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mercoledì 4 luglio 2012

Capanna in Salento....


Mario Capanna in Salento si trova di nuovo attaccato a mezzo stampa. Questa volta a farlo è un gruppetto di neofascisti neritini. Si tratta di ragazzini anneriti dal livore.
Il problema esiste. Vent’anni di berlusconismo hanno provocato eccessi. Lui, l’anziano di Arcore, chiama ogni persona che non la pensa come lui: “comunista”. Poi ha allevato nel suo vivaio un numero non meglio quantificabile di ragazzini semianalfabeti, probabilmente li ha mandati in Albania a laurearsi con il noto programma “sette anni in uno”, quelli sono tornati convinti di essere dei politici raffinati. A questo punto hanno voluto superare il loro mentore e chiamano tutti gli altri non già “comunisti”, ma “terroristi ed assassini (oppure mandanti)”. Come si evince la differenza è evidente, volendo strafare hanno, come si dice, pisciato fuori dal vaso. Non a caso la raffigurazione plastica di quelli in nero è di Caterina Guzzanti: “allora le foibe?” dice quando non ha argomenti logici. Ecco, questi sono i neofascisti locali. E’ pur vero che qualcuno di loro ha occupato anche scranni a Palazzo Carafa, però questo non depone a suo favore. Lo sforzo è di informarsi, saper leggere anche la storia e distinguere. Soprattutto evitare figure di palta.  

NARDO' - Una lettera di Mario Capanna dopo l'attacco di Andare Oltre.
Ho letto sul sito online "portadiMare.it" , il 3 luglio c. a., uno scritto contenente affermazioni, che mi riguardano, false su piano dei fatti e gravemente lesive della mia onorabilità. In particolare: vengo indicato come leader del Movimento Studentesco e guida del servizio d'ordine dello stesso, "responsabili", fra l'altro, "di morti".  Falsità ignobile.Il MS milanese non ha mai ucciso nessuno, pur registrando fra le proprie file numerose vittime, per mano di fascisti e delle forze di repressione dello Stato. Inoltre: è scritto che il servizio d'ordine (del MS) è "lo stesso gruppo da cui provenivano gli esecutori
materiali dell'assassinio di Sergio Ramelli". Falso assoluto: come emerso in sede processuale, gli aggressori appartenevano ad altra organizzazione politica.
Infine: vengo definito "colui che giustificò con pubbliche dichiarazioni gli assassini di Ramelli". Altro falso assoluto. Da segretario nazionale di Democrazia Proletaria definii l'aggressione mortale a Ramelli "un tragico errore umano e politico", come tutti i media riportarono all'epoca.
Chiedo pertanto, ai sensi di legge, di pubblicare integralmente la presente smentita, e di rimuovere, al più tardi entro la mezzanotte di oggi, lo scritto contenente le falsità di cui sopra.
In difetto, va da sè  che risponderete in tribunale del reato di diffamazione aggravata.
Cordialmente
Mario Capanna
(Presidente Fondazione Diritti Genetici)

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