Trovarsi a distanza di meno di ventiquattr’ore al cinema
Massimo (uno dei pochi ancora aperti a Lecce) e vedere un film sullo schermo ed
il suo alter ego live è quasi surreale.
In verità la seconda parte l’ho solo ascoltata a spezzoni, pare che i partiti,
tranne Grillo, abbiano una paura viola
delle piazze. Far venire Bersani a Lecce e chiuderlo al cinema tenendo fuori le
persone senza neppure uno straccio di amplificazione mi pare un messaggio
inquietante, forse pensavano, gli organizzatori, che pochi sarebbero andati,
comunque così è. Lui, Bersani parlava dal palco e diceva cose anche di sinistra
come si fa in campagna elettorale, in platea sorridevano candidate e candidati,
ognuno con il suo retroterra di vittorie e sconfitte, ognuno con espressione
solenne quando sentiva elencare i guai dell’Italia, o solenne se ascoltava le
battutine dell’emiliano Bersani.
Ma quanto c’era in quella platea di speranza vera non tanto
di vincere le elezioni, piuttosto di uscire, con questa classe dirigente, dalla
crisi sconvolgente dell’economia, dell’etica in politica, della mancanza di
ideologie? Pensando a questo venivo catapultato indietro di alcune ore. Il film
si chiama Viva la Libertà (Regia di Roberto Andò. Interpreti: Toni Servillo,
Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto, Eric
Trung Ngyen, Judith Davis, Andrea Renzi, Gianrico Tedeschi, Massimo De
Francovich).
Enrico Olivieri, segretario del maggior partito di
opposizione, entra in crisi dopo essere stato contestato ad un congresso, fugge
e viene sostituito dal suo gemello, Giovanni Ernani. Quest’ultimo riesce a far
rinascere il partito dalle proprie ceneri, e lo fa parlando la lingua delle
persone, delle emozioni, della consapevolezza, della semplicità. La scena
chiave del film vede una citazione di Brecht : “non aspettarti nessuna risposta
oltre la tua” rivolto al pubblico di una Piazza San Giovanni (ah le differenze
con i cinemini…) stracolma. Due gemelli con cognomi diversi, l’uno ed il suo
alter ego. Il primo, unico possibile segretario (paludato) di un partito senz’anima,
dove il sottofondo di faide interne è sempre presente. E l’altro, il professore
di filosofia reduce da vent’anni di manicomio, pazzo senza follia. Stupendo
l’incontro di Ernani con il suo oppositore interno (uno con i baffetti) e
meravigliosa la scena dell’incontro con una cancelliera tedesca. Incontro che
diventa immediatamente leggero, svolazzante, umano.
Un affresco di ciò che è la politica e di quello che le
persone si aspettano da lei. Le stanze ovattate del potere intriso di cattivo
gusto e di accoltellamenti alle spalle che lasciano il posto alla naturalezza
del linguaggio diretto, addirittura alle emozioni. Quello che molti vorrebbero
tornare ad ascoltare. La fuga del paludato che lascia il posto al suo alter ego
più umano, al poeta, al sognatore. Quasi a dire “ora vedi tu che riesci a fare”
e si trova spiazzato a ripensarsi, a ricercare una vecchia fidanzata di
entrambi che però amava di più l’altro, il filosofo. E’, in fondo, il cambio di
marcia che vorrebbero molti sognatori del bello che detestano l’arzigogolo e i
sottintesi, che amerebbero sentire parole da non interpretare
dietrologicamente. Confesso, mi ha emozionato, anche il finale che non svelo è
emblematico. E quel breve applauso degli spettatori è stato liberatorio, condiviso
e sincero.
Così anche il Bersani prossimo Presidente del Consiglio
forse avrebbe dovuto fermarsi un paio d’ore ancora a Lecce, a vederselo anche
lui. Soprattutto avrebbero dovuto guardarlo quelli in platea, i candidati. In
particolare quelli/e che prima delle elezioni salutano e abbracciano tutti ed
il giorno dopo non riconoscono più nessuno. Forse hanno troppi impegni, anche
quando possono ripensarsi dopo sonore sconfitte.
Una citazione alla superba interpretazione di Servillo che
riesce ad essere padrone delle parti che interpreta magistralmente, ed allo
stupendo Mastandrea, sempre stupito, sempre con occhi sgranati, soprattutto
quando deve uscire dal suo ruolo di segretario tuttofare per calarsi in quello
che sceglie la parte più emozionale del suo leader, non necessariamente quella
che vince, anche quella che stravolge il linguaggio della politica per calarsi,
alla buon’ora, in quello della realtà.
Nessun commento:
Posta un commento