Condono fiscale per i gestori di slot machine, dove eravamo
rimasti?
Per ricordare: le 10 concessionarie di gioco d’azzardo
operanti in Italia erano state prese con le mani nella marmellata, forse i
responsabili erano distratti dall'arrivo dell’estate, forse innamorati, chissà,
fatto sta che tutte si sono “scordate” di collegare le slot machine all'erario,
la cosa non ha consentito un’adeguata tassazione. In gergo si chiama evasione
fiscale. La G.D.F. scoprì l’arcano. In un primo tempo la sanzione calcolata
dalla Corte dei Conti ammontava a 9,8 miliardi di euro. Il fisco ridusse il tutto
a 2,5 miliardi ed iniziò la discussione. Provvidenziale fu l’arrivo del governo
Letta che, per aver tolto l’IMU alla villa di Arcore con tutti i suoi
stallieri, pensò bene di fare cassa subito e propose una transazione (leggasi:
condono fiscale quasi tombale) portando le multe a 600 milioni, per scendere
poi, come in tutte le trattative per la compravendita di vacche, a 500. Ottimo lo
sconto dell’80%! Proprio come si fa con tutti i sequestri di auto di quarta
mano a chi non paga una rata della tarsu, proprio come le ganasce fiscali. Ottimo
affare per i condannati, solo che non tutti gli evasori fiscali hanno accettato
il regalo del governo guidato da un uomo del PD. Ricordiamo un Bersani in corsa
che in campagna elettorale promise “mai più condoni fiscali”, ma ora governa
berletta, è tutto diverso. Allo stato delle cose la situazione è la seguente:
Cogetech ha pagato 51 milioni, Sisal 49, Gamenet 47, SNAI
42, Cirsa 24, gtech 20. Non hanno aderito neppure allo sconto: Bplus (deve 169
milioni), HGB (40 milioni), Gmatica (30 milioni), Codere (20 milioni).
Bplus salta all’occhio, è l’azienda che deve la cifra
maggiore, e fa capo a tal Francesco Corallo, vediamo chi è questo tizio:
Francesco Corallo è il figlio di Gaetano Corallo, un amico
del boss mafioso Nitto
Santapaola, condannato negli anni ottanta per associazione a delinquere nel
processo per la scalata dei catanesi ai casinò del nord Italia. Ma Francesco
dice di non avere rapporti con il padre, alla domanda forse ha risposto: “Gaetano
chi?”
Leggiamo su Il Fatto Quotidiano:
Roma, si consegna re delle slot Francesco Corallo. Era latitante da maggio
2012
L'uomo si trovava a Santo Domingo. Oltre un anno fa era stato destinatario
di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta
della Procura di Milano su presunti finanziamenti illeciti concessi dalla Bpm,
quando era guidata da Massimo Ponzellini. E' accusato di associazione per
delinquere visto che il reato di corruzione, inizialmente contestato, è caduto
dopo la remissione della querela da parte della banca
Si è costituito dopo
oltre 14 mesi di latitanza Francesco Corallo, il cosiddetto ‘re
delle slot machine’, destinatario nel maggio 2012 di un’ordinanza di
custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Procura di
Milano su presunti finanziamenti illeciti concessi dalla Bpm,
quando era guidata da Massimo Ponzellini.
Il 29 maggio Ponzellini
finì ai domicialri accusato, tra le altre cose, proprio di un finanziamento sospetto da circa 150 milioni di euro concesso alla società
Atlantis/B-plus - attiva nel
settore dei giochi d’azzardo e di cui era titolare Francesco
Corallo – per comprare nuove slot machine, in cambio di una mazzetta da oltre
un milione di euro girata all’ex presidente di Bpm e la promessa di 3,5 milioni
di sterline.
Corallo, che deve
rispondere anche di associazione per delinquere, è rimasto latitante per oltre
un anno a Santo Domingo. Ieri, come riportano Corriere della Sera e Repubblica, il titolare di
Atlantis si è consegnato alle forze dell’ordine all’aeroporto di Roma
Ciampino, dopo essere atterrato con un volo privato.
Nell’indagine sulla
Bplus, durante una perquisizione svolta a Roma dalla Guardia di finanza nel
novembre 2011, un computer venne sottratto
dal parlamentare Pdl Amedeo Laboccetta che, evocando
l’immunità parlamentare, si era presentato negli uffici di piazza di Spagna
proprio in soccorso dell’amico Corallo. Il titolare della Atlantis,
infatti, per evitare la perquisizione dei finanzieri, aveva sostenuto di essere ambasciatore
Fao di un paese dei Caraibi. Mentre gli inquirenti verificavano al
ministero degli Esteri se la versione di Corallo fosse vera, nei locali di
piazza di Spagna erano intervenuti ben quattro avvocati, tra cui anche l’allora
deputata di Fli Giulia Bongiorno. A un certo punto si era
presentato anche il deputato Pdl Amedeo Laboccetta, che dopo essersi
qualificato, aveva rivendicato la proprietà del computer presente
negli uffici portandoselo via. Un gesto che gli costerà un’accusa di favoreggiamento anche a seguito delle
numerose contraddizioni emerse tra lo stesso Laboccetta
e Corallo che aveva rivendicato il possesso del pc da parte di
una sudamericana presente nella casa/ufficio di piazza di Spagna al momento
della perquisizione.
Nei documenti sequestrati dalla Gdf, si trovarono anche tracce di un conto off shore intestato
a James Walfenzao, lo
stesso fiduciario della società Printemps che acquistò la casa di Montecarlo in
cui viveva Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini.
Ora Corallo sarà interrogato dal gip
di Roma. L’interrogatorio di garanzia per rogatoria è stato disposto dal gip di
Milano Cristina di Censo, il giudice che l’anno scorso aveva
firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Corallo e
delle altre persone dell’ambito dell’inchiesta, vicina alla chiusura, dei pm Roberto
Pellicano e Mauro Clerici su Bpm. Fu allora che l’ex presidente della
banca Massimo Ponzellini finì ai domiciliari. Corallo risponde diassociazione
per delinquere in quanto il reato di corruzione, inizialmente
contestato è caduto poiché Banca popolare di Milano mesi fa ha rimesso la
querela.
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