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giovedì 14 novembre 2013

Slot machine, condoni fiscali, governo Letta e Corallo

Condono fiscale per i gestori di slot machine, dove eravamo rimasti?
Per ricordare: le 10 concessionarie di gioco d’azzardo operanti in Italia erano state prese con le mani nella marmellata, forse i responsabili erano distratti dall'arrivo dell’estate, forse innamorati, chissà, fatto sta che tutte si sono “scordate” di collegare le slot machine all'erario, la cosa non ha consentito un’adeguata tassazione. In gergo si chiama evasione fiscale. La G.D.F. scoprì l’arcano. In un primo tempo la sanzione calcolata dalla Corte dei Conti ammontava a 9,8 miliardi di euro. Il fisco ridusse il tutto a 2,5 miliardi ed iniziò la discussione. Provvidenziale fu l’arrivo del governo Letta che, per aver tolto l’IMU alla villa di Arcore con tutti i suoi stallieri, pensò bene di fare cassa subito e propose una transazione (leggasi: condono fiscale quasi tombale) portando le multe a 600 milioni, per scendere poi, come in tutte le trattative per la compravendita di vacche, a 500. Ottimo lo sconto dell’80%! Proprio come si fa con tutti i sequestri di auto di quarta mano a chi non paga una rata della tarsu, proprio come le ganasce fiscali. Ottimo affare per i condannati, solo che non tutti gli evasori fiscali hanno accettato il regalo del governo guidato da un uomo del PD. Ricordiamo un Bersani in corsa che in campagna elettorale promise “mai più condoni fiscali”, ma ora governa berletta, è tutto diverso. Allo stato delle cose la situazione è la seguente:

Cogetech ha pagato 51 milioni, Sisal 49, Gamenet 47, SNAI 42, Cirsa 24, gtech 20. Non hanno aderito neppure allo sconto: Bplus (deve 169 milioni), HGB (40 milioni), Gmatica (30 milioni), Codere (20 milioni).

Bplus salta all’occhio, è l’azienda che deve la cifra maggiore, e fa capo a tal Francesco Corallo, vediamo chi è questo tizio:

Francesco Corallo è il figlio di Gaetano Corallo, un amico del boss mafioso Nitto Santapaola, condannato negli anni ottanta per associazione a delinquere nel processo per la scalata dei catanesi ai casinò del nord Italia. Ma Francesco dice di non avere rapporti con il padre, alla domanda forse ha risposto: “Gaetano chi?”

Leggiamo su Il Fatto Quotidiano:
Roma, si consegna re delle slot Francesco Corallo. Era latitante da maggio 2012
L'uomo si trovava a Santo Domingo. Oltre un anno fa era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano su presunti finanziamenti illeciti concessi dalla Bpm, quando era guidata da Massimo Ponzellini. E' accusato di associazione per delinquere visto che il reato di corruzione, inizialmente contestato, è caduto dopo la remissione della querela da parte della banca

Si è costituito dopo oltre 14 mesi di latitanza Francesco Corallo, il cosiddetto ‘re delle slot machine’, destinatario nel maggio 2012 di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano su presunti finanziamenti illeciti concessi dalla Bpm, quando era guidata da Massimo Ponzellini.
Il 29 maggio Ponzellini finì ai domicialri  accusato, tra le altre cose, proprio di un finanziamento sospetto da circa 150 milioni di euro concesso alla società Atlantis/B-plus - attiva nel settore dei giochi d’azzardo e di cui era titolare Francesco Corallo – per comprare nuove slot machine, in cambio di una mazzetta da oltre un milione di euro girata all’ex presidente di Bpm e la promessa di 3,5 milioni di sterline.
Corallo, che deve rispondere anche di associazione per delinquere, è rimasto latitante per oltre un anno a Santo Domingo. Ieri, come riportano Corriere della Sera e Repubblica, il titolare di Atlantis si è consegnato alle forze dell’ordine all’aeroporto di Roma Ciampino, dopo essere atterrato con un volo privato.
Nell’indagine sulla Bplus, durante una perquisizione svolta a Roma dalla Guardia di finanza nel novembre 2011, un computer venne sottratto dal parlamentare Pdl Amedeo Laboccetta che, evocando l’immunità parlamentare, si era presentato negli uffici di piazza di Spagna proprio in soccorso dell’amico Corallo. Il titolare della Atlantis, infatti, per evitare la perquisizione dei finanzieri, aveva sostenuto di essere ambasciatore Fao di un paese dei Caraibi. Mentre gli inquirenti verificavano al ministero degli Esteri se la versione di Corallo fosse vera, nei locali di piazza di Spagna erano intervenuti ben quattro avvocati, tra cui anche l’allora deputata di Fli Giulia Bongiorno. A un certo punto si era presentato anche il deputato Pdl Amedeo Laboccetta, che dopo essersi qualificato, aveva rivendicato la proprietà del computer presente negli uffici portandoselo via. Un gesto che gli costerà un’accusa di favoreggiamento anche a seguito delle numerose contraddizioni emerse tra lo stesso Laboccetta e Corallo che aveva rivendicato il possesso del pc da parte di una sudamericana presente nella casa/ufficio di piazza di Spagna al momento della perquisizione.
Nei documenti sequestrati dalla Gdf, si trovarono anche tracce di un conto off shore intestato a  James Walfenzao, lo stesso fiduciario della società Printemps che acquistò la casa di Montecarlo in cui viveva Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini.
Ora Corallo sarà interrogato dal gip di Roma. L’interrogatorio di garanzia per rogatoria è stato disposto dal gip di Milano Cristina di Censo, il giudice che l’anno scorso aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Corallo e delle altre persone dell’ambito dell’inchiesta, vicina alla chiusura, dei pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici su Bpm. Fu allora che l’ex presidente della banca Massimo Ponzellini finì ai domiciliari. Corallo risponde diassociazione per delinquere in quanto il reato di corruzione, inizialmente contestato è caduto poiché Banca popolare di Milano mesi fa ha rimesso la querela.



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