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venerdì 24 maggio 2013

I morti sono tutti uguali? Pensando al militare inglese ammazzato.



E’ difficilissimo trovare dati certi sulle morti di civili in Afghanistan in questi anni eterni di guerra. Pace Reporter parla di almeno 50.000 morti: 2000 soldati NATO, 27.000 guerriglieri, 14.000 civili, 7.000 militari afghani.
Per contro l’UNAMA (Un Assistance Mission in Afghanistan), agenzia ONU, dice che nel solo 2011 i civili uccisi sono stati 3.021, nel 2010 furono 2.790, nel 2009 2.412. Dati ovviamente plausibili,  forse calcolati per difetto, tengono conto delle sole azioni di guerra, tralasciando gli effetti collaterali: povertà, fame, criminalità, devastazione. Soprattutto non tengono conto delle migliaia di persone, bimbi e adulti, menomati, feriti gravemente, comunque con una vita tranciata.
A fronte di questi dati il criminale attentato a Londra, dove due nigeriani hanno colpito ed ammazzato a colpi di mannaia (impropriamente chiamata machete) e coltelli un militare britannico, induce a pensare. Si parla di “attacco terroristico”, e se invece si provasse a dire che “l’esportazione della democrazia” con i metodi fin qui utilizzati dai paesi sedicenti civili, è stato l’errore più clamoroso dell’occidente? Assolutamente non si intende giustificare nessun tipo di violenza, tanto più quando è così efferata, però pensavo: e se gli assassini del militare si fossero sentiti in guerra contro chi è in guerra in altri luoghi? Una sorta di “anche se non ve ne siete accorti, siete lo stesso coinvolti”, per dirla con Fabrizio De Andrè. E se avessero voluto dire “là si vive così, in attesa di un altro bombardamento”. Un paese civile e democratico ha il dovere di agire con civiltà e democrazia, piuttosto che di armarsi ed attaccare un altro paese. E quando c'è guerra, non è giusto pensare che sia cosa di altre persone e di altre terre, che non ci riguardi tutti quanti, tanto più quando tornano bare avvolte con bandiere e gli “eserciti” nemici non sono convenzionali, ma militanti. E ancora fa molto pensare come le truppe più attrezzate, moderne e imponenti del mondo, oltretutto in coalizione, non riescano ad avere ragione di un manipolo di “straccioni”, almeno così vengono dipinti i talebani dalla maggior parte dei media. I casi sono due, o qualcuno non è così attrezzato, o qualcuno non ce la racconta giusta sulle capacità dell’esercito avversario.  
Tutta la stampa mondiale piange il militare morto, giustamente. Nessun cenno ai 14.000 civili afghani? Forse un morto inglese o italiano o statunitense è più morto di un altro?
Comunque sia l’antica saggezza aveva un senso, un tempo si diceva: “chi semina vento raccoglie tempesta”. Appunto!



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