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martedì 15 ottobre 2013

Confini, frontiere, persone e clandestini

Medici senza frontiere, informatici senza frontiere, avvocati senza frontiere, veterinari senza frontiere, biologi senza frontiere... Gli artisti sono senza frontiere per definizione, la Pietà di Michelangelo diventa spontanemente patrimonio dell’umanità esattamente come le statue del Budda criminalmente abbattute dai talebani negli anni ’90 del secolo scorso. Garcia Marquez e Dante Alighieri appartengono all'umanità intera. Insomma, le persone che hanno un mestiere, una missione, un talento, superano le frontiere, addirittura non ne tengono conto. Quante persone libere, senza vincoli, travalicano le loro frontiere per portare quel che hanno e sanno ad altre persone "senza distinzione di razza, religione ...."?
A fronte di questo non essere rinchiusi, esistono i confini. La parola ha un etimo latino (cum finem), era il solco tracciato con la spada dal rex per delimitare i suoi possedimenti. Frontiera e confine sono usati come sinonimi in molte lingue, in altre, come l’inglese, sono nettamente separati, la frontiera è in evoluzione, il confine è netto, definito ed immutabile. La frontiera è (dovrebbe essere) un luogo che muta in base alle usanze, alle lingue, ai costumi delle popolazioni che lì vivono, il confine non tiene  conto di queste variabili, traccia un solco quasi tutto dovesse rimanere immutato, eterno. E’ la differenza fra logica e burocrazia. Molti sono i modi per definire chi valica le frontiere, un tempo si chiamavano barbari, parola che deriva dal greco e che significa: colui che balbetta, che conosce poco o nulla la lingua del paese ospite.  Oggi, nelle legislazioni dello stato italiano, moltissimi di loro vengono definiti clandestini. L'etimologia della parola  dovrebbe essere di derivazione latina: clam - des - tinum, colui che si nasconde al giorno. Il problema non è di poco conto per chi considera la terra intera patrimonio di chi la vive e per chi considera gli esseri umani sullo stesso piano. Non dovrebbe esserlo per le legisa+lazioni che si riconoscono nella dichiarazione dei diritti dell'umanità.  Può un essere umano diventare nel giro di poche ore, da “persona” a “clandestino”? Clandestino dove? Per chi? Rispetto a chi? E chi non è clandestino cos'altro è? Uomo/donna? Persona? Cittadino?  Sono “clandestini” le persone che arrivano da paesi in guerra, dove la povertà e la morte per fame sono quotidiane? Ovvie e scontate le parole di chi dice che arrivano anche i delinquenti, questo è altro problema, la pietas e l’accoglienza che hanno contraddistinto anche in questi giorni gli italiani nonostante chi li ho governati, hanno, evidentemente, un’idea diversa di “persona”. Non è assolutamente un caso che a chiamare queste persone “clandestini” siano i leghisti, molti del partito guidato da un fuorilegge e ultimamente i capi in testa del movimento cinque stelle. Tutte formazioni che basano la loro filosofia sul populismo, sul fare rumore e suscitare paure e terrore fra i sudditi per far loro ben accogliere una stretta legale, etica, morale contro chi arriva a “rubare il lavoro”, tralasciando il fatto che pagano le tasse e i contributi. Soprattutto lasciando perdere il concetto di rispetto della persona.

Nessun uomo è clandestino. Nessun uomo può essere colpevole di essere uomo. Colpevole è chi compie un’azione illecita, non chi è in una condizione soggettiva piuttosto che un’altra. È un principio fondamentale dello stato di diritto. Non lasciamo solo papa Francesco e il Vangelo a ricordarci un cardine fondamentale della civiltà moderna.

Quindi le frontiere e i confini diventano tout court veri e propri mostri, non già contenitori di culture, lingue, religioni, costumi che tendono a fondersi, a farsi contaminare da altre forme di culture, piuttosto come strettissimi abiti fatti di armi, carceri, centri di accoglienza dove chi è naufragato diventa immediatamente un indagato per aver commesso il reato terribile di clandestinità. Quasi chi parte da paesi svantaggiati potesse avere sentore che in Italia esiste un partito verde vestito che li vuole in galera ed espulsi, rimandati nella guerra dalla quale fuggono. 

...il denominatore comune a tutte queste storie è la rimozione dei loro protagonisti come portatori di diritti. Una cintura militare fatta di armi, diritti negati, omicidio, carcere, tortura disegna i confini attuali d'Europa, quelli che devono garantire il benessere di chi è all'interno...
La frontiera non è più un luogo: è una colpa, una condanna, qualcosa che chi ha avuto la sfortuna di incontrare non si toglierà più di dosso. (Luca Rastello – La frontiera addosso – Bollati Boringhieri, 2009)

Nessun popolo ha un futuro se non ha memoria, in realtà. Ricordare e fare tesoro degli accadimenti è indispensabile, così ricordiamo Marcinelle e la sua tragedia dove morirono centinaia di italiani in miniera mentre sulle porte di molti locali c’era scritto “vietato l’ingresso agli animali e agli italiani”. Così ricordiamo, occorre farlo, il rapporto che diceva:

   «Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali».
Fonte: Relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani, ottobre 1919. 


Il Belgio si è arricchito anche grazie agli immigrati italiani, gli U.S.A. sono diventati potenza mondiale anche grazie al lavoro degli italiani. Se avesse governato qualcuno con la camicia verde, cosa sarebbe successo? E se le persone fossero state considerate solo “clandestini”? 

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