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mercoledì 27 marzo 2013

Chi vuole privatizzare Porto Selvaggio?

Renata Fonte


Nardò, la seconda città dopo Lecce per abitanti, è inquieta sempre. Sembra quasi che non riesca a trovare pace. E si che c’è il parco di Porto Selvaggio, quello di Renata Fonte, proprio lui, dovrebbe essere un’oasi  naturalistica nella quale ti puoi addentrare fra flora e fauna guardandoti attorno e vedendo animali, piante, macchia, il tutto incontaminato. Dovrebbe essere di tutti. Invece, secondo operatori del settore turismo, trekking turistico ed escursionistico, qualcuno lo vuole privatizzare. E non un qualcuno a caso, il Comune stesso.
I fatti denunciati, in sintesi, sono questi: Il Comune emana un bando per la concessione di servizi di allestimento e gestione degli spazi espositivi della Masseria Torre Nuova e della casa del Capitano nel parco regionale naturale “PortoSelvaggio e Palude del Capitano”, comprese le attività di educazione ambientale e fruizione turistica sostenibile. Fin qui nulla da eccepire, dare in gestione a chi lavora sul territorio un parco di quelle dimensioni ed importanza naturalistica ed etica è cosa ottima, significa dare spazio al lavoro di esperti e creare un indotto notevole per la città intera (B&B, ristoranti, bar, cantina sociale, oleifici ecc.). Dove sta l’inghippo? Lo sospettano gli operatori: Avanguardie, Cooperativa Fluxus,  Cooperativa Terrammare Teatro, Emanuela Rossi (guida ambientale), Manuela Rizzo (Guida turistica) che indicono per mercoledi 27 marzo alle 17 un incontro con la stampa e i cittadini, presso la sede dell’associazione Messapia (Via Personè – Nardò).
Il bando ipotizza che i ricavi di gestione a cura del concessionario ammontino a 711.115 euro, per cui si richiede un fatturato di 400.000 euro annui negli ultimi tre anni di cui 160.000 nel settore turistico ed educativo. Ne abbiamo parlato con Salvatore Inguscio di Avanguardie, lui è guida turistica ed ambientale escursionistica, ed è fra i promotori della conferenza stampa.

“La vostra associazione…” e qui mi interrompe

“No, siamo una ditta. Non è questione formale ma essenziale, esiste una legge quadro che dice che le associazioni possono fare escursioni e attività per i soci e non a scopo di lucro, noi ne facciamo lavoro. Solo che in Salento esiste un po’ di confusione in materia”.

“Il Comune di Nardò ha fatto questo bando, organizzare queste perle del Salento è buona cosa”

“Il comportamento del Comune è stato anomalo, in altre realtà, cito il parco di Otranto, il Comune ha individuato gli operatori locali cercando di agevolarli, quanto meno di non escluderli. Lo stesso ha fatto il Parco di Porto Cesareo dove esiste un marchio di qualità.
A Nardò per partecipare alla gestione della masseria e delle visite guidate una ditta piccola come la nostra deve aver guadagnato 400.000 euro negli ultimi tre anni”

“Con tuttA evidenza le vostre aziende  guadagnano un sacco di soldi”

“Neppure per idea, le mie dichiarazioni dei redditi parlano chiaro, io riesco a pagare tasse e bollette e con la crisi attuale è peggiorato tutto. Nel bando parlano di 40.000 euro di visite guidate ogni anno, se guadagnassi quella cifra sarei ricco. Con questo paletto hanno nei fatti tagliato fuori gli operatori locali in blocco”

“Nessuno, in caso di assegnazione come da bando, potrebbe più visitare organizzato Porto Selvaggio senza passare dalla ditta che si è aggiudicata il lavoro”

