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martedì 22 gennaio 2013

Eutanasia


E’ successo in Belgio, avevano 45 anni, erano gemelli omozigoti e soffrivano di sordità dalla nascita, ora stavano diventando ciechi. Il loro dolore era “insopportabile” a detta dei medici. Erano psicologicamente e fisicamente distrutti. Hanno chiesto ed ottenuto la dolce morte assistita.

“Un dolore palpabile, costante, insopportabile'', così lo hanno definito gli stessi clinici ospedalieri, “tale da rientrare a pieno diritto tra i casi previsti dalla legge entrata in vigore nel maggio del 2002”. Il Belgio è stato il secondo Paese al mondo, dopo l'Olanda, a permettere l'eutanasia. Ed ora è in discussione la richiesta dei socialisti locali di estendere questo diritto ai minori e ai malati di Alzheimer.

I gemelli erano giovani, però ora il dibattito si riaccende più feroce che mai in Europa e soprattutto in stati confessionali come l’Italia.  Esistono limiti alle libertà individuali, alle scelte sulla propria vita, ma sono limiti che debbono stare in un ambito esclusivamente personale. Da questo punto di vista hanno senso leggi che consentono o negano l’eutanasia? Il dovere dello Stato è quello di garantire dignità alla vita di ogni cittadino o di dettare regole etiche basandosi esclusivamente sul credo religioso e, troppo spesso, nel fondamentalismo di chi deve legiferare “in nome del popolo italiano”? Ed esistono fondamentalismi e ansie di ogni tipo, da quelli religiosi a quelli laici che pervadono anche il centro sinistra. Come evidenziava bene Ida Dominijanni il problema dei diritti individuali, della laicità dello Stato, fino ad arrivare al riconoscimento delle coppie di fatto non è esclusivamente della parte papalina della politica, investe, purtroppo, uno spettro più ampio di persone e personaggi, anche nel centro sinistra, che vogliono ad ogni costo imporre la loro etica come l’unica possibile. 
In una democrazia compiuta il problema non dovrebbe stare solo nella coscienza dei legislatori, semplicemente la legge non dovrebbe intervenire, lasciando al singolo la facoltà che compete loro, di decidere che fare della propria vita al di là della fede o del credo di terzi.  Però siamo nel paese che consente a medici sedicenti “obiettori” di non praticare l’interruzione di gravidanza, mettendo troppo spesso le donne in condizioni di disagio profondo. Uno Stato etico dovrebbe invece imporre in ogni ospedale la presenza di medici che rispettano la volontà del paziente e non negano un diritto sancito da una legge.  
Non penso che quella dei gemelli belgi sia stata scelta facile e leggera, anzi. Proprio per questo motivo la legge, i deputati sedicenti “pro vita” dovrebbero tacere, alla buon’ora. Per i gemelli non si può che provare una profonda pietas al di là delle religioni e dell’etica di ognuno. Come esiste quella che è spesso incomprensibile “ragion di Stato” deve esistere “la Ragion del cittadino”. Anche se non condivise, ognuno deve rispettare sia le scelte individuali che le leggi. E noi dovremmo forse rivendicare con più forza la nostra dose di libertà di vivere, e anche di non volerlo più fare se costretti alla sofferenza fisica o psichica. Il suicidio è un orrendo crimine o un diritto? Non lo definisco crimine, forse una sconfitta dell'individuo, forse la sensazione di impotenza, certamente un diritto di ognuno. Per quanto mi riguarda sono un fuori legge. Io voglio che, in caso di necessità, nessun accanimento terapeutico mi prolunghi artatamente le sofferenze. E sono fuori legge quando rivendico la libertà di decidere se, come e quando mettere fine ai miei giorni. Questo nessuna legge potrà mai impedirmelo. E nessun parlamentare potrà decidere al posto mio in particolare quelli che accettano supinamente di votare finanziamenti alle guerre, o leggi per proteggere il loro padrone. Questi non sono degni di decidere per gli altri.  Ci sono contraddizioni insanabili ed incomprensibili, anche facendo ricorso alla più bieca real politik. Lo Stato si limiti a dare ogni assistenza ai cittadini, fisica e psicologica, dopo di che esiste un limite che nessun legislatore deve permettersi di oltrepassare. Se fossimo in una Democrazia compiuta e reale forse non sarebbe neppure il caso di intervenire e dibattere di queste cose, dovrebbero essere assodate.  Ma la strada è sempre più lunga e tortuosa per arrivare ad essere una vera democrazia.
   


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