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giovedì 21 giugno 2012

Lecce: sinistre, fabbriche e laboratori


Leggo su Paese Nuovo, non senza qualche perplessità, gli interventi di alcuni esponenti del PD locale a proposito del laboratorio lanciato da Bruno Mola e dalla lista Lecce Bene Comune. Avevo partecipato ad una riunione nella sede del comitato della lista, nella quale Bruno lanciò la sua idea, avevo capito che si trattava di un laboratorio aperto ad ogni istanza delle sinistre, soprattutto degli elettori, a partire, ovviamente da temi locali e dall’opposizione che è doverosa in una città maltrattata da anni di non filobus, di via Brenta e via dicendo.
 Un laboratorio che deve servire a creare idee e coesione. Personalmente avevo fatto un passo oltre il locale. A giudicare da quanto è successo nell’ultima tornata elettorale a livello nazionale i partiti attuali stanno messi proprio malissimo, a vincere, nei fatti, è una maggioranza di astensionisti, grillisti e liste civiche, e al corrispondete sgonfiamento dei partiti tradizionali. L’impressione è che stiamo vivendo giorni di mutamenti epocali e che dovremo farci carico di ripensare la politica stessa in ogni suo risvolto. Già le Fabbriche di Nichi sembravano avere il profilo alto di inclusione e creatività che permetteva a chiunque di esprimersi senza vincoli di tessere ma con la voglia di creare il nuovo. Dopo la vittoria di Nichi c’è stato il clamoroso flop delle fabbriche ed è nata SEL, ad immagine e somiglianza non già e non solo delle fabbriche, piuttosto di un partito neo/vecchio stampo. Neo in quanto porta ancora oggi il nome del suo conducador sotto il simbolo, come si conviene ai partiti sbocciati nell’era della repubblica detta seconda, vecchio perché fatto di classi dirigenti quasi impalpabili e lontane. Il fatto di essere esclusi dal parlamento è sicuramente un freno non di poco conto, ma di questo sappiamo a chi si deve chiedere spiegazioni. Dopo quell’esperienza il valore aggiunto delle fabbriche si è in sostanza disperso e chi non ha appartenenza né tessere rimane ai margini. Poi siamo arrivati alle comunali andate come sappiamo. Nel marasma di manifesti sei per tre, di camion vela con faccioni e palesi violazioni delle ordinanze del sindaco da parte di chi metteva volantini sotto i tergicristallo delle auto, si è distinto un altro laboratorio fatto di persone di sinistra, moltissime senza appartenenza. Ho visto come uno stupendo momento la convergenza nella lista civica Lecce Bene Comune di partiti che, superando faziosità e abbattendo steccati, si sono uniti senza simboli. Confesso che sono tornato a sperare. Addirittura potrebbe essere un’esperienza a livello extra locale. Lì dentro si è parlato di programmi per la città. Non è stata certo “una guerra per bande nel centro sinistra” come ventila Loredana Capone. Neppure si può pretendere, visti i fallimenti passati e ripetuti, di far convergere in un PD dilaniato le sinistre tutte, come vorrebbe Antonio Grassi. Penso che gli elettori e i senza tessera abbiano necessità di riconoscersi in formazioni che si ripensino globalmente. Penso ci sia la necessità di capire quali sono i valori comuni non negoziabili. Chiedere al Sindaco di Lecce come eviterà il dissesto ormai alle porte è sicuramente necessario ed unificante. Tuttavia esistono valori per i quali serve ampia coesione. Parlo del diritto di cittadinanza, di come uscire dalla crisi, parlo di come fare di Lecce una città vivibile mettendo assieme commercianti e cittadini. A livello più alto chiedo quale risposta si debba dare alla globalizzazione selvaggia, al liberismo spietato. Chiedo se l’aborto è una decisione indiscutibile delle donne o se a scegliere per tutte sia la sola Binetti. E chiedo, mi chiedo, se questo governo sia poi così dissimile da quello precedente al punto di meritare voti di fiducia senza discutere nulla.

Un’operazione inclusiva non può essere fatta, nè a livello nazionale, né locale, dal solo PD in quanto “forza egemone”, anche perché la forza egemone veramente è quella degli astenuti, al momento. Ben venga un laboratorio aperto a tutti e tutto, ma non cannibalizzato da chi pensa di avere la linea da dettare e il partito da sostenere. Alla riunione dell’altra sera c’erano solo persone, ognuna rappresentava sé stessa. Neppure l’ombra di pacchetti di voti (anche se non c’era nulla da votare), neppure un alito di vento diverso da quello dell’inclusione. Soprattutto il laboratorio dovrebbe essere singolare, due sarebbero troppi in questa congiuntura di crisi economica, di idee e di voti.  Sarebbe la riproposizione delle antiche sinistre incapaci di coesione alcuna.

P.s. Mentre terminavo di scrivere queste note ho appreso del grave lutto che ha colpito Antonio Montillo che di queste sinistre è parte importante. Un saluto ed un abbraccio .

2 commenti:

  1. Lecce Bene Comune non ha avanzato alcuna proposta di "laboratorio", quella di cui discute la stampa cittadina è solo la proposta di Bruno Mola. La riunione dell'altra sera non ha trovato il consenso su quella proposta, mi sembra evidente, nè poteva mai trovarla. Un paio di giovanotti del PD e il capo indiscusso degli indignados sessantenni Gigi Pedone l'ha fatta propria, e la Loredana Capone dice di apprezzarla, il resto, dai maggiorenti al gruppo di coordinamento cittadino del PD tace. E' un'idea insensata e vuota, il centrosinistra leccese nel suo insieme non esprime alcun laboratorio, al massimo il centrodestra leccese è un laboratorio. Se comunque su alcune questioni qualificanti l'opposizione di centrosinistra nel suo insieme facesse davvero opposizione e supportasse vertenze cittadine e denunce alla magistraura, ben venga questo tipo di unità. Tutto il resto è imponderabile. Noi di LBC, se non facciamo la fine della Fabbrica di Nichi (ma non siamo la stessa cosa, comunque), potremmo essere un buon esperimento e un fattore di ricomposizione sociale e politico a Lecce, uno spazio aperto, plurale. A noi di LBC non spetta di immetterci nel dibattito interno del PD nè ragionare sul PD, mi sembra. Dovremmo avere di meglio da fare.

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  2. Silverio dimostra, ancora una volta ed in modo sempre più evidente, quali sono i limiti da superare le difficoltà di un percorso veramente plurale, aperto, inclusivo. A lui vorrei dire, per quanto ritengo personalmente, che LBC ha origine diversa da quella idea di cui Bruno Mola parla.
    Pensare, e ti assicuro Silverio che questo non è peccato, ad un laboratorio che sia una "fucina delle idee", un laboratorio inclusivo ai movimenti sindacali, ai movimenti delle donne, ai movimenti civici per i beni comuni, a partire da quello per l'acqua pubblica, e dei comitati e network giovanili che, dal precariato ai talenti culturali alla libera circolazione della conoscenza, stanno facendo diventare il web italiano uno straordinario strumento di partecipazione e di soggettività. Credo che questi esperimento possa essere una vera scommessa contro l'auto-referenzialità ed i limiti di ogni progetto che guardi solo a sè stesso.

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