“Nei fatti è una privatizzazione del parco. E penso sia anche non proprio a norma, infatti non esite un articolo di legge che neghi  di lavorare in un parco pubblico. Succede solo in Salento questo fatto. Guardi, ho già avuto problemi con Torre Guaceto e il Rauccio, anche lì ci dicevano di esclusive in corso e che noi non potevamo portare escursionisti. La realtà è che solo per le attività svolte in conto gestore c’è l’esclusiva, se una guida ambientale vuole fare un trekking in quei luoghi nessuno può impedirlo. In entrambi i casi che ho citato, alle nostre rimostranze è seguito solo silenzio dagli enti gestori, nessuna risposta alla domanda “quale legge sto violando?” Nessun Comune può dire chi lavora nel parco e chi non ci può lavorare. Ora la stessa storia viene riproposta a Porto Selvaggio. Sono vent’anni che ci lavoro, che porto turisti di ogni nazionalità, ora si vuole vanificare tutto quanto”.

“Fra i firmatari qualcuno ha redditi sufficienti?”

“Non penso, potrebbe averli, ad esempio, chi gestisce già altri parchi e beneficia di finanziamenti regionali o statali. Non è il caso dei firmatari”

“In sostanza voi potreste lavorare solo passando attraverso la ditta aggiudicataria”

“In teoria e secondo il bando no, noi dovremmo semplicemente dirottare i nostri clienti a loro ed uscire di scena. Guardi che siamo in tanti, neretini, a gravitare attorno a Porto Selvaggio, ci sono i tour operator, la cooperativa del teatro, la Fluxus che si occupa di visite guidate alle ville di Porto Selvaggio. Poi c’è l’indotto commerciale.”

“Voi con i neretini avete parlato?”

“Stanno privatizzando un pezzo di Porto Selvaggio, quando lo volevano cementificare la cittadinanza si ribellò, speriamo. Qualcosa si muove, solo che a noi è precluso anche un ricorso al TAR perché costa un sacco di soldi che non abbiamo. Risposte ufficiali dagli amministratori non ne abbiamo avute al momento, tranne che la solidarietà di alcuni esponenti politici. Vedremo se mercoledi saranno presenti”.

“E’ incredibile sentirlo, si vuole veramente privatizzare il parco?”

“Temo di si, il bando dice che si vogliono coinvolgere le realtà locali e nei fatti ci tagliano fuori. Questi parchi per noi rappresentano almeno il 50% del lavoro, siamo seriamente preoccupati.”

“Non è la vostra una richiesta di casta per tagliare fuori gli altri operatori? Se l’aveste voi gestireste tutto quanto come privati”

“Neppure per idea, noi faremmo il nostro lavoro, interagiamo già ora, chi fa teatro continuerebbe a farlo, chi si occupa di didattica idem e così via, abbiamo idee decisamente più aperte e collaborative”.

“Possiamo dire che opponete ad una gestione privatistica una collaborativa?”

“Ovviamente si, ne guadagnerebbe il turismo e la città. A Nardò ci sono almeno 50 persone che vivono di escursioni e natura, Porto Selvaggio e la Palude del Capitano rappresentano una fetta amplissima del nostro lavoro”.

“Cosa rappresenta il Parco per il Comune di Nardò?”

“Forse la più importante voce in bilancio, i finanziamenti che arrivano sono importantissimi”.

Chissà, forse fa gola a qualcuno. Seguiremo gli eventi. Certo è che la domanda se in Puglia e nelle regioni limitrofe esista più di un operatore con le caratteristiche richieste dal bando sorge spontanea. Ma di questo Inguscio non parla, non ama le dietrologie.




1 commento:

  1. Io sono molto contraria a quest'idea di "privatizzare" il Parco di Porto Selvaggio.
    Situazioni simili ci sono anche in Liguria (la cosiddetta Via dell'Amore alle Cinque Terre) e anche in Sicilia: ai Laghetti di Avola, alla Riserva dello Zingaro ... Dappertutto si paga un biglietto d'ingresso!
    Significa che tutte le volte che dopo pranzo voglio sagranchirmi le gambe dietro casa (alla Palude del Capitano o a Porto Selvaggio) dovrei pagare o andare con visite guidate??? No! Mi oppongo!

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