Renzi da Firenze, pare che non possano che passare al vaglio di
Berlusconi, un uomo condannato in via definitiva per aver frodato lo Stato. La
trattativa fra i due è serrata e segretissima, quasi blindata. In aggiunta
annotiamo come giornalisti televisivi (sedicenti di sinistra) si straccino le
vesti per avere nei loro show un pregiudicato decaduto con ignominia da ogni carica e lo
chiamino Presidente anziché signor Berlusconi (anche sul signor si potrebbe
discutere in realtà). La Nunziata, la Gruber, Santoro, Formigli ecc. tutti a
vantarsi di aver avuto possibilità di inchinarsi davanti a un malandrino. Oltre
il danno, poi, c’è la beffa. Questo tiene testa a tutti e li zittisce ogni
volta che aprono bocca. Oltre che poco avveduti, questi giornalisti, sono anche
incapaci di reggere un banale confronto.
Sembra tuttavia evidente che questi comportamenti sono
sdoganati, soprattutto dopo la trattativa con Genny ‘a carogna (che aspettiamo
con ansia da Santoro e dalla Gruber) l’unico, pare, in grado di dare il via ad
una partita di calcio che vedeva in tribuna alcune fra le massime cariche dello
Stato.
Ora si aggiunge un nuovo tassello all’infamia di un governo
supino ai desiderata di quello ai servizi sociali. Dell’Utri è stato condannato
in via definitiva perché, dicono i giudici, per 18 anni ha fatto da tramite fra
cosa nostra e Silvio Berlusconi. Facendo un elementare ragionamento si deve
dedurre che quest’ultimo sia stato per tutto quel tempo al servizio, quanto
meno abbia usato ed abusato dei favori di cosa nostra. In gergo, forse, si può
parlare di collusione se non di vera e propria affiliazione.
Ora il pregiudicato Berlusconi verrà ancora ascoltato da
Renzi e ricevuto in Quirinale? Non è cosa di piccolo cabotaggio, è La
Questione. Lo è perché questo signore ha nelle sue mani il destino della
Costituzione e dell’Italia intera, Renzi, a rigor di logica democratica, non dovrebbe
più avere il diritto di incontrare questo signore per parlare di riforme, al
massimo può portargli le arance.
Napolitano non dovrebbe più riceverlo in Quirinale come capo
di un partito, al massimo lo riceva in delegazione con altri galeotti per
parlare della situazione nelle carceri, se proprio ci tiene. Insomma, questi
signori la smettano di incontrare un pregiudicato “in nome del popolo
italiano”.
In sostanza, ora possiamo rispondere a Renzi. Quando venne
criticato per i suoi incontri con il pregiudicato disse “dovevo forse trattare
con Dudù?”, Si, primo ministro, doveva, almeno era chiaro da che parte stava.
In alternativa poteva trattare con un inviato di quel partito diverso da un
condannato per reati contro lo Stato ed ora, dicono i giudici, anche in odore di mafia.
Nessun commento:
Posta un commento