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giovedì 26 aprile 2012

25 aprile e toponomastica leccese


E va bene, il 25 aprile è arrivato, c’era gente in Piazza Partigiani, comuni cittadini, militari in armi a rendere onore ai caduti, c’era la Vice Prefetto, il Sindaco, La vice presidente della Regione, Loredana Capone, e c’erano altre autorità. Tutto bene, la riflessione di Maurizio Nocera dell’ANPI che ha ricordato la conquista della democrazia e i caduti salentini.  Tutto bene e qualche lacrima. Poi si va in Piazza Castromediano dove i ciclo amici terminano il loro percorso nei luoghi della memoria e della Resistenza leccese, si finisce lì perché occorre ricordare la targa che non c’è più dagli anni ‘70, era in ricordo di Giacomo Matteotti, qualcuno la tolse, non venne mai ripristinata, ora alcuni cittadini inizieranno una raccolta di firme e di adesioni per chiedere all’amministrazione prossima ventura di rimetterla dove stava. La memoria è preziosa, ricordare è necessario. Tuttavia mentre a Lecce compaiono ricordi non proprio in sintonia con la democrazia, citiamo Via Predappio, via Ettore Muti (fascista della prima ora e segretario del p.n.f.), mentre compare via Alvino, ecco che sparisce come per magia una lapide che ricorda una vittima illustre del fascismo.


Poi leggo il Sindaco Paolo Perrone nel suo intervento su un noto quotidiano cittadino che dice “come il Popolo italiano… seppe distinguere quelle derive antinazionali ed eversive, bocciandole nelle prime elezioni politiche del 1948…” Se è vero che il PCI del ’48 era fortemente legato all’URSS, altrettanto certo è che quando vennero titolate le vie citate le sinistre avevano già concluso fortissimi percorsi di autocritica e cambiamento, oltre che di accettazione delle regole della democrazia. Pare del tutto evidente che mentre da una parte si tentava di guardare al futuro, dall’altra si voleva pervicacemente tornare al passato, e che passato!  Per qualcuno Predappio è solo un luogo geografico, certamente lo è, però se titolassimo una via a “Karl Marx padre affettuoso” scommetto che molti arriccerebbero il naso.
Dove concordo con il Sindaco Perrone è quando dice, parlando degli anni ‘70: “… quei movimenti operai e studenteschi tuttavia inquinati in talune aree da vecchie ideologie antisistema e terroristiche…”
Ovviamente il Sindaco parlava soprattutto delle ideologie antidemocratiche di Junio Valerio Borghese che tentò un colpo di stato, di chi metteva bombe a Piazza Fontana, Piazza Delle Loggia, alla stazione di Bologna, sul treno Italicus. Tutte ideologie che seguivano la filosofia, toh il caso, dell’uomo di Predappio. Stragi tutte quante impunite, mentre il terrorismo che fece capo ad altre ideologie è stato debellato e i suoi aderenti sono tutti incarcerati.  

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