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venerdì 1 febbraio 2013

Un ragazzo nato nel 1993


Un ragazzo nato nel 1993 quest’anno dovrà votare per eleggere i Parlamentari della Repubblica. Cosa ha visto e vissuto negli ultimi vent’anni?
La mia generazione è anziana, noi abbiamo visto la Repubblica cosiddetta “prima”. Ricordo, noi osavamo contestare anche persone come Enrico Berlinguer e Aldo Moro, uomini che avevano contribuito a costruire una Democrazia che camminava per  diventare compiuta, adulta, vera. E ci permettevamo di farlo perché eravamo (forse) immaturi, ma certamente perché avevamo la consapevolezza che si potesse solo crescere, andare oltre, che i diritti acquisiti fosser overamente tali e che avessimo tutti il dovere di chiedere un rinnovamento ed uno stato sociale equo e condiviso, perché ci infastidivano le diseguaglianze. Pensavamo che il compimento della Repubblica dovesse passare attraverso la completa parità di diritti e doveri fra le Persone. In sostanza, avevamo la consapevolezza che indietro non si potesse andare. Abbiamo peccato di presunzione non ascoltando Enrico e Aldo. Ora lo sappiamo.

Improvvisamente arrivammo ad una rivoluzione epocale che passa sotto il nome di tangentopoli, quando personaggi politici, in particolare quelli guidati da uno che poi terminò i suoi giorni latitante, vennero scoperti con le mani nella marmellata, e fu debalce. Erano furti di denaro pubblico veri e propri, commessi per mantenere i partiti e i costi della politica. Scopriremo nella Repubblica detta seconda che oggi uno riba “a mia insaputa” piuttosto che per acquistarsi l’auto, l’incultura provoca veramente disastri.  Quando il nostro giovane elettore nacque fu rivolta, i partiti si sciolsero e nuovi ne nacquero, alle elezioni del ’94 sbarcarono in Parlamento schiere di nuovi personaggi, molti dei quali bizzarri e coloriti,  e vinse le elezioni un signore di Arcore che decise di scendere in politica mettendo a disposizione una quantità di denaro incredibile. Sulle motivazioni del suo nuovo impegno si possono fare molte illazioni, ma quel signore era proprietario di tre televisioni che stavano plasmando la “cultura” a botte di culi, tette, e varia umanità di appiattimento culturale. Comunque per comprendere ci affideremo alle parole di uno dei suoi più fidati collaboratori, poi indagato per collusioni con la mafia. Disse infatti Marcello Dell’Utri: «Nel settembre del 1993, quando Berlusconi mi convocò ad Arcore per chiedermi di aiutarlo a fare un partito, Forza Italia, da mettere in campo alle prossime elezioni (quelle del 1994 n.d.r.), la Fininvest aveva 5mila miliardi di lire di debiti e l’amministratore delegato del gruppo, Franco Tatò, ci chiedeva di portare i libri in tribunale perché non vedeva vie d’uscita. Inoltre Silvio era sotto lo scacco dell’aggressione delle procure e nel gruppo dei suoi più stretti collaboratori soltanto io ero favorevole, con lui, alla discesa in campo. Gli altri, a partire da Fedele Confalonieri e Gianni Letta, erano tutti contrari. Posso dire che, senza quella scelta, Berlusconi non avrebbe salvato la pelle e sarebbe finito come Angelo Rizzoli che, con l’inchiesta della P2, andò in carcere e perse l’azienda».
Non appena eletto qualche deputato dell’opposizione vide un conflitto con il Decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 che all’art. 10 recita: «Non sono eleggibili [...] coloro che [...] risultino vincolati con lo Stato [...] per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica». E c’eravamo dentro veramente.
Il 20 luglio 1994 la Giunta per le elezioni rigettò il ricorso anche e soprattutto grazie a tanti deputati del PDS che votarono contro o si assentarono.
Proprio in quella legislatura si ebbe quella che possiamo chiamare “la fine dell’aggettivo” (cito e condivido il Prof. Carducci).
