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martedì 10 dicembre 2013

La mafia uccide solo d'estate

Molto raramente mi è capitato di sentir partire un applauso sui titoli di coda di un film. Non ci sono attori presenti da salutare o ringraziare, non registi o altri interpreti. Un film si applaude quando veramente esplode dentro di te, quando trasmette sensazioni, emozioni, messaggi. E’ successo alla fine di “La mafia uccide solo d’estate”. L’opera prima di PIF (Pierfrancesco Diliberto) parla dei momenti più violenti, truci, barbari della Palermo fra gli anni ’80 e ’90. Cosa nostra con tutta la sua onda d’urto passa sullo schermo. Totò Riina, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Provenzano, Bagarella, Falcone, Borsellino. Tutti visti dagli occhi di un bimbo, Arturo, che nasce il giorno in cui nel suo palazzo viene assassinato Michele Cavataio. 
Da quel momento e per tutta la fanciullezza e adolescenza la mafia diventa una costante. Allegro divertente a tratti, si ride, sia pure con amarezza. Si guarda il film con gli occhi del bimbo che vive in una società che rinnega, che si volta da un’altra parte, che non para di mafia mai. Gli omicidi di giornalisti sono sempre e comunque “roba de fimmine. Gli piacevano le donne degli altri”.  Questa costante fa si che Arturo pensi all'amore per una donna come una cosa che lo farà ammazzare, quando si innamora di Flora, sua compagna di scuola elementare, non riesce a dirglielo proprio per questo timore.
Il bimbo ha un eroe, l’unico che non conoscerà personalmente. Infatti parla con Chinnici, con Dalla Chiesa e con altri che vedrà morire uno ad uno, per una serie di eventi non incontrerà mai il suo eroe: Giulio Andreotti.  Gli uomini d’onore della Palermo silenziosa e omertosa di quel tempo veleggiano nell'aria’aria, in una famiglia, la sua, che si adegua ai silenzi, imponendosi di vivere una vita normale, mentre il vicino di casa che si chiama  Rocco Chinnici salta in aria con la sua scorta e la sua auto. Mentre il commissario Boris Giuliano, che ad Arturo fece conoscere un dolce alla ricotta, viene massacrato proprio in pasticceria. Una società di una violenza inaudita all'inverosimile, che si riscatterà in parte solo dopo le stragi di Falcone e Borsellino. Intanto Arturo è cresciuto, in un TV locale fa da portatore d’acqua per la campagna elettorale di  Salvo Lima. Finché si sveglia dal lungo letargo ed inizia a prendere coscienza, una ribellione sotto traccia. E l’ultimo viaggio fra le lapidi dei morti ammazzati con il figliolo che ha avuto nel frattempo. Pezzi di marmo che segnano il dolore di quegli anni, che lo fanno uscire fuori nonostante la leggerezza del film. Ci si accorge d’un tratto di aver vissuto per due ore l’epopea di Cosa Nostra, quella più feroce e stragista, raccontata e fatta ingoiare senza virulenza. Ci si rende conto che Pif è riuscito a proporci uno spaccato di società drammatico e truculento in modo leggero, con il sorriso a volte, senza mai perdere la consapevolezza della realtà.  Un film da vedere e far vedere soprattutto ai ragazzi. Un film che merita l’applauso finale, veramente!


Nazione:       Italia
Anno:           2013
Durata:         90 minuti
Regia:           Pierfrancesco Diliberto (Pif)
Cast:             Pierfrancesco Diliberto, Cristiana Capotondi, Claudio Gioè, NanniBruschetta,
                    Teresa Mannino, Rosario Lisma, Domenico Centamore, Maurizio Marchetti.
Produzione:    Wildside, Rai Cinema

Distribuzione:  01 Distribution

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