Affollatissima e partecipata marcia per la legalità e contro
il racket a Lecce lunedi 12 maggio 2014. Molte le fasce tricolore dei sindaci
della provincia, molta “gente comune” che era lì per manifestare contro un
cancro che torna a pervadere il Salento. Racket, estorsioni, usura, controllo
del gioco d’azzardo, mazzette, corruzione, voto di scambio, appalti e ancora
molto altro. La malavita entra in ogni anfratto della società.
Pochi i
taglieggiati presenti, poche le denunce alla magistratura, poca la capacità di
opporsi a muso duro a richieste estorsive, questo denunciano gli inquirenti. D’altra
parte, come mi faceva notare qualcuno, “dopo la passerella di oggi tutto
tornerà nel silenzio, nella normale vita quotidiana”. Le vittime della malavita
hanno invece bisogno di attenzioni sempre non solo da parte degli
investigatori, ma devono sentire la solidarietà della società nel suo insieme. Lo sportello antiracket esiste e funziona,
però occorre intervenire con forza su chi ha titolo per concedere prestiti, le
banche, occorre che lo Stato si faccia garante dei commercianti onesti caduti
nelle grinfie di speculatori e usurai.
A Palazzo Celestini, sul palco ci sono stati interventi.
Hanno parlato il Prefetto, il direttore del Quotidiano di Lecce, patron della
manifestazione, il Sindaco di Lecce Paolo Perrone, Antonio Maria Gabellone,
presidente della Provincia, un imprenditore vittima di mafia. Ad ascoltare una
folla nutrita, molti i politici, parlamentari, assessori e consiglieri
regionali, mancavano, e questo è il vero vulnus, i giovani. Sotto i 40 anni
erano veramente pochi in piazza. C’era anche l’Onorevole Marti, prosciolto nel
2008 dall’accusa di voto di scambio, http://www.lecceprima.it/cronaca/voti-e-mafia-assoluzione-per-l-assessore-roberto-marti.html,
e c’erano esponenti di Forza Italia, il partito che vede il suo capo
ai servizi sociali, il braccio destro latitante in Libano, un suo affiliato ed
ex ministro della Repubblica in galera. Molti gli esponenti del Partito
Democratico (lo stesso a cui è iscritto Primo Greganti, il compagno G. tornato agli
onori delle cronache). Non siamo seguaci dei proverbi ad ogni costo, però ogni
tanto si citano. “Te la capu ‘nfetisce lu pisce”, dicevano gli anziani.
Nessuna bandiera alla marcia, solo i gonfaloni dei
Comuni, il medagliere dell’ANPI (Associazione Partigiani d’Italia) ed una
bandierina arancione di Libera. E non c’era uno striscione che qualcuno
ricordava in una manifestazione gemella di tempo addietro, quello con su
scritto “Fuori il marcio dalla marcia”. Però
è un inizio, speriamo lo sia.
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