Pirotecnico il Salento in questi ultimi tempi. Ogni giorno
bruciano uno o più automezzi (solo l’altra notte, 26 marzo, un mezzo operativo
e un’auto a Copertino e Tricase), spesso vanno in pezzi vetrine e bruciano
negozi. Poi ci sono altre fiammate, come amministratori della cosa pubblica
indagati per appalti e squallidi comportamenti come utilizzare pass falsi per
entrare nelle ztl.
La magistratura verificherà, ovviamente, noi siamo
garantisti e diciamo che nessuno è colpevole fino all’ultimo grado di giudizio,
al momento si sa che perizie hanno appurato la falsità dei pass.
Forse l’assessore l'aveva avuto “a sua insaputa”. Come
non credergli se dichiarerà così? Non abbiamo nessun motivo per non dargli
tutto il beneficio del dubbio, Scajola fa giurisprudenza. Però erano falsi, se qualcuno glieli ha dati, e
se questo qualcuno è un suo collaboratore il problema esiste e persiste.
E l’amministrazione comunale leccese sta in apprensione
anche perchè inquirenti pare siano di casa negli uffici comunali in
questi giorni, qualcuno avrebbe dato appalti dietro il pagamento di prebende.
Pare, ovviamente, le indagini sono in corso. Certo però che le voci girano da
tempo al Bar dello Sport. Cos’hanno in comune gli incendi alle auto, i pass
falsi e le tangenti? Apparentemente nulla, sono tutti episodi staccati,
scollegati fra loro. Però esiste una filosofia di fondo che lega piccola e
grande malavita, furbetti, furboni e malavitosi. Una delle voci raccolte per
strada riguardo ai pass falsi è “che vuoi che sia, una furbata, nulla di
grave”. Sommessamente annotiamo che nulla di grave per un vero e proprio reato
compiuto da un amministratore è una sonora idiozia. E’ un fatto gravissimo, che
si collega a comportamenti altri, diversi, magari più incendiari, proprio per
l’arroganza e il senso di impunità che li avvolge. Il fatto stesso che nessuno
abbia al momento accennato a dare le dimissioni la dice lunga. Che l’assessore
l’abbia fatto in prima persona o sia stato coinvolto da suoi sottoposti è un
problema che riguarda lui e solo lui, il suo ruolo dovrebbe essere messo in discussione comunque.
Quando si parla di comportamenti mafiosi, incendi,
pallottole, o mafiogeni, che sono quei sotterfugi adottati per scavalcare
l’ordine e le leggi, che sono la corruzione, le furbate e via dicendo, cos'altro è se non mafiogeno un amministratore o un funzionario che prende
mazzette in cambio di appalti? Cosa sono le assunzioni pilotate in enti
pubblici o partecipati se non pagamenti ad una picciotteria che ha procurato
voti? Non si riuscirà a sconfiggere la mafia se proseguiranno a livello istituzionale questi
comportamenti, se i voti si acquistano senza badare al sottile, chiudendo gli
occhi sul come, quanto e dove quei voti sono stati trovati e con quali mezzi. Se non si
vuole vedere quanto si muove davanti ai seggi il giorno del voto: rasati in giubbotto
nero che annotano, segnano e consegnano? Se cento voti valgono un’assunzione,
mille forse porteranno in dote un appalto. Diecimila porteranno forse alla
schiavitù dell'eletto di chi li ha procurati, a favori che proseguono nel tempo. E’ una
tecnica neppure più mafiogena. Diventa mafiosa a tutto tondo.
Dignità imporrebbe che le dimissioni venissero
immediatamente offerte ai cittadini. Già, dignità...
Tornare all'etica in politica dovrebbe essere un principio ineludibile.
In queste condizioni come si può pretendere credibilità di fronte ad ogni
appalto, ogni ruspa che lavora, ogni asfalto rifatto? Come si possono evitare
sospetti? In fondo basterebbe un segnale per riprendersi un pò di dignità: dimissioni, lasciando lavorare la giustizia e poi rivendicare, quando appurata
l’innocenza, il proprio ruolo di persona onesta. Ma in tempi di mutande verdi e lecca lecca
comprati con i soldi dei contribuenti non possiamo pretendere tanto. Anche
questa è post democrazia.
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