Bossi: “i soldi sono della lega e
possiamo anche buttarli dalla finestra”.
Questo è un ragionamento ignobile, antidemocratico, tipico dei peggiori
dittatori sud americani. Quei soldi provengono da finanziamenti pubblici (di
tutti i cittadini) per far funzionare la politica. Questo nelle intenzioni di
chi ha voluto stravolgere i referendum. Non sono assolutamente della lega, sono
degli italiani, in primis degli elettori leghisti che hanno dato la loro
preferenza a chi con quei quattrini paga le multe al figlio scemo.
Ci sono tuttavia aspetti
inquietanti in quel partito verde che da sempre definivo neonazista per la
filosofia che guida il pensiero di suoi illustri esponenti, cito Borghezio, Belsito
giusto per dirne due. Ora apprendo da l’Espresso in edicola, che non si
trattava di mera filosofia di vita, erano passati dalle parole ai fatti. La
magistratura calabrese, secondo l’autore dell’articolo, Lirio Abbate, sta
indagando su una linea nera che unisce esponenti di primo livello della lega
con Delle Chiaie (già tesoriere dei NAR di Mambro e Fioravanti e indagato per
tutte le peggiori nefandezze italiane, dal golpe Borghese alle stragi di Piazza
Fontane e Bologna), alla massoneria, alle cosche calabresi. Nel calderone delle
indagini navigano ex NAR poi passati alle liste della Mussolini o in quota a La
Russa. Nell’articolo si fa riferimento all’utilità del programma Miglio, che
Gelli sponsorizzò, e alla coesione
totale delle liga veneta con aderenti dei NAR (in particolare con l’avvocato Stefano
Marinacci, legale di Delle Chiaie).
Tutto a insaputa di Bossi, di
Calderoli e di Maroni? Scommetto che nessuno ne sapeva nulla.
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