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domenica 11 maggio 2014

Calderoli, Giovanardi, Fini, Dell'Utri, tutti statisti

Riassunto della settimana precedente.

La legge elettorale di Calderoli è stata giudica incostituzionale. La nuova legge elettorale la presenta Calderoli (sic). Anche lasciando perdere le considerazioni sull’etica di questo signore uso a fare battutine  xenofobe anche su un ministro della Repubblica, la cosa è discutibile come scelta in sé, si chiama istigazione a reiterare un reato.

La legge Fini Giovanardi è decaduta perché giudicata incostituzionale. La nuova legge ha come relatore Giovanardi (sic). Vale la considerazione di cui sopra, non c’era un non fondamentalista, quanto meno uno che abbia delle democrazia un’idea di “bene comune”, che non pensi che la legge debba essere sottomessa alla sua fede? Perché dobbiamo dare ad un individuo che combatte i talebani utilizzando le loro stesse armi la possibilità di legiferare in nome e per conto del suo credo religioso?
Una parolina di Fini si impone. In questi mesi è chiamato come “padre nobile”, come statista, nei talk show. Un uomo di governo a tutto tondo insomma, scrive libri che dicono come fare a cambiare il mondo e perché, presenta libri d’altri, un intellettuale. Praticamente la controfigura di D’Alema. Però uno che nella sua carriera politica ha firmato leggi con Bossi e con Giovanardi, può avere ancora credito e credenziali di correttezza e acume politico? Mistero!

All’expo di Milano si scopre che a garantire gli appalti erano personaggi dalla moralità quanto meno dubbia, già passati per la tangentopoli degli anni ’90, processati, condannati.  Ci si chiede se sia più criminale chi ruba o chi colpevolmente mette un ladro a guardia del deposito della zecca. Se uno viene beccato a guidare in stato di ebbrezza gli viene, giustamente, sospesa la patente, se uno ruba i soldi pubblici viene invece reincaricato a gestire fondi di tutti. Punire chi li ha messi lì sarebbe ottima soluzione.

Le tanto decantate riforme istituzionali, addirittura lo scioglimento nell’acido della Carta Costituzionale che tanto declama il premier attuale, Renzi da Firenze, pare che non possano che passare al vaglio di Berlusconi, un uomo condannato in via definitiva per aver frodato lo Stato. La trattativa fra i due è serrata e segretissima, quasi blindata. In aggiunta annotiamo come giornalisti televisivi (sedicenti di sinistra) si straccino le vesti per avere nei loro show un pregiudicato  decaduto con ignominia da ogni carica e lo chiamino Presidente anziché signor Berlusconi (anche sul signor si potrebbe discutere in realtà). La Nunziata, la Gruber, Santoro, Formigli ecc. tutti a vantarsi di aver avuto possibilità di inchinarsi davanti a un malandrino. Oltre il danno, poi, c’è la beffa. Questo tiene testa a tutti e li zittisce ogni volta che aprono bocca. Oltre che poco avveduti, questi giornalisti, sono anche incapaci di reggere un banale confronto.  
Sembra tuttavia evidente che questi comportamenti sono sdoganati, soprattutto dopo la trattativa con Genny ‘a carogna (che aspettiamo con ansia da Santoro e dalla Gruber) l’unico, pare, in grado di dare il via ad una partita di calcio che vedeva in tribuna alcune fra le massime cariche dello Stato.
Ora si aggiunge un nuovo tassello all’infamia di un governo supino ai desiderata di quello ai servizi sociali. Dell’Utri è stato condannato in via definitiva perché, dicono i giudici, per 18 anni ha fatto da tramite fra cosa nostra e Silvio Berlusconi. Facendo un elementare ragionamento si deve dedurre che quest’ultimo sia stato per tutto quel tempo al servizio, quanto meno abbia usato ed abusato dei favori di cosa nostra. In gergo, forse, si può parlare di collusione se non di vera e propria affiliazione.
Ora il pregiudicato Berlusconi verrà ancora ascoltato da Renzi e ricevuto in Quirinale? Non è cosa di piccolo cabotaggio, è La Questione. Lo è perché questo signore ha nelle sue mani il destino della Costituzione e dell’Italia intera, Renzi, a rigor di logica democratica, non dovrebbe più avere il diritto di incontrare questo signore per parlare di riforme, al massimo può portargli le arance.
Napolitano non dovrebbe più riceverlo in Quirinale come capo di un partito, al massimo lo riceva in delegazione con altri galeotti per parlare della situazione nelle carceri, se proprio ci tiene. Insomma, questi signori la smettano di incontrare un pregiudicato “in nome del popolo italiano”. 
In sostanza, ora possiamo rispondere a Renzi. Quando venne criticato per i suoi incontri con il pregiudicato disse “dovevo forse trattare con Dudù?”, Si, primo ministro, doveva, almeno era chiaro da che parte stava. In alternativa poteva trattare con un inviato di quel partito diverso da un condannato per reati contro lo Stato ed ora, dicono i giudici,  anche in odore di mafia.
 



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