Commenti

Non pubblicheremo commenti anonimi.

sabato 29 marzo 2014

Mafia, appalti e pass falsi

Pirotecnico il Salento in questi ultimi tempi. Ogni giorno bruciano uno o più automezzi (solo l’altra notte, 26 marzo, un mezzo operativo e un’auto a Copertino e Tricase), spesso vanno in pezzi vetrine e bruciano negozi. Poi ci sono altre fiammate, come amministratori della cosa pubblica indagati per appalti e squallidi comportamenti come utilizzare pass falsi per entrare nelle ztl.

La magistratura verificherà, ovviamente, noi siamo garantisti e diciamo che nessuno è colpevole fino all’ultimo grado di giudizio, al momento si sa che perizie hanno appurato la falsità dei pass.
Forse l’assessore l'aveva avuto “a sua insaputa”. Come non credergli se dichiarerà così? Non abbiamo nessun motivo per non dargli tutto il beneficio del dubbio, Scajola fa giurisprudenza. Però erano falsi, se qualcuno glieli ha dati, e se questo qualcuno è un suo collaboratore il problema esiste e persiste.
E l’amministrazione comunale leccese sta in apprensione anche perchè inquirenti pare siano di casa negli uffici comunali in questi giorni, qualcuno avrebbe dato appalti dietro il pagamento di prebende. Pare, ovviamente, le indagini sono in corso. Certo però che le voci girano da tempo al Bar dello Sport. Cos’hanno in comune gli incendi alle auto, i pass falsi e le tangenti? Apparentemente nulla, sono tutti episodi staccati, scollegati fra loro. Però esiste una filosofia di fondo che lega piccola e grande malavita, furbetti, furboni e malavitosi. Una delle voci raccolte per strada riguardo ai pass falsi è “che vuoi che sia, una furbata, nulla di grave”. Sommessamente annotiamo che nulla di grave per un vero e proprio reato compiuto da un amministratore è una sonora idiozia. E’ un fatto gravissimo, che si collega a comportamenti altri, diversi, magari più incendiari, proprio per l’arroganza e il senso di impunità che li avvolge. Il fatto stesso che nessuno abbia al momento accennato a dare le dimissioni la dice lunga. Che l’assessore l’abbia fatto in prima persona o sia stato coinvolto da suoi sottoposti è un problema che riguarda lui e solo lui, il suo ruolo dovrebbe essere messo in discussione comunque.
Quando si parla di comportamenti mafiosi, incendi, pallottole, o mafiogeni, che sono quei sotterfugi adottati per scavalcare l’ordine e le leggi, che sono la corruzione, le furbate e via dicendo, cos'altro è se non mafiogeno un amministratore o un funzionario che prende mazzette in cambio di appalti? Cosa sono le assunzioni pilotate in enti pubblici o partecipati se non pagamenti ad una picciotteria che ha procurato voti? Non si riuscirà a sconfiggere la mafia se proseguiranno a livello istituzionale questi comportamenti, se i voti si acquistano senza badare al sottile, chiudendo gli occhi sul come, quanto e dove quei voti sono stati trovati e con quali mezzi. Se non si vuole vedere quanto si muove davanti ai seggi il giorno del voto: rasati in giubbotto nero che annotano, segnano e consegnano? Se cento voti valgono un’assunzione, mille forse porteranno in dote un appalto. Diecimila porteranno forse alla schiavitù dell'eletto di chi li ha procurati, a favori che proseguono nel tempo. E’ una tecnica neppure più mafiogena. Diventa mafiosa a tutto tondo.
Dignità imporrebbe che le dimissioni venissero immediatamente offerte ai cittadini. Già, dignità...

Tornare all'etica in politica dovrebbe essere un principio ineludibile. In queste condizioni come si può pretendere credibilità di fronte ad ogni appalto, ogni ruspa che lavora, ogni asfalto rifatto? Come si possono evitare sospetti? In fondo basterebbe un segnale per riprendersi un pò di dignità: dimissioni, lasciando lavorare la giustizia e poi rivendicare, quando appurata l’innocenza, il proprio ruolo di persona onesta. Ma in tempi di mutande verdi e lecca lecca comprati con i soldi dei contribuenti non possiamo pretendere tanto. Anche questa è post democrazia. 

Nessun commento:

Posta un commento