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martedì 24 aprile 2012

Perrotta legge Bodini



Perrotta legge Bodini. C’è arte e  mestiere, c’è lo sguardo che corre nella platea del Paisiello. L’attore di teatro deve studiare, deve essere artista per saper dire, deve essere artigiano ed avere una sua “manualità” nell’avvicinare gli spettatori al suo messaggio. Perrotta riesce magnificamente in tutto ciò. Così l’Arneide passa da lui alle persone sedute in teatro. Bodini il poeta, il traduttore del Don Chisciotte (per dirlo in spagnolo: El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha), il giornalista che in quell’inverno del 1951 sfidò i blocchi dei carabinieri per arrivare in bicicletta, a narrare le biciclette bruciate ai rivoltosi dell’Arneo, descrisse come un poeta e uno scrittore sanno fare,  i suoi reportages sono storia e rimangono pezzi indispensabili per capire.
Non è un caso che Mario Perrotta li abbia scelti, perché lui da sempre parla del Salento e dialoga con la sua terra, dice di emigrati e minatori. Non poteva limitarsi a leggere il Bodini poeta, Mario quel Salento che si ribella, che emigra con  le sue contraddizioni e la sua forza, se lo porta nel cuore.  



Ricordo una serata organizzata la scorsa estate dai ragazzi (ragazzi… passiamola) del Fondo Verri, “Le biciclette di Bodini” si intitolava. Si sarebbero divertiti anche Bodini e Perrotta quella sera, perché la lettura non potè proseguire; nello stupendo giardino che ci ospitava qualcuno non aveva spento il timer per l’irrigazione dell’erba sulla quale eravamo seduti. Dovemmo fuggire precipitosamente dall’acqua che arrivava da sotto le seggiole.    
Le parole di venerdi 20 aprile al Paisiello  trafiggono con una storia pesante, importante. “Io, salentino, che non sapevo neppure dell’esistenza dell’Arneo, l’ho imparata da Bodini” diceva Mario in una brevissima premessa. Una storia che qualcuno voleva “altra” diventa grande. Il mestiere del giornalista che racconta quel che vede ,anche se vedere è spesso rischioso, ben lo sappiamo in questi tempi scuri per i territori in guerra.
Poi le letture si sono snodate su temi più leggeri, su altre parole di Bodini, quelle fra il serio e l’ironico. L’ultimo pezzo è stato la rilettura di una lunga lettera di Bodini stesso ad un giornale, si inseriva in una dotta disquisizione pubblicata su quelle pagine da intellettuali, il tema era “Il significato della parola Poppetu” e della poppetudine.  
Io, piemontese, incontrai Mario Perrotta per caso, mentre guidavo, lui parlava dentro la radio. “Ma chi diavolo è questo?” mi chiedevo rimanendo calamitato da “Migranti express”, il viaggio da Lecce a Milano, in treno, di lui bambino affidato ad altri migranti che l’accompagnavano. Fu amore a primo ascolto. Fluivano le parole in quella radio e quando finiva la puntata programmavo gli impegni del giorno successivo per farmi accompagnare in un altro pezzo di viaggio. Una volta arrivai con un ritardo di mezz’ora ad un appuntamento importante “il traffico, accidenti…” dissi. Invece era una spudorata menzogna per non perdere Mario.   
Emigrazione, Salento, però anche altro teatro, quello che gli ha aperto le porte del mondo intero. Perrotta porta in giro  Aristofane, Moliere e Flaubert, e i suoi monologhi parlano di storia e della contemporaneità. Affabulatore con un ottimo mestiere,  ironicamente incazzato, guarda dritto negli occhi e racconta, e ascoltandolo si impara e si ha la sensazione che lui, anche dal palco, cerchi e voglia imparare.
Mi disse in una lunga intervista che si sarebbe preso qualche tempo di riposo, per dedicarsi alla diffusione del suo lavoro in giro per i teatri. Ascoltandolo, leggendolo, mi perdoni Mario, ma fatico a credergli. Non riuscirà a non farsi ammaliare da storie incontrate per caso, ammesso che esista il caso e la sua non sia una ricerca continua. Mi sento, tutto sommato, privilegiato per averlo ascoltato al Paisiello, piccola bomboniera nel cuore della Lecce antica e delle sue contraddizioni, nel bel mezzo di una campagna elettorale che nella sua stanchezza mi ha fatto dire “meno male che c’è Mario”. E con l’auspicio che Lecce ed il Salento proseguano nella riscoperta di questo salentino che non smette di dire che lui a Lecce viene con piacere: “Chiamatemi, non mancherò”. E si che  i suoi impegni, a leggere il sito (www.marioperrotta.com) sono tantissimi, Da Rai tre a tarda notte per “Paradossi Italiani” alle sue tournèe che lo vedono, solo nei prossimi giorni, impegnato ad Anghiari, Roma e Imperia.
La speranza è che veramente Lecce non lo dimentichi, successe con Tito Schipa, poi con Carmelo Bene, la Lecce che organizza, non certo quella del pubblico che applauede e cerca cultura.  Perché perdere opportunità come queste? Il teatro tutto, la cultura in generale, sono storia di Lecce, e parlo del Koreja,  dei finanziamenti che arrivano male e sempre peggio. Ma parlo della gratitudine verso chi lavora in quei settori, ci gloriamo di avere attori francesi o italiani che acquistano casa a Lecce e vogliamo continuare a scordarci di chi da Lecce deve andarsene e viene messo in un angolo della memoria anche se lo chiamano   RAI o  teatri di mezzo mondo?

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