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giovedì 29 novembre 2012

ILVA... ed altre sciagure


C’era vento a Lecce, non troppo però. C’era nubifragio a Taranto, esagerato veramente. “meno male che noi abbiamo sant’Oronzo” dice la madre di Mauro. “E’ stato il Signore che l’ha mandato, visto che non siamo capaci di chiuderla noi ci ha pensato lui” mi dice un tizio mentre il parrucchiere gli taglia i radi capelli. E io penso alla sfiga degli operai dell’ILVA. Respirano cancro da una vita ma anche (veltronianamente dico) hanno un lavoro, poi la magistratura dice che l’azienda si deve mettere a posto e intima la chiusura delle lavorazioni più insidiose per la salute dei tarantini (plurale, da non confondere con quello delle mazzette e delle escort distribuite come panettoni a Natale). Poi gli operai si dividono: chi vuole lavoro, chi vuole salute, chi vuole entrambi. Il bello è che hanno tutti quanti ragione nelle richieste, sono le contro proposte che lasciano allibiti, quasi il lavoro non fosse un diritto sancito dalla Costituzione, come la salute, quasi non si sentisse un forte profumo di ricatto.  Poi la storia è nota, arrestano un po’ di personaggi e ILVA dice che chiude tutto quanto: “pari e patta”.  E’ allarme, ci saranno decine di migliaia di posti di lavoro persi in Italia. In tutto questo baillamme ti arriva pure la tromba d’aria che spazza e ammazza e getta a terra ciminiere e gru. “Sembra che abbiamo una maledizione sulla testa” dice mesto un operaio ILVA mentre si allontana da quella bomba in procinto di esplodere. Eggià, sembra proprio. Se uno è credente va a finire che addebita tutto quanto a Lui (non a Silvio, proprio a Lui). Per gli altri vale il discorso che gli scienziati fanno da decenni: effetto serra e riscaldamento globale. Gli stessi scienziati dei quali al capitale (si può dire?) non può fregare di meno. Eliminare gradualmente i combustibili fossili sarebbe ottima cosa, però rende poco ai padroni del petrolio, meglio fare auto a benzina e gasolio. Il sole e il vento producono energia a costo zero per tutti. Tranne che per gli italiani che strapagano in bolletta i benefit che vanno alle aziende che producono e installano pannelli solari e torri eoliche. Sarà pure vero che il governo regionale ha fatto sforzi per produrre energia pulita, altrettanto vero è che la mancanza di controlli ha devastato i territori e appaltato alle mafie gli impianti eolici e solari. Come vero è che i pugliesi come unico benefit hanno un costo più elevato di energia e Cerano sempre là, immobile, immarcescibile, in attesa del tornado che farà dire delle maledizioni degli Dei.

Ora aspettiamo il decreto Monti che dirà che l’ILVA potrà inquinare serenamente per altri due anni. E mi torna in mente il Prof. Boero che parlava di danni ambientali e diceva che le aziende hanno attivi e passivi, entrate e uscite derivanti dal lavoro puro. Nessuna ILVA mette però in bilancio il danno ambientale che, come per Taranto, verrà pagato per intero dai cittadini tutti.  E’ di ieri l’emanazione da parte della regione Puglia, di un documento chiamato “ILVA – Timeline” (parlare in italiano o in pugliese non è possibile?) in cui la Regione dice dei passaggi fatti dal governo Vendola sul caso ILVA, sembra tutto un percorso verso il chiarimento dei danni alla salute pubblica e all’ambiente, sembra…. Il risultato evidente è la minaccia di chiusura degli stabilimenti e la situazione catastrofica della salute pubblica.  Intanto ILVA forse benedice il tornado e chissà, forse sta costruendo stabilimenti dove è più facile inquinare, magari in Albania, così i suoi fumi i pugliesi li respireranno di seconda mano. 

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