Nella famigerata prima Repubblica i Partiti erano aggettivati, chi Comunista, chi Democristiano, chi Socialista e via dicendo, ognuno dichiarava il suo essere e il suo ideale. Improvvisamente tutto mutò, tutti a dire che le ideologie sono morte (“morte un par di p…” mi dice un antico socialista) oggi il nostro ragazzo si trova, ahinoi, a scegliere fra il Popolo della Libertà (contrapposto a chi? a cosa’? A quello delle schiavitù?), il Partito Democratico (anche qui, chi è non democratico?), e movimenti vari, 5 stelle (che sarà mai?) ed altri. Forse si vuol fare come negli USA? Allora contrapponiamo Democratici a Repubblicani, “però la lingua ha ancora un senso?” si chiede il giovane elettore che ha fatto il liceo. Contrapposti ai Repubblicani ci sono i monarchici, o no? E ai Democratici? Non è questione di lana caprina, il ragazzo ha diritto di sapere quale Democrazia propone il Partito Democratico e quale Libertà il Popolo delle Libertà. Se la libertà è quella di fare bunga bunga è roba privata e deplorevole quando fatto da un premier utilizzando aerei di Stato, per citare un fatto. In buona sostanza, la seconda Repubblica ci ha scippato anche la lingua di Dante.
Rimane la Lega Nord che, diamone atto,  ha portato in Parlamento dei semianalfabeti trasformandoli in ministri ed ha utilizzato parole d’ordine contro la Carta Costituzionale senza che nessuno alzasse un dito, senza che ci fosse sollevazione, senza un accenno di Aventino o di occupazione degli scranni in Parlamento, solo velate proteste qua e là. Quasi la Carta fondamentale fosse un optional non necessario o, peggio, un freno alle (sue) libertà), come vuole il premier degli ultimi anni. E pensavano di essere realmente intoccabili se il capo in testa di quell’accozzaglia verde faceva eleggere il figlio alla Regione Lombardia esattamente come Caligola nominava senatore il suo cavallo. Solo che il cavallo aveva dignità! L’altro ha messo in conto ai cittadini i suoi videogiochi, i suoi lecca lecca e l’acquisto di una laurea a Tirana. Mentre il di lui padre mentì spudoratamente dicendo al mondo di essere laureato in medicina. Ed era in ottima compagnia il capo lega, il premier metteva nella stessa regione una signorina che aveva il compito di procurargli e gestire ragazze per il suo piacere personale.  Un altro problema di questa tornata di impresentabili è la facilità con la quale si mente. Dalle lauree ai conti pubblici. Chi pensava che la matematica non fosse opinione se ne faccia una ragione, un debito può essere 100 o 500 a seconda che ne parli la maggioranza o l’opposizione. Come è possibile?
Il nostro ventenne ha assistito ad ogni scempio possibile, compreso quello di un primo ministro che passava il messaggio che è giusto comprare ragazze ed è giusto che queste accettino di vendersi per poter sopravvivere, soprattutto se lo fanno con il più ricco.  Siamo caduti nella politica urlata, nelle TV che la fanno da padrone e dove vince chi urla più forte, chi impedisce agli altri di parlare, chi dice più mascalzonate.  
Incredibile per il nostro ragazzo che non può frequantare l’Università per le troppe tasse, l’ascoltare che tutti, nessuno escluso, vogliono abbassare l’imposizione fiscale mentre negli ultimi 50 anni tutti hanno fatto crescere. Incredibile leggere nella Costituzione che l’Italia ripudia la guerra e invece acquista gli F35 togliendo finanziamenti ai disabili. Incredibile crederci a questa politica.
Anche il Partito contrapposto ha dato pessima prova di sé quando cacciava con stizza tutto ciò che stava alla sua sinistra, nelle scorse elezioni, la peggior scelta mai fatta dagli eredi del PCI. Povero Enrico, noi forse contestavamo ma ancora lo stimiamo, a cancellarne la memoria non è stata la storia, sono stati i giovani veltroncini. Quanta dignità in chi si dichiarava fedele ad una ideologia, quanta miseria nel nuovo che incombe.  
Oggi, giusto negli anni in cui il nostro giovane elettore imparava la politica, l’insegnamento è che chi governa non lo fa in nome e per conto del Popolo sovrano, piuttosto per mutare le leggi che lo disturbano, per non rispondere ai magistrati che lo chiamano in causa. Un governo personale (ad personam, appunto). E gli altri, tutti gli altri, sono alla stregua dei sudditi di un imperatore che urla molto e utilizza il suo potere per proseguire ad arricchirsi. Chi lo spiegherà al ragazzo che così non deve essere mai più?
Nonostante tutto ciò scommetteremo, e chissà che anche il giovane lo voglia fare, ancora una volta sulla possibilità di cambiare, ed andremo a votare scegliendo il meno peggio. E se qualche meridionale voterà quello di Arcore per farsi governare da Maroni e Borghezio, beh, accetteremo anche questo, in Democrazia vince chi prende più voti e il voto va rispettato. Non sempre, purtroppo, vince il migliore. Il ragazzo vedrà un po’ che fare la prossima volta. 

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